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Giù per la valle
oltre la bellezza

Dolori e speranze della vita di montagna

Una recensione di
GABRIELLA DI LELLIO

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L’ultimo romanzo di Paolo Cognetti, “Giù nella valle” (Einaudi Supercoralli, pp. 128, € 16,00) è una storia di dolore e di speranza, in un mondo dove la natura si intreccia con le relazioni familiari e le fatiche della vita quotidiana. Quest’ultimo romanzo narra una storia di fondovalle ambientata in Valsesia (Vercelli), dove La Sesia perde il suo attributo femminile per assumere un maschile della violenza e della brutalità di un mondo incomprensibile.

Un libro diventato oggetto di polemiche da parte dell’Unione Montana Valsesia contro lo scrittore, colpevole di 'scarsa conoscenza della valle' e di averla utilizzata senza rispetto per la sua storia e la sua gente. Cognetti è passato da amico a nemico della montagna in una manciata di secondi, tanto da chiedere scusa ufficialmente sul quotidiano La Repubblica. Ma il libro è un romanzo, non un’inchiesta giornalistica; avrebbe potuto ambientarlo in qualsiasi altra valle dell’arco alpino o dell’Appennino.


Giù nella valle
Paolo Cognetti

Einaudi editore
euro 16

Lo scrittore non ha ceduto alle lusinghe del successo precedente ('Le otto montagne') e continua a vivere in una frazione di Brusson, a 1900 mt. in Valle d'Aosta, in un continuo impegno affinché la modernità non spazzi via l'umanità, in quota o a valle.

I sei racconti che compongono il libro sono ambientati nel 1994, in una cupa Fontana Fredda; è un libro di ritorni. Il ritorno di Alfredo e il ritorno in America. Il romanzo inizia con il racconto di un amore fra un cane femmina e un lupo famelico e violento, anticipando il tema del romanzo: amore, morte e abbandono.



(Boschi della Valsesia - foto da wikipedia)


La storia è quella di due fratelli il cui legame profondo è simboleggiato da due alberi. Luigi, come il larice, fragile e dritto, sceglie di restare ma vuole anche riscatto, compensazione per questa scelta; Alfredo, l'altro, come l’abete, forte e ombroso, sceglie di andare in Canada, fino al Circolo Polare Artico, ma nemmeno nella tundra trova pace.

Il padre, che alla loro nascita aveva piantato i due alberi davanti alla casa, colpito da una malattia irreversibile sceglie di uccidersi. Lui e i figli sono accomunati dall'attaccamento all'alcol, percepito come àncora di salvezza. Vicino ai tre è presente Elisabetta, la moglie di Luigi, una cittadina innamoratasi di lui e dell'ipotesi di una scelta radicale, che escludesse la città, l'impegno politico, la cultura, a favore di un ritorno alla natura.

Tutt’intorno i personaggi della Valle, ruvidi e generosi, maligni e accoglienti, descritti attraverso sguardi, battute e gesti. Il bar è il punto di incontro. Il porto dell'esistenza, l’unico luogo di incrocio di vite parallele, Cognetti sa bene che non si incontreranno mai.



(Nel geopark Sesia Val Grande)


Il libro è breve, ma talmente denso che una volta finito viene voglia di rileggerlo immediatamente. Racconta il modo in cui la natura può riflettere e influenzare le nostre vite; ci ricorda quanto sia importante affrontare le nostre fragilità abbracciare la bellezza ma anche la complessità della vita. Perché delle terre alte non basta decantare le bellezze.

'Giù nella valle' sembra uscito dallo Springsteen di Nebraska, (l'autore li cita nella postfazione) con tutti i nodi, familiari e personali irrisolti, e con la nettezza di immagini lapidarie.




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