STERLIZIE
E ARCOBALENI
DOLCE MADEIRA
ETERNA PRIMAVERA

(

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Madeira è l'isola delle sterlizie e delle ortensie, delle banane e degli eucalipti. Tutto rigorosamente in salita. Per cantare l’isola di Madeira Lucio Battisti avrebbe dovuto usare il superlativo assoluto, perché qui le discese sono arditissime, proprio come le risalite. Sono così ardite che per passare dal livello del mare (che poi sarebbe l’Oceano Atlantico) ai 1818 metri di quota del Pico do Areeiro, sulla vetta dell’isola, bastano 38 minuti di auto: si ingrana la prima e si tira su, al massimo in seconda, per un bel pezzo, finché non si incontra una fitta foresta di eucalipti, attraversando la quale la pendenza un po’ si attenua e la strada comincia a disegnare qualche curva. Ma poi tranquillo che si riparte testa all’indietro fino in cima.


(Il profilo delle Isole Desertas all'alba, viste da Funchal)

Quanta fretta, ma dove corri? Aspetta che prima ti devo raccontare ancora un bel po’ di cose dell’isola. Perché qui le sorprese e gli effetti wow che fanno stravedere i tuoi follower sui social cominciano a partire dall’atterraggio. Magari già lo sai, ma a Funchal, che è la città capoluogo dell’isola, gli aerei atterrano su un viadotto. Un po’ più largo del solito, forse pure un po’ più lungo della misura media (la pista misura 2.718 metri), ma in sostanza di questo si tratta: un viadotto. I portoghesi hanno infatti costruito la pista dell’unico aeroporto di Madeira piantando una serie di gigantesche colonne a partire dal livello dell’oceano per poi risalire con colonne più sempre più corte, assecondando così le diverse quote del pendio. E queste colonne sorreggono la pista per gli aerei. In mezzo alle colonne, sotto la pista, passano le auto, lungo la principale arteria stradale dell’isola. Un capolavoro di fantasia, oltre che di ingegneria, che si è reso necessario perché qui pianure non ce ne sono, fatto salvo un altopiano dell’interno, decisamente fuori mano per i centri turistici disseminati lungo il perimetro costiero.


(Il laghetto di Monte Palace)

Questo andare di colpo verso il cielo crea un altro effetto speciale mica da poco: se tu arrivi di sera come è capitato a me, svolti un paio di curve fuori dall’aeroporto e ti trovi di fronte gli ultimi rossori del tramonto. E già senti vibrare le corde del cuore. Ma dopo un’altra curva ancora, si spalanca lo scenario più incantevole: la collina sulla quale si arrampica tutta Funchal, dal mare fino al cielo, è tempestata di lucine gialle, fittissime, così fitte da rischiarare il cielo. E questa è l’illuminazione pubblica. Poi ci sono le lucine bianche che illuminano gli interni delle case e insomma alla fine ti sembra di osservare il presepe sulla collina di Manarola - nelle Cinque Terre, dalle mie parti -, però moltiplicato cento. E sopra il presepe, nuvole a quote diverse e di colori diversi rendono tutto il paesaggio in 3D, come capirai meglio da una delle foto che ti propongo qui. Per dirla in breve, “se te piace ‘o presepe”, qui è Natale tutto l’anno.

Un po’ come la primavera. Perché Madeira, come si legge sui dépliant digitali del web, è l’isola dell’eterna primavera. Clima da tropici, pioggia e sole in continua alternanza, nuvole che vanno vengono a volte ritornano, e temperature mai oltre i 26 gradi ad agosto e mai sotto i 14 a febbraio. Certo, se sali in quota si arriva anche sotto zero e lassù sul Pico do Areeiro e sull’altro Pico famosissimo, quello Ruivo, può nevicare persino a marzo.


(Paùl do Mar)

Più del freddo può però il vento che quando soffia arriva con tutta la spinta dell’oceano. E deve essere per questo che nelle piantagioni di banani ogni albero è rinforzato con una gabbia di supporto ben piantata a terra. Perché il banano ha le foglie larghe e il fusto sottile e magari senza stampelle alla lunga rischia di volare via, sotto vento. Le banane di questi alberi col rinforzo antibufera sono minuscole, ma di sicuro più saporite e più sode di quelle che siamo abituati a raccogliere al supermercato sotto casaontenere in effigie almeno un paio di esemplari. Le banane non godono dello stesso privilegio, però sono ben più diffuse: le coltivano ovunque, preferibilmente nel giardino di casa. Parlo di giardino perché le piantagioni non sono mai estese: c’è una casetta e tutto intorno non più di un centinaio di banani rinforzati. E alla fine l’intreccio tra fusti e stampelle è così intricato che mi riesce difficile immaginare come i coltivatori possano penetrare quelle giungle artificiali per raccogliere i caschi maturi.


