Ci sono le minacce che la crisi climatica lancia all’Europa e (anche) alla filiera del vino toscano, fino a contribuire nel 2023 a una flessione della capacità produttiva: meno 26 per cento, il secondo peggior risultato negli ultimi 50 anni. Ci sono abitudini alimentari che cambiano in corsa, trasformando i consumi e imponendo fra giovani e meno giovani nuovi trend alcolici da cogliere al volo, con i vini bianchi - per dirne una - che guadagnano simpatie rispetto ai rossi. C’è un ridimensionamento della crescita dell’export vinicolo... PrimAnteprima, ouverture della wine week durante la quale la Toscana sta presentando ai mercati, fino a domenica 18, le nuove annate dei suoi prodotti, si muove fra interrogativi inediti e qualche larvata preoccupazione: il 2023 è andato al ralenti, il futuro è un po’ meno scontato per quello che viene definito “il motore della Toscana”, le distese verdi di colline e viti con tante aziende e consorzi e marchi dai nomi altisonanti.
Naturalmente non siamo alla paura, piuttosto a un cauto sentimento di allerta. La qualità del prodotto locale regge bene la scossa anche psicologica di un indebolimento più o meno in linea con quello nazionale, dentro una contrazione che riguarda tutto il mondo. Qualità, come è noto, detto in cifre significa questo: la Toscana ha 58 Indicazioni Geografiche riconosciute, produzioni che coprono all’incirca il 95 per cento dei 61mila ettari totali coltivati a vigneto. Di queste superfici di lavoro, oltre la metà sono state rinnovate e trasformate attraverso uno strumento normativo che si chiama OCM e incentiva ristrutturazioni e modernizzazioni. Le aziende vitivinicole sono 12.621 e secondo le stime hanno prodotto, nonostante la flessione, 1,7 milioni di ettolitri di vino, l’8% sul totale delle indicazioni geografiche a livello nazionale.
Un “ambasciatore” della Toscana nel mondo rimane dunque il vino, secondo il parere di amministratori e imprenditori. Settima nella classifica italiana per vino prodotto, anche grazie all'aura delle sue produzioni la regione ha saputo consolidare un’immagine internazionale che la crisi non intacca, come dimostrano i dati del sito Visit Tuscany, portale d’accesso alle eccellenze regionali che cumula 45 milioni di visite in cinque lingue in un anno e che segnala una crescita dell'interesse per l'enoturismo e per i 'racconti contadini'. “La Toscana del vino è in salute”, assicura quindi Stefania Saccardi, vicepresidente e assessora all’agro-alimentare della Regione. Convinta che la ricetta consolidatasi negli anni – lavoro duro nella vigna, gusto della tradizione, capacità di innovazione e rispetto per l’ambiente – condurrà il convoglio nella direzione giusta: “Ci siamo, siamo pronti”.
PrimAnteprima, organizzata materialmente da PromoFirenze per conto della Regione e rilanciata su stampa e social dalla Fondazione Sistema Toscana, è nella sostanza un ricchissimo set di dati, che hanno il compito di far capire quale consistenza abbia - e a quale futuro possa puntare - la filiera vinicola. Il workshop introduttivo, moderato in stile di rapido talk show da Nicola Prudente alias Tinto, una delle voci del programma Rai Decanter, ha mescolato alla carrellata istituzionale pareri di esperti e informazioni, commentati di volta in volta dalla medesima Saccardi. Dal palco hanno portato saluti il segretario generale della Camera di commercio Giuseppe Salvini, il presidente di PromoFirenze Massimo Manetti, il direttore di Fondazione Sistema Toscana Francesco Palumbo, il presidente di Avito Francesco Mazzei. A Fabio Del Bravo di ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), a Carlo Flamini, Direttore dell’ Osservatorio del Vino di UIV – Unione Italiana Vini e infine a Bernardo Gozzini, Amministratore unico del Consorzio LaMMA (Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale per lo sviluppo sostenibile), il compito di illustrare i differenti report che tracciano l’identikit della Toscana del vino. La quale prosegue i suoi incontri con le successive anteprime gestite dai consorzi: Chianti Classico Collection (15 e 16 febbraio), Nobile di Montepulciano (17 febbraio), Chianti Lovers &Morellino (18 febbraio), L’Altra Toscana (19 febbraio).
