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Il verso
di Milano

Immagini, poesie e canti
tra il Duomo e il cielo

Una recensione di
MASSIMO CECCONI

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Prezioso e stimolante, anche grazie all’eleganza della grafica, il libro "Il verso di Milano" propone per immagini e versi una città altera, a volte sfuggente, spesso indecifrabile. Decifrabile invece il sottotitolo, "Un ritratto della città in 80 immagini, poesie e canzoni" che promette quello che poi abbondantemente mantiene: una miniera di storie e visioni. Suggestioni, allusioni e persino illusioni declinate attraverso testi poetici che, come segnalano i curatori, hanno il pregio e la forza di contenere in sè un’estrema sintesi descrittiva e interpretativa.

I curatori Gino Cervi e Giancarlo Consonni, con la fondamentale complicità del fotografo Lorenzo De Simone, propongono una lettura di Milano sicuramente originale, certamente calibrata secondo una scelta di testi e di immagini, mai scontata, lontana mille miglia dalla banalità dell’agiografia. Le immagini, in un lucidissimo bianco e nero, sono di rara essenzialità espressiva e accompagnano, arricchendolo, un viaggio esemplare che permette di riflettere, capire, partecipare.


Il verso di Milano
- Un ritratto della città
in 80 immagini, poesie e canzoni

Fotografie di Lorenzo De Simone
A cura di Gino Cervi e Giancarlo Consonni
Postfazione di Roberto Mutti
About Cities, pp. 203, € 26

L’antologia dei versi propone un ventaglio di poeti tra i più illustri della nostra letteratura del ‘900, per lo più. Tutti loro hanno avuto un rapporto stretto se non strettissimo con Milano, pur non essendo alcuni milanesi di nascita. Quasi scontato qui ricordare Franco Loi, nato a Genova nel 1930 da madre emiliana e padre sardo, ma milanese dal 1937, che per la sua altissima poesia si è addirittura inventato una lingua mutuata dall’idioma assorbito dalle strade e dai cortili di una Milano allora tanto popolare quanto nobile. Ecco la voce di Loi:

"La via Martini la se sügava smorta/
tra i gran silensi di vilett ‘durment/
e, tra l’pissà d’un sû, se scalmanava/
‘na squadra de nariccia mustrulent…".



Correndo il rischio di far torto a qualcuno (ma è più che sufficiente acquistare e leggere il libro per rimediare immediatamente) ricorrono poi, tra gli altri, i nomi di Delio Tessa, Eugenio Montale, Vittorio Sereni, Giovanni Raboni, Elio Pagliarani, Maurizio Cucchi, Luciano Erba, Milo De Angelis, Tiziano Rossi, Umberto Fiori che con Milano hanno avuto un rapporto complesso, spesso complice, mai subalterno però. Non mancano poi poetesse come Vivian Lamarque, Patrizia Valduga o Graziella Tonon che hanno spazio per raccontare con immediatezza la loro Milano. E compaiono, per meritoria lungimiranza dei curatori , anche testi poetici riconducibili a cantautori come Enzo Jannacci, Lucio Dalla, Mahmood, Pacifico e Claudio Sanfilippo che hanno cantato la città con altrettanta forza interpretativa.



A gusto personale, in questa compagnia avrebbe potuto trovare adeguata dimora anche Ivan Della Mea,che di Milano è stato un cantore formidabile per impegno e militanza sociale e politica. Appropriatamente compare anche "Il Riccardo", un testo del 1969 di Umberto Simonetta, conosciuto ai più come una arguta ballata di Giorgio Gaber. Questa testimonianza fa il paio con "Quella cosa in Lombardia" (1960) di Franco Fortini, musicata da Fiorenzo Carpi e malinconicamente cantata da Enzo Jannacci.

Il libro, scandito in capitoli evocativi, non trascura alcun aspetto del rapporto tra Milano e la poesia, da "Paesaggi e luoghi" a "Sogni" viene tracciato un percorso ideale nel quale addentrarsi con fiduciosa consapevolezza della complessità armoniosa, a volte scabrosa o pudica, della materia trattata. Ogni capitolo è introdotto da una nota dei curatori che puntualizza i contesti e le ragioni delle scelte. Le immagini che accompagnano e valorizzano i versi costituiscono un’esplosione di significanze nel loro nitido bianco e nero che il fotografo Lorenzo De Simone ha fissato in anni di appostamenti nelle vie e nelle piazze della città per cogliere momenti, personaggi, luci e ombre di una Milano che si presta a essere interpretata con coraggiosa consapevolezza. Un vero e proprio racconto nel racconto, corollario perfetto di un contesto poetico di altissimo pregio.



