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Anima
in frantumi

La muta esistenza
di una vittima assassina

Una recensione di
DONATELLA CHIAPPINI

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Il pugno nello stomaco arriva subito, all’ora di colazione. Alice Melante, 41 anni, uccide a coltellate con furia efferata e calma piatta il marito Tarcisio. È lei l’assassina, ma è anche la vittima di una violenza stolta, pervicace, continuativa, crudele. Prende il via nel sangue 'Anima in frantumi' (Iacobelli Editore, 18 euro), l’ultimo romanzo di Silvana Mazzocchi - giornalista di lungo corso che negli anni si è occupata di terrorismo, cronaca giudiziaria e molto altro - sbarcato in questi giorni in libreria. L’omicidio (nelle prime pagine) spalanca il sipario sull’abuso psicologico di un uomo-padrone nei confronti della moglie, ma nel dipanarsi della storia (di fantasia) ci s’immerge in una realtà che esiste davvero tra le nostre mura domestiche. Una quotidianità fatta di insulti, sberleffi, dinieghi e vessazioni che interessano il 17,9% delle donne italiane, ammonisce l’Istat. E così il romanzo, che ha in copertina un dipinto di Artemisia Gentileschi, diventa instant book, senza preavviso, senza volerlo.


Anima in frantumi

di Silvana Mazzocchi



Iacobelli editore
17,10 euro

Non esattamente una strenna di Natale e non un giallo. Eppure 'Anima in frantumi' regala folgorante suspense. Riga dopo riga la rabbia monta e cerchi risposte, fiuti le tracce dei perché, rifletti. Finché i nodi vengono al pettine. O meglio i capitoli sciolgono dubbi, confermano una schiavitù domestica insopportabile. Racconta Silvana Mazzocchi pochi terribili “fatti”, episodi che spezzano la vita di Alice dopo lo stupro di Tarcisio: “Non dimenticherò mai il senso di solitudine e il ribrezzo che ho provato”. Ma a chi legge si svela un intreccio in cui l’azione è praticamente inesistente. Prevale, viceversa, l’abisso del silenzio, degli ordini, dei controlli, delle angherie. Alice è una marionetta e la sua vita non ha nulla a che vedere con l’immaginario del suo nome: “Il Paese delle Meraviglie”. Il paese che compare tra le pagine è, al contrario, un posto come tanti, senza identità, senza passato: un non luogo. Come la linea del tempo che si srotola tra le pagine: dall’adolescenza senza amore materno fino allo stupro e ad una età adulta priva di rapporti umani, di sentimenti, ad eccezione dell’affetto che istintivamente prova per i figli, frutto di un matrimonio obbrobrioso.

(Immagine da Pixabay, Alexandra Haynak)



Ci è voluto coraggio e “anche molta sofferenza” (spiega la Mazzocchi) a scrivere un romanzo che prende spunto, nelle sue pieghe oscure, dalle molte storie vere che l’autrice ha conosciuto e condiviso in anni di cronaca. Frammenti di umanità femminile che spuntano, imprevedibilmente, nel carcere dove Alice cerca di ritrovare sé stessa, scrivendo non più di nascosto come ha sempre dovuto. Eh sì, perché è dalla scrittura fluida, intima, profonda che prende corpo 'Anima in frantumi' ed è dallo scorrere leggero della penna sui diari che prende corpo anche l’assassina-vittima. Una parola via l’altra per delineare la sofferenza, i gesti taciuti, le frasi mai dette e ricostruire una personalità fioca, stroncata dalla violenza.

No, il romanzo di Silvana Mazzocchi non ha nulla di natalizio. È un pugno nello stomaco, dicevo qualche riga fa, tuttavia fotografando (in chiave fiction) una delle tante donne-fantasma chiuse in una gabbia-casa ci ricorda della loro muta esistenza. Alice si “riscatta” con l’omicidio del marito in una sorta di legittima difesa in differita, cosa che in genere non accade nella realtà. E paga con il carcere la sua rinascita.




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