E ecco, in cifre e tendenze, la scheda oggi del vino toscano.
Bio in crescita
Sui quasi 61mila ettari di vigneti, 23 mila sono certificati bio, ovvero il 38% del totale regionale, nonchè il 17% della superficie vitata bio in Italia. Il dato – scrivono gli organizzatori – segnala la sintonia con il New Green deal europeo, attraverso il “raggiungimento e superamento con largo anticipo” degli obiettivi Ue e Agenda ONU 2030.
Le aziende
La regione Toscana diventa costantemente più green, la superficie a viti è in crescita da 4 anni: è destinata per il 95,7% a vini a DOC e DOCG, rispetto a una media nazionale che non supera il 65%. Le aziende attive nella cosiddetta filiera allargata sono come si diceva oltre 12mila e seicento e portano nel mondo vino per un controvalore di circa un miliardo e 200 milioni di euro; dispongono di una media di 5 ettari ciascuna e hanno una “modesta propensione” al modello cooperativo (appena il 18% contro il 50% nazionale).
La regione
La Toscana è settima per vino prodotto. Vanta, come si ricordava, 58 indicazioni geografiche riconosciute, di cui 52 DOP (11 DOCG e 41 DOC) e 6 IGT, che presidiano la quasi totalità della superficie vitata. Chianti e Chianti Classico occupano rispettivamente il 41% e il 21% della superficie rivendicata. Il Sangiovese (59%) è predominante tra i vitigni allevati sul territorio, seguito a distanza da Merlot (8%) e Cabernet Sauvignon (6%). Percentuali inferiori per i vitigni a bacca bianca: il Trebbiano toscano copre il 4% della superficie a vite e il Vermentino il 3%.
Il calo della produzione.
Nel 2023 il comparto in Toscana ha subito una flessione produttiva del 26% rispetto alla campagna precedente (l’Italia è al -23%). C’entrano, chiaramente, le fitopatie come la peronospera; ma c’entra anche “il contesto di sensibile riduzione a livello nazionale a causa del cambiamento climatico”. Cala pure il tasso dell’export, il che spiega la ricerca di nuove strategie in un settore che continua “a presentare opportunità, ma che si arricchisce di incognite”.
Fra i fattori cha hanno contribuito alla riduzione della produzione regionale, le temperature troppo basse durante il germogliamento e l’eccessiva pioggia primaverile che ha innescato malattie fungine, come appunto una insorgenza della Peronospora. Secondo prime elaborazioni ancora provvisorie, nel 2023 sono stati imbottigliati 1,2 milioni di ettolitri di vino DOP toscano, in flessione del 7,6% rispetto all’anno precedente, mentre l’IGP con 690 mila ettolitri ha registrato una flessione del 6%.
La domanda in Italia.
Nella generalizzata riduzione degli acquisti delle famiglie, il vino Toscano DOP ha realizzato performance inferiori rispetto al comparto delle DOP italiane. La domanda interna di vini toscani DOP, limitatamente agli acquisti nei format della Grande Distribuzione, ha mostrato una riduzione in termini di volume del 5,8% contro un -3,4% delle DOP totali e un -3,6% dei vini fermi nel complesso. In termini di spesa, i vini DOC/DOCG toscani hanno segnato una sostanziale stabilità, garantita dall’aumento dei prezzi medi, che ha compensato la flessione dei volumi.
I nuovi bevitori.
Chi sono i nuovi wine lovers italiani? Le categorie di giovani prefamily e di famiglie con figli piccoli segnano rispettivamente +3% e + 6% rispetto al 2022. I maggiori acquirenti - il 68% - restano gli over 60 con reddito medio-alto, residenti nel Centro Nord.
