BRUXELLES
E BANKSY
STREET ART
IN UN MUSEO

Una scommessa sul filo del paradosso: un museo dedicato a un’arte effimera come la street art, a un artista che, certo, esiste, ma di cui non si conosce l’identità, con opere ovviamente non originali, la cui riproduzione non è stata né autorizzata né vietata dall’autore. È il museo Banksy, l’ultima novità nel panorama dei musei brussellesi, che ha trovato casa in uno spazio già di per sé molto speciale: un capannone di 900 metri quadri, che era un ex magazzino di tessuti, poi diventato centro di cultura gallego e ora, dopo una lunga chiusura, rinato a nuova vita, in pieno centro, ma in una via un po’ defilata e non particolarmente attraente.



Non appena si entra, si viene catapultati nell’universo di Banksy in cui nulla è ciò che sembra a prima vista e i significati si sovrappongono. Le sue opere, tutte eseguite con la tecnica dello stencil, che permette di realizzarle molto rapidamente sfuggendo ai controlli della polizia e alla curiosità dei passanti, appaiono a un primo sguardo innocenti, quasi infantili. Più le si osserva, però, più le sue immagini si caricano di senso, diventando un inno alla libertà - di pensiero, di espressione, di vita -, ma sempre in un modo che stupisce con un dettaglio inatteso, con un guizzo di genialità che fa la differenza.

Idealista e dissacratore al tempo stesso, Banksy gioca con i segni ricorrendo all’ironia, che spesso diventa vera e propria satira. Cosa può esserci di più innocuo di due silhouettes infantili, un bambino e una bambina, che protendono verso il cielo un palloncino rosso a forma di cuore? Peccato che si trovino in cima a un cumulo di armi…



Dallo stesso spirito antibellico è caratterizzata una delle opere più recenti che mostra una ginnasta ucraina mentre esegue un numero acrobatico in equilibrio sulle mani tra le rovine di un edificio bombardato a Borodjanka.



In tutte le sue realizzazioni si percepisce l’aspirazione a una società più giusta, che non sia indifferente, come l’uomo d’affari con la valigetta contrassegnata dalla scritta “interesse per le persone: 0%”,



ma promuova un cambiamento come quello chiesto dal ragazzo accoccolato per terra, che non vuole soldi, ma “change” (e qui in inglese c’è anche il gioco di parole).



I muri vanno abbattuti aprendo squarci di vita



e per ribadirlo l’artista s’imbarca nel progetto “Walled off”, con un boutique hotel (fedelmente riprodotto nel museo) costruito a Betlemme, che è stato definito “l’albergo con la peggiore vista del mondo”. L’edificio si affaccia sul muro che separa Israele e Palestina, come una sorta di ponte ideale a dimostrare che c’è sempre la possibilità di un’altra via.

L’artista prende sempre posizione e dimostra una idiosincrasia per tutte le forme di indifferenza, partendo dalle piccole miserie del quotidiano (l’abbraccio dei due amanti che in realtà pensano solo a guardare ciascuno il proprio telefonino)


o alle grandi tragedie del nostro tempo come le morti dei migranti in mare.

Il museo di Bruxelles propone anche la riproduzione di un’opera realizzata da Banksy durante la pandemia in una sala dell’ospedale di Southampton, in cui si vede un bambino che fa di un’infermiera con mascherina il suo supereroe abbandonando nel cesto dei giochi Batman e Superman.



L’originale è stato venduto all’asta per una cifra spropositata e il ricavato è stato devoluto quasi interamente all’ospedale che ha conservato anche una copia dell’opera.
Rimane il mistero su chi sia veramente Banksy, probabilmente un cinquantenne inglese, quasi sicuramente di Bristol (dove si trova il maggior numero delle sue opere), ma è possibile seguire le sue tracce in tutto il mondo e soprattutto in luoghi dalla storia complessa in cui il suo messaggio di denuncia o anche semplicemente di invito alla riflessione può avere un maggiore impatto. In Italia, per ora, si trovano due sue opere (la terza è andata distrutta) in due luoghi emblematici per storia, cultura e intrecci umani: una a Napoli (“La Madonna con la pistola”, in Piazza Gerolomini) e una a Venezia (“Il bambino migrante”, sul muro di un canale).



E se la mostra antologica degli stencil dello street artist allestita dalla GoMA (Gallery of Modern Art) di Glasgow chiuderà i suoi battenti il 18 agosto, il museo Banksy di Bruxelles è permanente e vi aspetta. Una ragione di più per visitare la capitale belga…
 

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