(Ribeira de Janela)

Nel Mercado dos Lavradores di Funchal le bananite sono a buon mercato. Molti altri frutti invece li paghi a peso d’oro, fino a 40 euro al kg. E i commercianti li espongono sulle loro bancarelle proprio come se fossero gioielli, cercando gli accostamenti cromatici migliori: il verde dell’ananas-banana con il giallo delle goiabas, il verde del mango con l’arancione della papaja, il verde dei mandarini mayagawa con il giallo e il rosso della pytaia. Vietato toccare, sono gioielli deteriorabili. In certi casi è persino vietato fotografare. Perché, mi hanno spiegato, se tutti si fermano a fotografare nessuno si avvicina più per comprare.


(Seixal)

Però al Mercado, che è una delle principali attrazioni turistiche di Funchal, puoi fotografare liberamente i pesci esposti sui banchi in acciaio inox del piano terra. Ci sono soprattutto “espada”, che però non sono pesci spada, perché la spada non ce l’hanno: sono pesci lama, ma del resto tra lama e spada il passo è breve. E poi ci sono orate e dentici, salmoni e tonni, tanti pesci porco e un paio di pesci spada veri. Prezzi modici, qualità garantita dall’oceano lì a due passi.

L’oceano però non procura soltanto il clima mite e il pesce abbondante, ma anche onde alte e impegnative per i più esperti surfisti del globo. Che però io non ho visto all’opera, se non nell’unica spiaggia di sabbia (nera) di tutta l’isola, a Seixal, lungo la costa Nord. Si chiama infatti Black Beach e da lì escono tutti neri, non solo chi indossa la tuta da surf, ricoperti di una impanatura di sabbia vulcanica finissima, un po’ come a Vulcano, però più fredda.


(La Black Beach a Seixal)

Sulla Spiaggia Nera dirupa anche una cascata che è forse la principale attrazione del luogo, persino più della scuola di surf. Moltissimi instagrammer e youtuber abusano di quel breve salto d’acqua, ostacolando le raffinate operazioni tecniche, cavalletto fuoco diaframma tempo di posa, dei photographer old style.


(I faraglioni di Ponta de São Lourenço)

Perché Madeira è anche il paradiso dei fotografi paesaggisti, oltre che degli escursionisti: scogliere a perpendicolo sul mare, basse penisole baciate dal sole delicato dell’alba e del tramonto, le piscine naturali di Porto Muniz e di Seixal, il faro bianco e rosso di Ponta do Pargo, la spiaggia da surf di Paùl do Mar, decine di belvedere (che qui chiamano miradouro) da raggiungere a piedi per scoprire luoghi d’incanto, i faraglioni aguzzi di Ponta de São Lourenço e di Ribeira de Janela assediati da onde arrabbiate di un oceano che si muove anche di notte, non sta fermo mai. Altro che Genova per noi.


(Il faro di Ponta do Pargo)

E poi se sali verso le montagne non puoi fare a meno di fotografare gli alberi giganti e contorti che sbucano sfumati tra la nebbia fatta di nuvole nella foresta di Fanal. Lì c’è un grande prato verde dove vivono... gli allori. Soltanto lì, chissà perché. Però è così: esci da quella valletta, dove vacchette dagli occhi dolci tengono il prato sempre ben rasato, e gli allori misteriosamente spariscono. Il più famoso di questi allori centenari si è guadagnato la celebrità per aver recitato nientemeno che nel 'Signore degli anelli' con il nome di Barbalbero. È quell’albero che nel film di Peter Jackson cammina e parla e che qui dal vivo (e lasciami dire vegeto) è bloccato nel fermo immagine di una marcia trionfale. Molto suggestivo, in effetti, molto adatto al Signore degli anelli.


(Il Barbalbero di Fanal)

Una volta che sei arrivato a Fanal ti devi decidere ad affrontare le vette dell’isola. Si prova, dài, di certo ne vale la pena. Si sale all’alba del giorno dopo, perché il mix tra panorama e luce radente del sole pare che sia uno spettacolo imperdibile. Io però me lo sono perso: piove a dirotto. Mi consola il fatto che non sono il solo. Siamo in mille quassù, al buio. C’è pure la polizia che impedisce di proseguire in auto fino al parcheggio più vicino all’imbocco del sentiero per il Pico do Areeiro, un km più su.