Del resto, è un piacere vero dell’animo e della vista percorrere le 200 pagine di "Il verso di Milano" sulle quali, qua e là, ci permettiamo di soffermarci. Da "Crescenzago" (1943) di Primo Levi:

Tu forse non l’avevi mai pensato,/
Ma il sole sorge pure a Crescenzago"

a "E questo cielo contemporaneo" (1962) di Elio Pagliarani:

E questo cielo contemporaneo/
in alto, tira su la schiena, in alto ma non tanto/
questo cielo colore di lamiera"



E poi, il "caos di lingue e colori" di Milo De Angelis, o "L’uomo della Bovisa" di Maurizio Cucchi, o il "gasometro, pèll d’ingüria, vecc, Milan" di Franco Loi. Quasi in sequenza, la Milano dello sport, è cantata da Vittorio Sereni in "Altro compleanno" (1980): "…quando trasecola il gran catino vuoto", per dire dello stadio di San Siro che oggi intendono demolire, e da Giovanni Raboni in "Compleanno" (1955-65): " L’orlo della luce che si flette, degrada" per definire il velodromo Vigorelli. Ed ecco il mondo del pugilato a cui Pacifico dedica "Boxe a Milano" (2009):

" Boxe a Milano./
Nebbia sudava il naviglio,/
freddo in Stazione Centrale".



Come del resto si sa che i poeti di calcio se ne intendono; e se Sereni, Raboni e Cucchi stanno con la Milano nerazzurra, Loi e Jannacci sono di bandiera rossonera. Esemplare per plasticità la doppia pagina 126-127 in cui la lirica di "Indove andò belleza?" (1992) di Franco Scataglini si specchia nella nuovissima Milano dei grattacieli di Porta Nuova. Ogni testo e ogni immagine sono un rimando costante e puntuale di una evoluzione artistica, urbanistica e umana di una città che spesso dimentica di dover fare i conti con se stessa.

E Milano è anche città liquida in senso ampio anche per via dei Navigli, come testimonia Giancarlo Sammito nella sua "Una corsa di nebbia" (1992):

Una corsa di nebbia/
a scaglie bianche/
tra la luminaria tessuta per Natale/
e i suoi riflessi convessi sul naviglio".

Non mancano poi le tematiche sociali più urgenti come in "Vù cumprà" (1996) di Vivian Lamarque in cui:

"Vi abbiamo tolto anche i nomi/
nelle nostre città/
vigilate voi, voi Persone/
che chiamano Vù Cumprà".

"Il verso di Milano" assicura una lettura che va oltre "il bene effimero della bellezza" e l’invito è a calarsi nelle pagine di questo libro che riserva grandi sorprese, senza deludere mai. Quasi una rarità.



Resta da dire dei curatori. Gino Cervi è autore, editor e consulente editoriale. Scrive di sport, ma non solo. Giancarlo Consonni, urbanista e professore emerito del Politecnico di Milano, è poeta tra i nostri maggiori. Persona di cultura e umanità, perfetto nume tutelare per questo viaggio tra la poesia di Milano. Di lui l’antologia propone alcuni brani tra cui abbiamo scelto "Duomo e luna" (2025):

"Nella città addormentata/
Duomo e luna,/
Candoglia e gesso;/
si parlano/
nel silenzio cosmico",

che è proprio un sublime omaggio a questa città. Il volume contiene anche una postfazione ("Piccoli saggi di immaginazione poetica") di Roberto Mutti che commenta l’estro visivo di Lorenzo De Simone. E se servisse un finale a questa veloce scorribanda potremmo chiamare in causa Gian Carlo Testoni e la sua "In cerca di te (perduto amor) (1944):

" Sola me ne vo per la città,/
passo tra la folla che non sa,/
che non vede il mio dolore/
cercando te/
sognando te/
che più non ho…",

laddove si può forse immaginare che chi sola se ne va per la città sia proprio la poesia.




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