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LA MILANO DI...
GIANCARLO CONSONNI





di Massimo Cecconi

Qual è oggi il suo rapporto con Milano?

Un rapporto che si è costruito in sessant’anni (da quando, nel 1962, mi sono iscritto alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano): un rapporto intenso, anche se col tempo si è fatto problematico. Ho molto amato Milano e l’ho molto studiata. Continuo ad amarla e a studiarla, ma la città ambrosiana è passata dall’essere una città accogliente e sincretica a essere una città selettiva e per certi versi spietata e involgarita.
Vivo tutto questo con disagio e un senso di impotenza. Vedo una città che ha dimenticato le molte, straordinarie figure che hanno contribuito non poco a determinarne la cultura e il prestigio. Ma soprattutto vedo una città che ha perso tratti distintivi della sua anima: l’affabilità e un senso di autoironia che caratterizzava i suoi abitanti.

Giancarlo Consonni.

Perché vivere oggi a Milano?

Perché è l’unica città italiana non provinciale.

Margini di miglioramento…

Nel novembre del 1937 Pier Maria Bardi scriveva: "L’urbanistica di Milano pare ossessionata dal proposito speculativo […] si agisce in funzione della rendita delle aree". Da allora la situazione non è per niente cambiata: si è solo consolidata. Le chiavi dello sviluppo urbanistico di Milano da tempo sono state consegnate agli immobiliaristi. Se i cittadini e l’amministrazione della città non se le riprendono, è difficile che vi siano possibilità di miglioramento.

Un luogo, uno solo, che rende Milano speciale?

Non smette di incantarmi il cortile grande della Ca’ Granda (con il progetto del Filarete perfezionato da Francesco Maria Richini). A fargli da coro c’è tutta la Milano dei cortili sopravvissuti agli scempi del piccone demolitore del ventennio e oltre.

La Ca' Granda

Spazio agli affetti: un ricordo personale che la lega a questa città?

Rispondo con una poesia:

Piazza Sant’Angelo, gennaio 1948

Scricchiola il parquet
ai passi di un bambino
nel silenzio della sala d’attesa
gremita di speranza.

Là fuori impigrisce la nebbia
nelle carcasse delle case
mentre trepida la città ferita
febbricitante di rinascita.

Nella piazza muta
Francesco parla agli uccelli
e a sor’aqua
pretiosa et casta.

(Pinoli, Einaudi, Torino 2021)


La sala d’attesa è quella dello studio di un medico specialista in chirurgia vascolare a cui si affidò, senza risultati, mia nonna Milina (Emilia). Lo studio medico era situato a Milano in via della Moscova in uno stabile prospiciente piazza Sant’Angelo. Vi arrivammo in un sidecar (Guzzi), guidato da mio zio Marino, con il sottoscritto di 5 anni in braccio alla malata. In piazza Sant’Angelo è presente un complesso monumentale realizzato nel 1927 dallo scultore Giannino Castiglioni (padre di Livio, Piergiacomo e Achille, noti designers): una fontana ottagonale in pietra su cui si affaccia una statua in bronzo raffigurante San Francesco che si rivolge agli uccelli. Ho sempre ricollegato quella scultura a una componente della società milanese che in parte resiste e che è all’opposto della Milano dei bauscia (che oggi si esprime anche in una edilizia arrogante e insulsa, a cominciare dai grattacieli sorti negli ultimi vent’anni).

Un piatto della cucina milanese assolutamente da assaggiare?

La cassoeula.

Sfatiamo una leggenda? Milàn l’è un gran Milàn?

Milano è sempre stata una piccola città che ha potuto diventare importante grazie al rapporto intenso e articolato con l’hinterland.
Anche per questo rapporto, Milano ha potuto essere una città complessa, ricca di iniziative e risorse intellettuali capaci di rinnovarsi.
Manca però un governo metropolitano in grado di valorizzare questo rapporto e di affrontare i molti problemi che interessano un territorio esteso e un numero di abitanti che si aggira sui 7 milioni. Milano che si rinserra nei privilegi delle sue parti centrali è una piccola Milano, incapace di visione e di dare un futuro alle giovani generazioni.

In una parola sola: Milano è…?

Una promessa da tenere viva.





Giancarlo Consonni
Giancarlo Consonni (Milano, 1943) è poeta, pittore, urbanista e fotografo. È professore emerito di Urbanistica del Politecnico di Milano. Dirige l'Archivio Piero Bottoni che ha contribuito a fondare.
Tra i suoi saggi sulla metropoli milanese: (con G. Tonon) 'La terra degli ossimori. Caratteri del territorio e del paesaggio della Lombardia contemporanea', in Aa. Vv., 'Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità a oggi. La Lombardia', a cura di D. Bigazzi e M. Meriggi, Einaudi, Torino 2001 , pp. 51-187; (con G. Tonon) 'Milano, la questione metropolitana', in "Archivio Storico Lombardo", dicembre 2020, pp. 41-65; 'Milano 1923-1963. Tre guerre contro la misura dialogica', in "ACME. Annali della Facoltà di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Milano".



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