(La piscine naturali di Porto Muniz)

Il Pico mi sarebbe piaciuto vederlo perché in pratica è una scalinata che si arrampica verso il cielo e nel cielo finisce. O meglio, quello è l’effetto ottico che ne risulta. Però piove a pungitopo, ti dicevo, forse sono pure reduce da un covid che mi ha stroncato il fiato per due settimane e quindi rinuncio: vedrò le foto degli altri. Poi la pioggia si ritira e il vento segna il passo, ma la battaglia dell’alba ormai è finita.


(Il Miradouro de São Cristovão)

Certamente meno impegnativa è la marcia nel bosco, a senso unico alternato, attraverso il quale si raggiungono le cosiddette “Levadas 25 Fontes”. Sentiero protetto, come tutti gli altri percorsi escursionistici dell’isola, da parapetti di cavi d’acciaio. Sentiero di oltre due km, a tratti strettissimo e affiancato da una canalina artificiale in cemento coperto di muschio dove l’acqua scorre a una buona velocità. Quaranta minuti di cammino con alcune ripide scalinate di pietra da superare sudando e poi si arriva a un laghetto nel quale si tuffano una cascata e due dozzine di rivoletti (da cui il nome 25 Fontes). Molto pittoresco, però c’è una folla da stadio e ti sembra che tanto ansimare su per il sentiero non sia stata una fatica adeguatamente ricompensata. Zona da selfie mordi e fuggi. Gente che arriva, clic e torna subito indietro.


(Selfiesti a 25 Fontes)

Allora tanto vale ripiegare sul giardino botanico di Monte Palace - che si può raggiungere anche con una modernissima cabinovia ce viene su dal porto - dove sai già che se trovassi tanti turisti non ci sarebbe da stupirsi. Invece i turisti qui non sono una folla smandrappata in marcia, ma sono nel numero giusto. Così ci si può aggirare con calma nei 70mila metri quadrati di un bel giardino romantico tipco dell’Ottocento europeo, con tanto di pagoda e castello, fenicotteri rosa e pesci rossi giganti, piante tropicali e giochi d’acqua, statue e meravigliosi azulejos provenienti dalle più ricche collezioni private del Portogallo. Chi vuole, può tornare al livello dell’oceano a bordo di grandi ceste di vimini dotate di sci di legno che vengono abilmente governate giù per la discesa ripidissima da una coppia di manovratori in abito bianco che si muovono all’unisono con sapienza per evitare di andare a sbattere.


(La pagoda vista mare del giardino botanico di Monte Palace)

Una volta riguadagnata la riva dell’oceano, è l’ora di cena. Per fortuna, c’è una via del centro storico, ancora presidiato da un fortino coloniale, che è tutta un ristorante. Ci sono solo ristoranti, uno dopo l’altro, uno di fronte all’altro. Brevi interruzioni sono consentite a pochi negozi di souvenir. Si mangia bene. Cucina dai sapori mediterranei con influenze brasiliane: carni infilzate nello spadino e pesci arrostiti sulla pietra, patelle e aragoste dai prezzi fuori misura, polpi un po’ meno gustosi dei nostri e tonni delicati ma economici.


(Funchal poco dopo il tramonto)

Madeira, ti dicevo, è sterlizie e ortensie.

Ma è anche archi e arcobaleni. Gli archi sono le volte delle gallerie interminabili e impeccabili della superstrada che collega tra loro le località costiere. Gli arcobaleni invece li vedi ad ogni varco tra una galleria e l’altra. Nascono dal mare o dalle colline, spesso sono doppi, con i colori belli saturi che si stagliano su sfondi di nuvole cupe. Qui piove, là c’è il sole. Là piove e il sole è qui. Sulle colline, nonostante tutti questi arcobaleni, non ci sono folletti e pentole d’oro e ad essere sinceri scarseggiano pure le vigne che dovrebbero garantire la produzione del vino liquoroso, molto simile al Porto, che porta il nome dell’isola e di cui traboccano gli scaffali dei supermercati e del duty free dell’aeroporto-viadotto.


Ecco, questo è lo stratagemma per dirti a sorpresa che siamo arrivati alla fine del viaggio.

Tudo bem, Madeira, obrigado e magari arrivederci.

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