GATTO
DELLE NEVI
IL TURISMO
IN MAXICABINE

(Doganaccia 2000: una cabina con 14 posti a sedere - foto da visitpistoia)

L’evoluzione del turismo di montagna è così costante da far nascere proposte sempre più di massa, virando su attività commerciali che rischiano di snaturarne la vocazione. E se la sensibilità dei turisti sembra orientarsi verso un ritorno alla semplicità, il prodotto e la comunicazione si concentrano su altre direzioni.

‘Avventura alla scoperta dell'Appennino Tosco Emiliano con il gatto delle nevi’ è un’iniziativa che rientra tra le così dette snow experience. L’idea del battipista riconvertito per eventi ed escursioni ha trovato un riscontro importante. Con questo gatto-delle-nevi-formato-turismo, gli organizzatori accompagnano i visitatori ad ammirare il paesaggio fra Toscana ed Emilia.


(Un maxi gatto delle nevi, Doganaccia 2000 di Cutigliano)


Il mezzo, unico nel suo genere, ha una grande cabina chiusa e riscaldata con 14 posti a sedere, per escursioni e soste nei rifugi e per eventi anche in notturna. È l’ultima novità adottata dalla famiglia Ceccarelli, che gestisce da anni la stazione sciistica di Cutigliano (Pistoia) con la propria società, la ‘Doganaccia 2000’.

“Abbiamo già avuto un buon riscontro con diverse richieste da parte degli utenti” spiega Ronnj Ceccarelli “e un gruppo lo ha richiesto anche per un addio al celibato. Questo gatto delle nevi” - specifica ancora Ceccarelli - “è un mezzo cingolato che, nonostante la maggiore grandezza rispetto agli altri, si muove molto bene sulla neve. Abbiamo adottato itinerari già stabiliti e non liberi a piacere di ognuno.”

Le escursioni possibili, per ora, sono verso la Croce Arcana, al Rifugio Spigolino a pranzo o in notturna con cena, o al Capanno Tassoni.

Ma non è l’unica realtà. La Ski Area LeMelette, a Gallio, sull’Altopiano di Asiago, ha acquistato da tempo un gatto delle nevi omologato per il trasporto delle persone. Un 25 posti che conduce alla Baita Relax & Gourmet, dopo l’orario di chiusura degli impianti, per un aperitime ogni sabato sera dalle 18. Si può prenotare dal sito della baita oppure all’Infopoint di Asiago.


(Maxi gatto delle nevi con cabina da 25 posti, ski area LeMelette)


Sull’arco alpino, ormai da anni, si organizzano cene in quota nelle baite e nei rifugi; in Appennino si tratta di un’iniziativa recente. Sono salita su un battipista, da bambina, quando andavo in montagna insieme agli operatori prima dell’apertura della stazione. Il ricordo è quello dei dominatori della neve, per la sfida che neve e ghiaccio rappresentano per un veicolo. Ne sono sempre rimasta affascinata. Anche nelle risalite su seggiovia, l’occhio è sempre caduto sulla rimessa di questi mezzi, come il covile di bestie gigantesche che di giorno si rintanano e di notte escono per cacciare. A sera si possono vedere le loro luci aggirarsi sulla cima della montagna.


(Battipista anni '60 - foto rollingsteel)


Questi mezzi si sono evoluti nel corso del tempo. Negli anni ’60 erano a dir poco artigianali, grandi come una motoslitta e dotati di un rullo elementare che, insieme ai cingoli, dava una parvenza di regolarità al tracciato.

Negli anni ’80 iniziarono a prendere la forma che conosciamo, ad assomigliare a quelli moderni e a essere utilizzati anche come soccorso sulle piste.


(Battipista anni '80 - foto rollingsteel)


Con le nuove tecnologie sono cresciuti nelle dimensioni, aumentando l’efficacia e la potenza. Sotto il cofano ci sono dei mostri da oltre 600 CV e un sistema GPS, collegato a un rilevamento satellitare, che serve a stabilire al centimetro la profondità della neve sottostante. Un accessorio fondamentale per capire come intervenire, in special modo a inizio stagione, quando la neve non è compattata. Può fare disastri portandola via in un battibaleno. Per essere efficaci alla prima passata, servono quasi 50 cm di neve.


(Un gatto delle nevi in azione durante una nevicata - foto rollingsteel)


Nella maggior parte dei casi, durante le uscite, i gatti delle nevi si dispongono in una formazione diagonale in modo naturale che consente di battere il tracciato, uno a fianco all’altro, massimizzando la qualità del lavoro.

Sulle piste nere, in cima alla montagna, ci sono i solisti. Sono i ‘verricellisti’, come li chiamano loro. Le piste più pendenti richiedono l’ausilio di un verricello idraulico che alleggerisce il peso del mezzo battipista sui cingoli, permettendo alla fresa di lavorare in maniera ottimale.

Quando nevica che Dio la manda, l’autoradio fa compagnia. Il vetro e i tergicristalli sono riscaldati e la visibilità è quasi perfetta. Nei paesi anglosassoni è chiamato sky-dog, il cane delle nevi ideato per sostituire le comuni slitte trainate dai cani (popolari fino ai primi decenni del ‘900).

Questo mezzo è stato utilizzato in località isolate e in zone impervie, durante le intense nevicate nei periodi invernali, quando risulta difficile intervenire con i mezzi ordinari di soccorso.



Ma al di là delle circostanze di lavoro o di emergenza, può un gatto delle nevi trasformarsi in un mezzo per fare turismo?

Se diversificare e aumentare i servizi è fondamentale per mantenere la sostenibilità economica e ambientale, si rischia di scontrarsi con iniziative poco coerenti. Purtroppo, la redditività a ogni costo sembra arrivare sempre prima rispetto all'identità e al carattere di un territorio.

La tendenza più spiccata tende all’omologazione con la rincorsa a cene nelle baite, all'interno delle cabinovie, alle panchine giganti e a proposte che attingono a modelli facilmente replicabili. Poca fantasia e tanto fatturato. Resta da valutare se, sul lungo periodo, sia effettivamente sostenibile. Sorge spontaneo chiedersi fino a che punto si può vendere il ‘prodotto montagna’.

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