L'ORRORE DEL CIRCEO
STORIA
DI DONATELLA
FINE PENA MAI

(Massacro del Circeo, 1975: il sopralluogo della polizia nella villa delle violenze assieme a Donatella Colasanti
Archivio Rodrigo Pais © Alma Mater Studiorum Università di Bologna – Biblioteca Universitaria di Bologna
vietata ogni ulteriore riproduzione o duplicazione con qualsiasi mezzo)

Fiat 127, volume bagagliaio: 365 decimetri cubi. Pochi. Rosaria è fredda da ore, l’altra ragazza respira piano.

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A diciassette anni, a Donatella è toccata la pessima sorte di ascoltare una sentenza di morte nella villa di Andrea Ghira: “Da qui non uscirete vive” e ha capito che stavano uccidendo Rosaria. Adesso, mentre è chiusa nel bagagliaio sente la brigata nera dei sadici canticchiare, parlare: "Guarda come dormono bene queste due”. Donatella è “questa non vuole morire”, non rispetta il progetto, lo stupro è solo una digressione nel percorso costellato di torture e mirato alla morte. Si è fatta corpo inerte, l’hanno caricata in auto credendo fosse solo una carcassa da smaltire.


(Massacro del Circeo, 1975: il sopralluogo nella villa delle violenze con Donatella Colasanti
Archivio Rodrigo Pais ©Alma Mater Studiorum Università di Bologna–Biblioteca Universitaria di Bologna)


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“Sembrava l’unico modo per neutralizzare gli eventi. Non guardare nessuno, non rivelare nulla, rimanere immobile. Il genio della mente primitiva consiste nel fatto che sa rappresentare l’impotenza umana” (Don Delillo, ”Rumore bianco”)

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“C’è un gatto che miagola dentro una 127 in viale Pola”. Il metronotte Giovanni De Luca sente dei colpi. Ore 22,50 del 30 settembre1975, aprono il bagagliaio.


(Massacro del Circeo, 1975: il sopralluogo nella villa delle violenze con Donatella Colasanti
Archivio Rodrigo Pais ©Alma Mater Studiorum Università di Bologna–Biblioteca Universitaria di Bologna)


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Vermicino è distante 20 chilometri da Roma, San Felice Circeo 99. Donatella, nuda, avvolta da un plaid, ha il volto imbrattato del suo sangue e gli occhi aperti. Gli occhi belli di una giovane donna che non guardano, gli occhi di chi è stato accecato dal buio. Come quelli di di Angelo Licheri riemerso dal pozzo dove è caduto Alfredino Rampi, un bambino cardiopatico di sei anni. Le età sono importanti per calcolare dolore e nausea. Giugno 1981. Sardo di Gavoi, minuto, Angelo si è fatto calare giù per sessanta metri, gli ripugnava assistere a quella “nascita all’incontrario”, come la chiamò Laura Conti, scienziata e fondatrice di Legambiente. Tornerà su a mani vuote dopo aver sfiorato Alfredino. Angelo accecato dal buio, finito per vent’anni in Kenia a dimenticare l’incancellabile. Donatella ri-nasce ma inizia a consumarsi.


(Massacro del Circeo, 1975: il sopralluogo nella villa delle violenze con Donatella Colasanti
Archivio Rodrigo Pais ©Alma Mater Studiorum Università di Bologna–Biblioteca Universitaria di Bologna)


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Un conto è ricordare, un altro mai dimenticare. Il ricordo accarezza, la ferita che non si chiude dissangua poco a poco.

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Donatella Colasanti è una studentessa della Montagnola, borgata Tor Marancia. I tre più o meno ventenni della brigata nera (galleggiano convinti sui liquami del neofascismo) vengono dalla Roma pariolina. Non hanno ucciso per disprezzo di classe, semplicemente le due amiche, pulite dentro e compiuto opposto dei malcresciuti, erano una buona occasione, un'opportunità da sfruttare. Sono ricchi habitué dello stupro, tanti pezzi di Roma si preparano lesti a difenderli, Guido arriva a minacciare di uccidere Donatella se testimonierà al processo. Un giovane legno ben storto a mezzo tra mafiosità e tracotanza amorale.


