In occasione della consegna degli Ambrogini d’oro del 7 dicembre 2020 il sindaco di Milano Giuseppe Sala annunciò l’intenzione di candidarsi per un secondo mandato. Poche settimane dopo era pronto anche il programma. “Beppe Sala punta sulla cultura: tre mosse per il rilancio di Milano” titolava il 22 gennaio 2021 Artribune, la piattaforma dedicata all’arte e alla cultura contemporanea. E nel pezzo firmato da Giulia Ronchi si leggeva: “Una campagna elettorale che coinciderà con un momento molto delicato per la città: quello della tanto auspicata ripartenza che il sindaco, assieme all’Assessore alla Cultura Filippo Del Corno, ha riassunto in una strategia dettata da tre linee guida, in cui la cultura gioca un ruolo chiave. Si dovranno portare a termine i lavori in corso su diversi progetti urbanistici e inaugurare nuovi punti di riferimento della creatività; si dovrà potenziare la “Milano dei quartieri” con distretti culturali diffusi e, infine, rilanciare la capitale lombarda come metropoli internazionale, nuovamente in linea con quella visione cosmopolita che l’aveva caratterizzata nell’era pre Covid”.
A distanza di tre anni gli obiettivi erano stati notevolmente ridimensionati, ma il 4 settembre del 2024 l’agenzia stampa Askanews poteva ancora titolare “Cultura, Sala: obiettivo Beic e secondo Arengario per fine mandato. Confermata idea passerella che collegherà due ali Museo Novecento”.

Oggi che il concorso per la realizzazione della Beic, la Biblioteca europea di informazione e cultura, è al centro di un’inchiesta della procura di Milano che vede coinvolto tra gli altri il presidente della giuria Stefano Boeri e che la progettista vincitrice del concorso per il raddoppio del museo del 900 Sonia Calzoni è al centro di un’altra vicenda giudiziaria per via del terrazzo abusivo realizzato sopra la cappella di San Pietro in Celestino non sappiamo che cosa potrebbe titolare anche la più indulgente tra le testate giornalistiche.
Ma se questo ultimo episodio di cronaca giudiziaria è servito a Maurizio Crozza per costruire un esilarante pezzo su Milano a partire proprio dalla progettista “tutta casa e chiesa”, tragicamente la politica continua a mostrarsi del tutto indifferente agli eventi. Né l’emergenza casa, né l’allarme salari e la fuga dei ceti medi dalla città sono riusciti a causare reazioni appropriate, nel centro destra come nel centro sinistra. A provocare una riflessione non ce l’hanno fatta nemmeno i magistrati della procura con le loro indagini sui cantieri a cui il comune ha reagito col blocco degli uffici dell’Urbanistica. Non stimolano dibattito nemmeno le Olimpiadi invernali tra ritardi, cambi di programma e aumento dei costi (la Regione Veneto ha messo a bilancio altri 143,5 milioni di euro per tutelarsi, per dire). Persino l’esito imbarazzante dei fantasmagorici progetti annunciati, come il villaggio olimpico allo scalo di Porta Romana che sembra un quartiere periferico di una città ai margini dell’impero sovietico, non ha saputo provocare una reazione degna di nota.

La vicenda di San Siro, dell’abbattimento dello stadio Meazza e del tentativo di avviare una mega operazione immobiliare sull’area avrebbe scatenato un pandemonio tra i partiti in altri tempi, ma questa politica non sembra più in grado di reagire a nulla. In questi ultimi due anni abbiamo assistito a un solo e patetico tentativo corale della maggioranza in Consiglio comunale per sostenere il pasticcio del decreto SalvaMilano poi smentito dalla stessa Giunta. Se si escludono poche voci isolate, la politica sembra in uno stato di totale catalessi, nella maggioranza come nell’opposizione.
Eppure non manca poi così tanto alle elezioni, siamo a meno di due anni dalla fine di un mandato forzatamente allungato dalle vicende legate al Covid: bisognerà pure che si comincino a domandare quale città abbiano costruito quindici anni di centrosinistra. Dovranno prima o poi fare i conti con la gentrificazione più spinta, con la crisi dell’ATM e la fine dell’orgoglio per uno dei sistemi di trasporto pubblico più efficienti d’Italia, con l’aumento insostenibile dei prezzi (ma non dei salari), con l’erosione costante dell’offerta di servizi e la scomparsa della voce manutenzione ordinaria, con l’inquinamento a livelli inaccettabili, con il dramma della casa inaccessibile per un numero sempre maggiore di cittadini, con l’esaurirsi dei primati tanto sbandierati in settori strategici come quello nella moda e nel design…

Ma poi tocca anche essere onesti e domandarsi se questa politica ridotta da anni a creare eventi, a inaugurare nuovi edifici e a intestare vie e giardini sia ancora capace di parlare di giustizia sociale, di bene comune, di bisogni e di diritti.