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Irrequieto e controverso, pittore e anche scultore, con una vita complessa e travagliata, Gauguin vive a Lima da ragazzo e poi torna a Parigi brevemente, perché a 17 anni se ne va per mare e si arruola perfino nella Marina Francese navigando tra gli oceani del mondo.
È solo dopo il 1870 che trova una relativa “sistemazione” di vita quando prende moglie e conosce Emile Shuffenecker, con il quale, in seguito, creerà la “Scuola di Pont-Aven”, bellissimo borgo bretone dove sviluppa la sua pittura. In realtà non sarà mai una persona stanziale, nemmeno quando si iscrive alla Accademia per seguire la carriera artistica, assecondando la corrente impressionista, mentre dipinge come autodidatta. Dalla Francia alla Danimarca – la moglie è danese – e poi di nuovo a Parigi dove frequenta personaggi squattrinati come lui, Degas, Pissarro, Manet, Bonnard, Van Gogh… e, come lui, destinati a una fama mondiale.
Si separa dalla moglie e continua a viaggiare da vero girovago planetario alla ricerca, come lui stesso dichiara, della magica isola dell’Oceania “…dove vivere di estasi, pace e arte, circondato da una nuova famiglia, lontano da questa lotta europea per il denaro”. Dal 1890, circa, sembra aver trovato il suo Eden tra Tahiti e le Isole Marchesi. Non per molto, perché muore nel 1903 a soli 55 anni.
Acquaforte 10x12,5 cm - collezione privata)
Il curatore della mostra romana, Vincenzo Sanfo, spiega che l’esposizione è incentrata sui tre libri che l’artista ha scritto nel periodo tahitiano e le opere inserite in questi tre volumi che descrivono vita, emozioni, vicende personali, passioni, timori, amori e avventure vissute a Tahiti e in Polinesia in generale. Il ricco percorso espositivo presenta non solo la narrazione artistica di Gauguin ma anche, e soprattutto, l’avventura umana e il percorso di vita verso un mondo diverso.
La mostra, dal titolo 'Gauguin. Il diario di Noa Noa e altre avventure', allestita nelle sale del Museo Storico Nazionale della Fanteria dell’Esercito Italiano a Roma, si compone di 165 opere, tutte provenienti da collezioni private italiane, francesi e belghe, e da alcune collezioni museali francesi e italiane. Il libro, scritto dopo il suo primo viaggio a Tahiti, racconta la vita nelle isole polinesiane, i miti e le credenze ancestrali che scandivano la quotidianità, in parte romanzata dallo stesso Gauguin, mischiando i racconti di Tehura, la sua giovane compagna, con fonti e notizie attinte da alcuni libri. Con 'Il diario di Noa Noa' l’artista francese riuscì a realizzare un’opera che, all’epoca, fece scalpore e lo pose all’attenzione del mondo parigino, assetato di novità.
Bronzo e conchiglia in madreperla – Calco cera persa
della scultura originale del 1893 H 36 cm - collezione privata)
Presenti in mostra oltre 100 opere tra xilografie, disegni e litografie realizzate da Gauguin, insieme a due opere a lui attribuite: l’olio su tela Femme de Tahiti (1891) e l’acquerello Paysage Tahitien. A rappresentare il nucleo centrale dell’esposizione sono le 23 xilografie del 'Diario di Noa Noa' (1893-94), scritto dall’artista durante il suo primo soggiorno nella Polinesia francese e arricchito da sue illustrazioni realizzate con l’antica tecnica dell’incisione su legno e stampate da Daniel de Monfreid.
Gauguin, affascinato dalla primordialità dei luoghi, che rappresentano al contempo una fascinazione e un turbamento, visse la cultura polinesiana pienamente e con passione, abitando le isole negli ultimi 10 anni della sua vita e restituendo, sotto forma di arte, le molteplici suggestioni. Nacquero, così, anche le 16 litografie a colori della serie 'Ancien Culte Mahorie' (1892), e le due sculture datate 1893: 'Vase aux dieux tahitiens', in mostra con la copia in terracotta, e l’altra, 'Idole à la coquille', presente a Roma con un esemplare in bronzo e conchiglia in madreperla. A queste si aggiunge la preziosa Maschera di donna tahitiana “Tehura”, in bronzo patinato, proveniente dal Musée Despiau-Wlérick in Francia, e il carnet di 38 disegni, con bozzetti raffiguranti studi su ritratti, dettagli del corpo umano e del mondo animale.
Litografia 20x13 cm - collezione privata)
Ad accompagnare il visitatore in queste esotiche e vibranti suggestioni che colpirono la sensibilità di Gauguin, la rassegna prevede anche una sezione specifica sulla Polinesia, composta dalla mostra fotografica “Le Isole di Tahiti, l’anima primordiale”, realizzata da Tahiti Tourisme in collaborazione con Leica Camera Italia. La raccolta mira a raccontare le bellezze meno conosciute di alcuni affascinanti arcipelaghi della Polinesia francese, attraverso gli scatti dei fotografi e videomaker Luigi Chiurchi e Pietro Ienca, autori delle 14 immagini in mostra durante un viaggio tra le isole della Società e le isole Marchesi, inserite lo scorso anno tra i patrimoni mondiali UNESCO proprio per il loro valore naturalistico e culturale.
Nel percorso espositivo, si distinguono anche le stampe litografiche in facsimile contenute nell’ultimo libro scritto da Gauguin, 'Avant et Après', terminato due mesi prima di morire (1903) e pubblicato postumo; vuole essere una sorta di manifesto-diario con appunti e considerazioni sull’arte, sui rapporti di amicizia, e su altri argomenti cari all’artista. Su questi aspetti della vita di Gauguin si sofferma la selezione di oltre 40 opere realizzate da 12 artisti che con lui ebbero rapporti di amicizia o di collaborazione, come Vincent van Gogh, una amicizia travagliata, del quale sono presenti 12 litografie a colori, Jean-François Millet, Adolphe Beaufrère e Louis Anquetin, e gli artisti del Gruppo Nabis di Pont-Aven in Bretagna, altro luogo determinante per la vita di Gauguin: Maurice Denis, Émile Bernard, Paul Sérusier. A testimonianza del percorso bretone di Gauguin, ci sono anche due olii provenienti da una importante collezione privata parigina: lo splendido capolavoro di Paul Serusier Eva e il serpente, e il prezioso Le Bretonne di Maurice Denis.
(La mostra “Gauguin. Il diario di Noa Noa e altre avventure”, aperta fino al 25 gennaio 2026, è prodotta da Navigare srl da una iniziativa del Ministero della Difesa ‒ Difesa Servizi S.p.A, e patrocinata da Regione Lazio e Comune di Roma – Assessorato alla Cultura)