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THAILANDIA
E MARIJUANA
UN ELDORADO
A KOH SAMUI


testo e foto
di MANUELA CASSARÀ
e GIANNI VIVIANI

25 gennaio 2023

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Gran via vai al Fisherman Village, come tutti i venerdì. Ci andiamo noi come centinaia di altri, perché c'è il Night Market. E il Market non è certo un luogo di perdizione. Oltre che per famiglie con paciosi pargoletti nei passeggini e coppie canute e claudicanti, il Village è il ritrovo di una fauna turistica trasversale, per così dire.


Ci si va per mangiare, per comprare qualche dozzinale souvenir, per bere un cocktail o più di una birretta a suon di musica. Non è un posto per strafatti. I più morigerati si accontentano dello sballo da alcool, luci stroboscopiche e decibel spacca timpani di Coco Tam, il beach bar più trendy della costa.


Soffermarsi sul Village è stato casuale. Abbiamo cominciato a far foto per curiosità. Avremmo potuto scattarle a Chaweng, dove già ci aveva colpito la concentrazione di insegne "pentafogliate" e i numerosi banchetti gestiti da materne matrone che, con destrezza, confezionano pozioni personalizzate adescando i passanti.


Dopo una veloce quanto esaustiva ricerca sul web mi si è aperto un mondo; e le immagini rappresentano solo la punta dell'iceberg; se i punti vendita di marijuana sono decine e decine a Samui, quelli dichiarati nel Paese sono cinquemila. Senza contare gli improvvisati, non documentati.

Da quando, nel Giugno dello scorso anno, la Food and Drug Administration thailandese ha tolto la cannabis dalla Categoria 5 dei Narcotici, il business della ganja brevi manu ha preso piede. Di più, è esploso.


Non so se qualcuno si ricorda, ma senza andare troppo lontano nel tempo la Thailandia era lo spauracchio dei fricchettoni girovaghi, dei boccaloni adescati come (a volte ignari) corrieri della droga; un Paese dove solo sei mesi fa, se ti trovavano in tasca qualche grammo di erba venivi messo in galera. E quelle thai sono rinomate per essere particolarmente scarse in fatto di comfort. Poi buttavano via la chiave, specie se eri uno sprovveduto occidentale. Così, tanto per scoraggiare i fresconi. I veri trafficanti, quelli avevano il loro bel daffare, protetto e garantito, al nord, nel Triangolo d'oro, l'incantevole area sepolta nella jungla ai confini con la Birmania, il Laos, il Vietnam. Lassù si coltiva oppio, lo si trasforma in morfina e in eroina; roba pesante.


Un bel giorno, qualche governante con il senso del business deve aver pensato: "Il Covid ci ha messi in ginocchio, il PIL langue. In tanti paesi, per scopi non solo curativi, è già stato fatto... che aspettiamo? Legalizziamo la ganja e risolleviamo Prodotto Interno Lordo e Turismo".

Questo devono aver pensato, sebbene la legge sull'utilizzo per scopi curativi fosse già entrata in vigore nel 2018.Stavolta, però, il governo si è impegnato con il marketing.


Data 11 Giugno 2022, fonte Reuters, "il governo omaggia un milione di piantine di Cannabis nella provincia di Burinam, nel Nord Est del Paese, con la testuale raccomandazione del Ministro della Salute, Anutin Charnvirakul: 'Ora non fumatevela tutta, non ve ne state seduti a casa con il sorriso sulle labbra'. Insomma piantatela e moltiplicatela, fatela diventare un business. Basta registrarsi sull'app governativa: PlookGanja ovvero “coltiva la ganja”. Nel giro di poche ore ci sono stati milioni di download e 300.000 registrazioni. Dopodiché oltre 3000 persone sono state scarcerate dalle patrie galere, per crimini legati all' uso e/o lo spaccio.