L’export
Anche la domanda estera 2023 non è stata particolarmente favorevole ai vini DOP della regione. Secondo proiezioni fino a fine anno, tenendo conto dei dati Istat gennaio-ottobre, si è stimata una flessione delle esportazioni di DOP toscane del 13%, accompagnata da un -5% dei valori. A influire sul calo, la forte concentrazione delle esportazioni verso gli Stati Uniti (31% del volume e 38% del valore), mercato oggi in profonda trasformazione. La perdita più consistente dei volumi esportati è stata verso i Paesi Extra-Ue (-15%) a fronte del -7% maturato all’interno dei confini comunitari. È proprio la riduzione della domanda USA (-20% in volume e -3% in valore) a incidere profondamente sul risultato finale dei prodotti toscani. Male anche Germania, Canada e Svizzera, mentre nel Regno Unito alla riduzione del 9% dei volumi si affianca una timida ripresa dei valori (+1%).
A sostegno della promozione dei vini toscani DOP nel mondo, la Regione ha messo a punto un pacchetto di misure attraverso le risorse 2023-2027 del PSP Piano Strategico della PAC: 6 milioni di euro nel 2024 per la promozione nei paesi UE (Italia compresa) e circa 15 milioni tra 2023 e 2024 verso i paesi extra-UE.
Gli Usa
Secondo l’analisi presentata da Carlo Flamini, responsabile Osservatorio del Vino – Unione Italiana Vini il mercato americano è entrato in una fase di profondo cambiamento: i consumi di vino - in particolare il rosso fermo - sono in calo da almeno cinque anni, mentre altre tipologie di alcolici sembrano adattarsi meglio alle esigenze delle nuove generazioni, in termini sia di salute/benessere/lifestyle, ma anche di aderenza a una dimensione di “consumo a seconda dell’occasione”.
Il profilo del consumatore che ha decretato il successo dei vini italiani della prima generazione (dagli anni Sessanta in poi), fortemente conservativo, di etnia bianca, residente principalmente sulla costa atlantica, sta lasciando il posto a un mix di consumatori per etnia, abitudini, aspirazioni. La sfida dei prossimi anni sarà quella di ridurre il raggio d’azione (non tutto il mercato, ma parti di esso, quelle più recettive e profittevoli) e avere un approccio il più possibile diretto e “custom made” con i consumatori. A partire dall’implementazione di enoturismo ed esperienze in prima persona nei luoghi di produzione, attività su cui la Toscana ha fatto da apripista per tutta l’industria.
Il clima
Tra le sfide dei prossimi anni anche quella determinata dal cambiamento climatico, che impone un ripensamento delle coltivazioni e della gestione in vigna e in cantina. Secondo quanto riportato da Bernardo Gozzini, amministratore unico Consorzio LaMMA nel suo intervento a PrimAnteprima, l’agricoltura italiana sta già mostrando segnali di adattamento alle mutate condizioni: negli ultimi 5 anni le coltivazioni di frutti tropicali in Italia sono triplicate (banana, avocado, mango, a cui si aggiungono colture sperimentali di caffè). Assistiamo anche alle “migrazioni interne” di particolari varietà: la produzione industriale di pomodori cresce nel Nord (+27%) e scende nel Sud (-17%), i vigneti si arrampicano oltre i 1200 metri di altezza, mentre in Valtellina crescono oggi 10mila olivi. Anche per questo la Regione Toscana si sta spingendo per incentivare metodi innovativi di coltivazione e di gestione delle acque, impianti sperimentali e agricoltura di precisione. A fine dicembre 2023, infatti, è stato approvato il Bando PNRR dedicato all’ammodernamento dei macchinari agricoli che permettano l’introduzione di tecniche di agricoltura di precisione.
La giornata di avvio delle anteprime si è conclusa con l'assegnazione del premio "Kyle Phillips" dell' ASET (Associazione Stampa Enogastroagroalimentare Toscana) ad Alessandro Franceschini, giornalista free lance. È seguita una degustazione con vini dei consorzi partecipanti alle Anteprime di Toscana 2024 (organizzata dall’Associazione Qualità e Origine Rete Toscana delle DOP e IGP (QuORe), da AIS Toscana e dalla Unione Regionale Cuochi Toscani).
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