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Il Balcone
dei Tre Laghi

Sentieri e bellezze mozzafiato
fra la Svizzera e il Resegone

Una recensione di
FABIO ZANCHI

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Gli antichi romani, gente di gusto, qui ci costruirono ville sfarzose, di gran lusso. A fine Ottocento / inizi Novecento gli amanti del Grand Tour venivano da queste parti a lustrarsi gli occhi. Sull’esempio delle generazioni precedenti, i milanesi che potevano stabilivano qui le loro case di villeggiatura, per respirare aria buona e godere di paesaggi senza paragone.

Qui, tra Lombardia e Svizzera c’è un territorio da riscoprire e da godere. Fino a qualche decina di anni fa lo si poteva visitare in lungo e in largo utilizzando tramvie, piccole ferrovie, cremagliere, funicolari, battelli. Ora, seguendo la guida di Albano Marcarini – uno che davvero se ne intende – il percorso dal Lago Maggiore a quello di Como passando per quello di Lugano si può fare a piedi o in bicicletta. Partenza da Laveno sul lago Maggiore, con arrivo a Menaggio sul lago di Como. In otto tappe, per un totale di 96,8 chilometri, si ha l’opportunità di conoscere un itinerario che si chiama Balcone dei tre laghi, nel cuore delle terre dell’Insubria.


Il Balcone dei Tre Laghi
A piedi dal Lago Maggiore al Lago di Como per il Lago di Lugano

di Albano Marcarini

Ediciclo editore
18 euro

Alcune delle antiche ferrovie, come per esempio la Porlezza-Menaggio, non esistono più. Era stata inaugurata l’8 ottobre del 1884, ma fu abbandonata per motivi economici nel 1960. In compenso è stata trasformata in una pista ciclopedonale che serve egregiamente allo scopo. Anche il servizio di trasporto in battello, nel corso degli anni, è stato fortemente ridimensionato. Qualche funicolare, come quella del belvedere di Lanzo, è stata abbandonata. Ma la guida aiuta anche in questo. Non solo descrive minuziosamente i sentieri, ma dà suggerimenti sull’uso dei mezzi pubblici (bus, treni, battelli), indica tempi di percorrenza, quale abbigliamento scegliere, percorsi alternativi. Dato che parte del percorso si fa in Svizzera, l’autore raccomanda perfino (non è banale) di non dimenticare la carta d’identità.

Tanta accuratezza è dedicata alla pubblicazione delle cartine altimetriche e topografiche. Molto apprezzabili, anche, le immagini panoramiche dei monti, con le indicazioni dei nomi delle varie cime: non tutte le guide lo fanno.



(Laveno-Mombello)


Il panorama prealpino è ricchissimo di suggestioni, dal punto di vista naturalistico. Ma sono i panorami che colpiscono. A tal punto che, racconta Marcarini, “nel 1907 la Rivista mensile del Touring Club Italiano chiese ai cinquantamila soci 'qual è secondo voi il più bel panorama d’Italia?'. Le segnalazioni per la Lombardia furono: “Mont’Orfano (Rovato); il monte Generoso in val d’Intelvi (Como); Gaino, sul Benaco; la Grigna nel Lecchese; il Campo dei Fiori sopra Varese; Brunate, sopra Como; Camerlata (Como); il Poncione sopra Viggiù e Sirmione”. Questi sono pur sempre i luoghi cari al Manzoni. Che nelle prime pagine dei Promessi sposi descriveva “la costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, l’uno detto di San Martino, l’altro, con voce lombarda, 'il Resegone', dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega”.



(Piani Resinelli)


La caratteristica del Balcone dei tre laghi sono i Belvedere, che permettono di gettare l’occhio dalle Prealpi alla pianura Padana. A Milano, che nelle giornate di sereno mette in mostra il Duomo e, da qualche anno, il suo profilo affollato di grattacieli. “I più reputati balconi di Lombardia e dintorni – scrive Marcarini - sono la Sighignola, sopra Lanzo d’Intelvi; il Sasso del Ferro, sopra Laveno; il monte Generoso, Brunate e San Maurizio, Pigra, monte Brè e Sal Salvatore. Li si raggiungeva con gli allegri viaggi sui dondolanti vagoncini delle Ferrovie Nord, quelli che Gadda diceva venire “cacagio, cacagio, a (loro) dolce e bell’agio” lasciando nel viso “uno fummo buonissimo”.”



(Panorama dalla linea Cadorna)


La guida è ricca di schede storiche. C’è la ricostruzione della Linea Cadorna, delle trincee della Prima guerra mondiale, che si estendono dalla Val d’Ossola alla Valtellina. E poi abbondano le citazioni letterarie e i riferimenti storici, le schede sulla flora e sulla fauna. Preziose le indicazioni sui luoghi dove mangiare e dormire. Fra le curiosità, la storia del Museo San Salvatore, sopra Lugano: allestito tra il 1943 e il 1982, ha una sezione dedicata al Centro di ricerca sui fulmini. Un’antenna di 70 metri con una punta d’acciaio di 10 metri per catturare le scariche elettriche, che venivano misurate da oscillografi. Le altre due sezioni sono dedicate all’Arciconfraternita della Buona Morte (dal 1680 assistevano i morenti, compresi i condannati al patibolo) e l’altra alla componente geologica.



(Una funicolare nel Canton Ticino)


L’itinerario che si snoda tra Lombardia e Canton Ticino (dove, a detta dell’italianista Dante Isella, fino a qualche anno fa era possibile sentir parlare l’autentico dialetto milanese, ormai quasi sparito, invece, sotto la Madonnina) dà modo di fare alcuni confronti. In perdita per l’Italia, manco a dirlo. Per esempio: In Svizzera le funicolari sono un patrimonio culturale. Qui da noi, quasi sparite. In Svizzera la rete escursionistica segnalata si sviluppa per 65mila km. I sentieri sono regolati da precise normative standardizzate che ne fanno un modello di funzionalità unico al mondo. Efficienza e chiarezza della segnaletica dei sentieri, che contrasta con quella italiana.

Detto questo, l’itinerario proposto merita davvero la fatica. E la guida contribuisce parecchio a non soffrirne: basta seguirne i consigli.

È anche possibile utilizzare le tracce gpx, acquistando la guida sul sito www.ediciclo.it .




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