(Massacro del Circeo, 1975: il sopralluogo nella villa delle violenze con Donatella Colasanti
Archivio Rodrigo Pais ©Alma Mater Studiorum Università di Bologna–Biblioteca Universitaria di Bologna)


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Donatella legge sui giornali moltissimi articoli che parlano dei tre, molti meno di lei e Rosaria Lopez. Loro sono gli spendibilissimi mostri, “ospiti d’onore” nei docu crime, le vittime suonano normali, nessun odore di zolfo. L’eterno pianto degli innocenti non esalta le tirature ed è una scomoda spina. Donatella patisce ma non cede, si costituisce parte civile assistita dall’avvocata Tina Lagostena Bassi, che la ospita anche a casa sua, come poi fa pure Carla Capponi, partigiana medaglia d’oro al valore militare e dirigente della gloriosa Udi, Unione donne italiane. Molte associazioni femministe l’appoggiano, diventando anche loro parte civile e presenziando al processo. La consigliera del Lazio Leda Colombini la informa su un concorso regionale, Donatella si prepara e viene promossa.


(Massacro del Circeo, 1975: il sopralluogo nella villa delle violenze con Donatella Colasanti
Archivio Rodrigo Pais ©Alma Mater Studiorum Università di Bologna–Biblioteca Universitaria di Bologna)


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La ragazza della Montagnola è diventata un simbolo di dignità e riscatto femminile, come nel decennio precedente è stata Franca Viola, diciottenne di Alcamo che aveva rifiutato il matrimonio riparatore - allora previsto dall’articolo 544 del codice penale - con Filippo Melodia, nipote di un boss. L’aveva rapita, la classica fuitina. Franca non si era piegata, il mafiosetto condannato. Era il 1966.


(Massacro del Circeo, 1975: il sopralluogo nella villa delle violenze con Donatella Colasanti
Archivio Rodrigo Pais ©Alma Mater Studiorum Università di Bologna–Biblioteca Universitaria di Bologna)


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Tina, Carla, Leda e mille altre. Così questa è anche una storia di solidarietà molto femminile e poco maschile, di passi avanti faticosi verso la decenza civile. Che fatica, sempre. E qualche volta, a leggere di principi del foro che ancora oggi (oggi) tentano di trasformare le vittime in colpevoli, sembra di dover guidare contromano.


(Massacro del Circeo, 1975: il sopralluogo nella villa delle violenze con Donatella Colasanti
Archivio Rodrigo Pais ©Alma Mater Studiorum Università di Bologna–Biblioteca Universitaria di Bologna)


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Il neofascista ergastolano Angelo Izzo, già protagonista di evasioni, ottiene la semilibertà e nell’aprile del 2005 uccide a Ferrazzano, in provincia di Campobasso, Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano, sotto protezione perché moglie e figlia di un ex pentito della Sacra Corona Unita. Valentina aveva quattordici anni, la troveranno sepolta insieme alla madre sotto strati di terra e calce, con le manette ai polsi. Donatella censura aspramente chi ha concesso la semilibertà, auspica sia punito. Avrebbe voluto essere presente al nuovo processo di Izzo, muore prima, a quarantasette anni per un tumore al seno. Ultime sue parole: “Battiamoci per la verità”.


(Massacro del Circeo, 1975: il sopralluogo nella villa delle violenze con Donatella Colasanti
Archivio Rodrigo Pais ©Alma Mater Studiorum Università di Bologna–Biblioteca Universitaria di Bologna)


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La fauna del Circeo: tasso, volpe, lepre, riccio, moscardino (Muscardinus avellanarius, piccolo roditore dalle abitudini notturne). Rettili: ramarro, biacco, saettone, vipera comune. Rapaci diurni: nibbio bruno, falco pecchiaiolo, lodolaio. Rapaci notturni: civetta, allocco. Gli animali predano dilaniano divorano rimanendo innocenti. Non hanno bisogno di lavare peccati, possono espiare solo una colpa: fidarsi degli esseri umani.

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Nel 2020 la casa di Donatella Colasanti è diventata un centro antiviolenza.

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