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BUON COMPLEANNO UPAS
NAPOLI ALLO SPECCHIO

di GIGI SPINA

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"Ma tu hai saputo che Marina e Roberto sono tornati insieme?"

"Azz… E Filippo che dice?"

"Ma qua’ Filippo, vuoi dire Fabrizio, il marito di Marina!"

In funicolare le voci aumentano di volume, il rumore delle carrucole non riesce mai a sovrastarle; non è la metro, che non sai neanche quando passa la prossima …

“Gesù, Gesù, io lo sapevo che finiva così”.

Si torna a casa curiosi del destino di questa coppia, che non conosci, ma che ti sembra familiare.

Poi si passa per piazza Vanvitelli e capita di incontrare … ma quella è Silvia!? "Ciao, Silvia". Che ti guarda con fare interdetto, poi restituisce il saluto con un sorriso.

In piazza Carità c’è un dehors, che non so come si dice in napoletano. Il proprietario spiega a una coppia anziana dei Quartieri qualcosa sul cibo. "Lo sapete a Guido di UPAS? Ecco, lui…."

Guido di Upas? Strano questo cognome, non sembra napoletano.

E invece più napoletano non si può, perché 'Un posto al sole' (al secolo UPAS) è cominciato a Napoli e dopo che l'hai visto per 6000 puntate hai acquisito anche tu il dono dell'immortalità, perché non è come 'Vedi Napoli e poi …'.

Ora però faccio il bastian contrario, l’intellettuale di sinistra che UPAS, per carità!

"Ci mancava solo UPAS per Napoli; già c’è la contiguità fra alto e basso, fra quartieri e Chiaia, fra Rettifilo e via Petrarca, già è tutto complicato, mescolato, disordinato, approssimativo, e voi ci giocate sopra, ripetete la sera, immancabilmente in orario di cena, quello che uno/a che vive a Napoli deve sopportare di giorno e che uno/a che non vive a Napoli deve subire come una condanna, manco fosse uno sceneggiatore da premio Oscar.

"Ma basta!".

Ma scusate, UPAS è l’unica realtà televisiva che non ha mai parlato di Covid e voi vi lamentate? Mezz’ora di pausa, per fare un bel respiro. Non vi pare una trovata geniale?

Una soap che spesso sembra girata in tempo reale, perché i problemi di Napoli e dell’Italia ci sono quasi sempre tutti, quelli freschi di giornata, anche se solo per un accenno, mentre i figli crescono come crescono gli attori e le mamme invecchiano come invecchiano le attrici, e a volte si traformano anche, diventando irriconoscibili, magari più belli/e - ma non è il Truman show -, anche se ti viene di chiamare Silvia l’attrice che incontri e continui a chiamare Serena Miriam Candurro.

Camorra, ricchezza, droga, genitori/figli, imprenditoria, mare, amori, corna, giustizia, malattie, scuola, vecchiaia: certo, tutti luoghi comuni, come il tocco recente su Procida, capitale della cultura.

Che avete capito? Topoi, luoghi concreti, talmente comuni che ci vanno tutti e sempre: un ospedale, un caffè-trattoria.

Sì, è vero, Villa Palladini è diventato un luogo da visitare, come la casa da nuoto di Montalbano. Mentre il caffè Vulcano non c’è, non cercatelo. Ma se poi ci fosse, in un angolo remoto di Napoli, in alto o in basso? Se qualcuno, volendo imitare l’arte, ne facesse un luogo della vita? Magari con i fondi europei, con una start-up? Nulla è precluso, quando si hanno idee e si cercano i fondi giusti.

E magari ne parla UPAS nella puntata del giorno dopo, e allora davvero il circolo sarebbe virtuoso, perché – e concludo, che mi aspetta la doppia puntata e non essendo in Italia devo vederla su Raiplay, altrimenti quando torno a Napoli e prendo la funicolare non capisco più quello che dicono le persone – ripeto, il circolo sarebbe virtuoso, perché: che danno fa UPAS a Napoli o che grande regalo le fa?

Il resto di niente, si spera senza finale drammatico: una storia che diventa romanzo e viceversa, grazie a registi e sceneggiatori, attori e attrici, a partire dai primi vagiti a finire alle prime smemoratezze o acciacchi.

Insomma : Un Possibile Accadere Semplice.






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