 



Non è specificato di quale tipo di ganja si trattasse, non ci è dato sapere e non vorrei entrare in ambito botanico, ma per i non iniziati: ci sono due varietà, la Sativa, quella con gli effetti più curativi, e l'Indica, quella più da sballo. Detto questo, il Governo non poteva essere palesemente sfacciato e ha applicato un numero legale, un tetto di 22 THC per restare nei parametri medicinali. Numero che a spanna, mi verrebbe da pensare, almeno qui a Samui è bellamente ignorato.

Il THC, o tetraidrocannabinolo, e vi sfido a pronunciarlo, è uno dei principali principi attivi della Cannabis, assieme al CBD o cannabiliolo. Il primo ha effetti psicoattivi, mentre il secondo non ha conseguenze psicotropiche. La faccio facile, il THC è molto più divertente. Il CBD è più curativo, influenza muscoli e ossa e il sistema immunitario. Immagino reazioni dissenzienti, in fondo ho accanto il beneamato che non ha mai fumato nemmeno una sigaretta, una che sia una, in vita sua e si schifa dei portaceneri pieni di mozziconi. Chissà perché dio li fa e poi li accopppia, mi domando a volte.



Fra gli effetti dichiaratamente curativi si citano: antidolorifico, anti nausea e inappetenza da trattamenti chemioterapici, anti acne, anti insonnia, neuro protettore, antipsicotico, anti tumorale, anti diabetico e chi più ne ha più ne metta. Ne parla il sito Clinn.it, dal tono esaustivo e rassicurante.


Torniamo in loco, c'è questo posto, "Chi Samui", che lo promuove come salutare stile di vita; un posticino di raffinata eleganza, che mette in menù piattini golosi con nomi evocativi come: Hemmpus (hemp = canapa, da cui un hummus), Chili con Canna (Chili con carne), Weedy Good Lamb (Agnello all'Erba). In cucina la marijuana appare sotto forma di olio, di foglie intere o tritate a mo' di prezzemolo, e fa la sua figura anche nei dessert, che ai miei tempi era poi il modo più tradizionale di consumarla, a parte il fumo. Suona bene l'intrigante "Canna get much better Brownie" come dire: questo brownie (dolce al cioccolato) non potrebbe essere meglio di così. La ritroviamo nei tea per dar loro un certo non so che, e nei cocktail, quasi avessero bisogno di un valore aggiunto... volendo si può pasteggiare a tutta canna, comodamente sdraiati, genere triclinio, su avvolgenti cuscinoni imbottiti, cullati dalle onde e dai garantiti effetti psicoattivi.

 

Cosa si può immaginare di più sibaritico? Per una cenetta sexy, nemmeno più cara di un ristorante normale, il conto è di €20/25 a persona.Che, se vogliamo, in proporzione e' meno di certe dosi da strada. Qualche esempio: una molto decantata pozione detta Banana Split, con un contenuto garantito 23 THC, fatta con il 70% di Indica, e 30 di Sativa, viene descritta come molto gustosa, con un effetto duraturo, ma costa 580 bath, 16 euro. Fare attenzione a non comprarla per i piccoletti pensando che sia un gelato. Idem come sopra per Lemoncherry Gelato e il Mimosa Cake, 450 bath a dose, soprattutto perché le consegnano a domicilio, come la pizza.


In ambedue i casi manco si danno la pena di menzionare i THC. E come non citare Pluto Kush, contro l'ansia e la depressione, che invece li dichiara sfacciatamente: 29 THC, a garanzia di uno sballo cerebrale, euforico e creativo.


Tutto questo alla faccia delle regole, che ci sono: bisogna avere più di 20 anni, non essere "incinti", fumarla in casa o nella propria stanza e "mangiarla" nei ristoranti autorizzati. Ma intanto nessuno controlla. Se però ti beccano sono 750 bath di multa (21 euro circa) e se gli gira ti sbattono in prigione per sei mesi. Le cose, però, non vanno meglio per chi viene sorpreso con una sigaretta elettronica. In Thailandia sono illegali; il governo se ne frega se stai cercando di smettere, multa e persino galera per chi viene colto sul fatto.


Capito? E voi che pensavate di aver fatto una scelta salutista e che la marijuana fosse una droga brutta e cattiva...



(4 - continua)

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