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AL PARCO
DI KHAO SOK
MARATONE
IN CERCA
DI AVVENTURE


testo e foto
di MANUELA CASSARÀ
e GIANNI VIVIANI

15 febbraio 2023

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Parco Nazionale di Khao Sok, non l'ottava meraviglia del mondo ma un posto affascinante, da non mancare, se avete tempo e vi interessano le rotte alternative, in Thailandia. Istruzioni per l'uso e il racconto di come stanno le cose, per arrivarci.


La giornata era iniziata male e, causa farraginoso tragitto, proseguita peggio. Perché il beneamato non l'aveva presa bene. Otto ore di, per lui inaspettato, trasferimento l'avevano sconquassato nel fisico e incattivito nell'animo. Vero: mi ero dimenticata di informarlo dei dettagli. A volte mi capita

Vado per ordine. Ci eravamo affidati ad un'agenzia, pagata profumatamente, specializzata nel sincronizzare i passaggi porta a porta, ma non avevo indagato sulle modalità.






Da casa c'erano voluti quaranta minuti di pulmino per arrivare al porto di Nathon, dove, previa assolata fila per imbarcarci, ci aspettavano due soporifere ore di traghetto.

Per la cronaca ci sono due compagnie marittime che operano i collegamenti per Surat Tani. La Lomprayah, con un moderno catamarano superveloce, l'altra, la SeaTran, con un traghetto male in arnese. Indovinate su quale siamo saliti?

Stando all'educato "Per favore non vomitare nel lavandino" affisso in bagno, quel giorno di calma piatta era un bonus.

Sbarcati a Donsak, zavorrati dal borsone, c'eravamo fatti la scarpinata sotto il solleone fino alla lunga fila di anonimi bus la cui destinazione veniva, di volta in volta, comunicata con urla concitate e per lo più inintellegibili.

Nonostante l'agenzia ci avesse marchiato come due "Khao Sok", la perentoria ragazza in uniforme genere guardia giurata ci aveva intimato di salire su quello per Surat Thani. 65 km non previsti e un'ulteriore oretta per farli.

Surat Thani non è che seduca a prima vista, in compenso ha dei songthaw di un blu elettrico metalizzato che fanno la loro bella figura. Per il resto mi è sembrata la tipica città del sud est asiatico, con i fili elettrici aggrovigliati, l'accozzaglia di case architettonicamente discutibili, i muri di quelle più vecchie imbrattati dai monsoni, ma con i marciapiedi e i canali di scolo inaspettatamente molto puliti. Se si è viaggiato in Oriente certe cose si notano.


Senza tante spiegazioni ci avevano fatti scendere davanti agli uffici peraltro dignitosi della Phantip, la suddetta agenzia, ammassati senza nessun riguardo in un antro oscuro, umido e fatiscente, assieme a un numero imprecisato di travellers dall'aria stanziale e rassegnata, in attesa di essere smistati su un pulmino diretto al rispettivo destino. Un limbo che era durato un'altra mezz'ora.

 







Il beneamato compagno di vita e viaggi era entrato in modalità silenziosa. E l'esperienza mi dice che non è mai un buon segno. Nemmeno le due banane per pranzo, l'unica offerta dall'aspetto commestibile comprata sul posto, erano bastate a rabbonirlo.

E dire che lui le adora le banane.

Una volta arrivato il pulmino - e capire che era il nostro, quello per Khao Sok, aveva richiesto un paio di conferme ad un altrettanto paio di addetti con le facce di pietra - c'era stato l'arrembaggio dei più svegli. Ci aspettavano 120 km e, stando al mio navigatore, un altro paio di ore. Ad essere ottimisti. Li avremmo percorsi stipati come sardine.

Seduto su uno strapuntino, accatastato assieme alla valigie e in mezzo alla pipinara, il silenzio del beneamato si era fatto assordante. "Come ti è venuto in mente?" mi aveva sussurrato, inferocito, alla prima sosta. Che avessi fatto il passo più lungo della gamba di due settantenni?







Oh insomma! Come diceva quella poesia di Costantino Kavafis, viatico di vita della mia giovinezza ? "Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada..."

Dopo questo lungo e faticoso preambolo, la vera storia è ancora tutta da raccontare, però quanto sopra ha valenza propedeutica. Morale della favola? un consiglio non richiesto da non sottovalutare, se gli anni sono passati anche per voi. Tre cose bisogna avere in dotazione, quando dopo una certa età si vuole continuare a fare gli autodidatti: sopportazione, capacità di adattamento e... una buona dose di placida rassegnazione.

 

Oooommmmmmmm.
Che per i non iniziati è un mantra sacro, la vibrazione dell'Universo. Dovrebbe indurre alla calma...



(7 - continua)

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