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La galleria 'Il Ponte' di Firenze ha riaperto la stagione espositiva dopo la pausa estiva con una monografica allestita fino al 7 novembre dedicata a Vlad Nancă, artista con cui la collaborazione va avanti da alcuni anni - precedentemente, Nancă ha esposto in questo spazio nel 2018 con 'It Happens', mostra a due con Luca Resta, curata da Paola Tognon. Nella nuova mostra, 'Adsumus', a cura di Pietro Gaglianò, l’artista approfondisce ulteriormente la sua esplorazione dell’eredità architettonica modernista attraverso un linguaggio visivo legato a temi ricorrenti, reinterpretando disegni architettonici “brutalisti” come gesti performativi e costrutti poetici. Per la sua personale al Ponte, Vlad Nancă presenta un nuovo corpus di opere che continua la traiettoria di “Human Scale”, progetto che ha ideato e co-scritto per il Padiglione Rumeno alla Biennale di Architettura di Venezia di quest’anno. Al centro di entrambi i progetti c’è l’esplorazione dei disegni architettonici rumeni del XX secolo, con particolare attenzione alla rappresentazione e al simbolismo delle figure in scala, quelle piccole sagome che popolano silenziosamente lo spazio architettonico.
A Firenze, Nancă rivisita dunque una selezione di disegni d’archivio, trasformando queste figure in presenze scultoree a grandezza naturale. Come con i lavori mostrati ai Giardini, i suoi ibridi di disegno e scultura recuperano corpi anonimi dalla periferia del pensiero architettonico e li riposizionano come soggetti di riflessione artistica. Traendo ispirazione dall’uso della carta da lucido nella pratica architettonica tradizionale - o da quello che oggi potrebbe essere considerato un metodo arcaico - Nancă sovrappone queste figure a superfici traslucide, rimuovendole parzialmente dal loro contesto originale. In tali composizioni spettrali, l’artista assembla forme di realtà celesti come pianeti, stelle e frammenti di materia cosmica, aprendo uno spazio contemplativo in cui la presenza umana è ripensata all’interno di un vasto continuum universale. Nella visione di Nancă, queste sagome effimere declinano in una riflessione sulla condizione umana: le meditazioni diventano transitorie, stratificate e sospese tra l’immediatezza della vita quotidiana e il mistero del cosmo che si perpetua. Adsumus, latino per “We are here” rappresenta una silenziosa rivendicazione della propria presenza sulla Terra, considerata uno dei tanti pianeti possibili da abitare. Riecheggia lo sguardo speculativo della colonizzazione spaziale, pur basato su elementi familiari: le figure in scala distintive dei disegni architettonici del XX secolo, un tempo utilizzate per suggerire la presenza umana in ambienti progettati. Ripensate in un contesto cosmico, queste figure diventano indicatori "della nostra fragile ma persistente occupazione della superficie planetaria", scrive Vlad Nancă.
L'artista visto da vicino: è nato nel 1979 in Romania, vive e lavora a Bucarest. Studia al Dipartimento di Fotografia e Immagine in Movimento presso l’Università Nazionale delle Arti di Bucarest. I suoi primi lavori segnano una nuova prospettiva artistica impiegando metodi di produzione fai da te e auto-organizzazione; ha anche contribuito a riunire la giovane comunità artistica della capitale romena. Nei suoi primi lavori Nancă usa simboli politici e culturali per esplorare la nostalgia e i cambiamenti nella società, sullo sfondo della storia recente della Romania e dell'Europa orientale e dell'ascesa del capitalismo aggressivo nei primi anni 2000. Lavori come 'Original Adidas' (2003), 'I don’t know what Union I want to belong to anymore' (2003) e 'Proposal for the National Redemption Cathedral' (2004) sono rappresentazioni iconiche del suo periodo artistico e costituiscono indicatori significativi del suo percorso creativo durante quel periodo. Nei lavori recenti, Nancă si è concentrato sempre di più sullo spazio nelle sue varie forme, dallo spazio pubblico all'architettura fino allo spazio cosmico, attingendo costantemente a materiale d'archivio e a riferimenti tratti dalla storia dell'arte e dell'architettura per creare sculture e installazioni. Le sue mostre 'From the White Square to the White Cube' (Alert Studio, 2015) e 'Vis-à- Vis' (Suprainfinit Gallery, 2019) immaginano un'intersezione tra l'utopia socialista raffigurata nelle opere degli architetti radicali italiani Superstudio e la realtà della Romania socialista degli anni Ottanta.
Un approccio retrospettivo simile applicato in un contesto ipotetico è stato evidenziato in 'Souvenirs from Earth' (Calina Gallery, 2015), una mostra che poneva la domanda "Cosa porteresti con te in un trasloco su un pianeta 2.0?". Nancă ipotizzò la possibile colonizzazione di Kepler 452b, un pianeta con condizioni atmosferiche simili a quelle della Terra, e rifletté sull'eredità culturale che si sarebbe potuta portare con sé in un fittizio trasferimento oltre la nostra galassia. 'In the Natural Landscape the Human is an Intruder' (Sabot Gallery, 2018) segna un interesse sempre crescente verso l'architettura e il disegno architettonico. Le successive mostre personali 'The City and the City' (Kunstverein Ost, 2019), 'A Map of the World as Seen by Him' (Istituto di Arte Contemporanea Sofia, 2022), e più recentemente 'Corps Orbite' (Grotto Gallery, 2023), rivisitano il Modernismo del XX secolo per immaginare possibili futuri in risposta alle condizioni contemporanee. Nel 2025, Nancă presenta 'Human Scale' nel Padiglione della Romania alla XIX Biennale dell’Architettura a Venezia, un progetto collaborativo sviluppato con Muromuro Studio (Ioana Chifu e Onar Stănescu) e la curatrice Cosmina Goagea. 'Human Scale' riformula il disegno architettonico come una modalità di 'intelligenza collettiva', sottolineando la centralità della figura umana nel discorso sull’architettura del XX secolo e la sua rilevanza per la giustizia spaziale e l’adattamento futuro.