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LA MILANO DI...
LIONELLO CERRI





di Massimo Cecconi

Qual è oggi il suo rapporto con Milano?

Riconoscenza e connessione. Contrariamente a qualche anno fa, oggi mi piace vivere a Milano. Ci sto bene. Ovviamente, le attività di cui mi occupo in un altro luogo non sarebbero possibili. Conoscere i cittadini milanesi ci avvantaggia. Soprattutto in questi ultimi dieci anni, non solo dal punto di vista politico, apprezzo la dimensione di una città che in qualche modo mi appartiene.

Lionello Cerri.

Perché vivere oggi a Milano?

Sono nato a Milano ma alcuni anni fa sono andato a vivere fuori città. Poi sono ritornato a vivere in zona San Vittore, ottimo quartiere. Ora vivo nei pressi della Stazione Centrale, in via Benedetto Marcello, in una situazione completamente diversa: una zona multietnica, molto interessante, molto viva. In quartiere ci sono ancora i negozi di prossimità e le botteghe degli artigiani dove puoi ritrovare anche vecchi mestieri. Oggi vivere in questa realtà, dove certo non mancano problematicità, è molto stimolante. Poi Milano è una città che si presta a essere girata a piedi, ha la giusta dimensione. A Milano, un tempo, gli sceneggiatori cinematografici “trovavano” storie andando in tram ad ascoltare la gente. Ora, che abbiamo superato gli anni orrendi della Milano da bere, mi sembra che si sia ripreso il gusto di parlarsi, di stare insieme e di passare il tempo libero con persone che condividono le tue stesse passioni. Mi sembra che si sia ritornati a livelli di vita più veri, più popolari. Le contraddizioni e i problemi continuano a esistere, non sto certo raccontando l’Eden, ma credo che ora ci sia la voglia di affrontarli e risolverli con uno spirito diverso.

Margini di miglioramento…

Senza dubbio ce ne sono. Il fatto di vivere in una città molto attiva per quanto riguarda gli investimenti finanziari fa sì che soprattutto i giovani facciano molta fatica ad affittare o acquistare una casa. Bisognerebbe contenerne i costi. La presenza quotidiana di persone che vengono a lavorare da fuori città a cui bisogna offrire servizi. Occorre lavorare ancora sul verde pubblico e il traffico, che anche per conformazione della città rimane un problema da risolvere, anche per le cattive abitudini dei cittadini. Sono invece soddisfatto della grande proposta culturale che la città ha da offrire. Ovviamente, per il lavoro che faccio, vorrei venisse sempre di più ampliata, ma ho l’impressione che si stia andando nella giusta direzione.

Un luogo, uno solo, che rende Milano speciale?

Difficile se non impossibile rispondere, ce ne sono tanti, però se devo proprio dirne uno penso alla BAM (Biblioteca degli Alberi) e al Bosco verticale che, anche se sono frutto di un business legato all’edilizia, sono luoghi significativi per la nuova Milano e hanno collegato una parte periferica della città al centro, tenendo conto che fino a trent’anni fa erano spazi verdi incolti. Mi piace poi pensare al futuro, per esempio alla costruzione del nuovo Museo della Memoria che troverà spazio sui Bastioni di Porta Volta in continuità con il palazzo che ospita la Feltrinelli. Spero che diventi un luogo molto importante per la città.

La BAM

Spazio agli affetti: un ricordo personale che la lega a questa città?

A Milano sono nato e per me rappresenta una concretezza, non un’idealità. Questa peculiarità di Milano io non la ritrovo in altre città come, a esempio, Roma, pur essendo stupenda. Venti anni fa chi si occupava di cinema doveva andare per forza a Roma; pur andandoci quasi settimanalmente per lavoro, non ho mai pensato di trasferirmici e sono contento di essere rimasto a Milano.

Un piatto della cucina milanese assolutamente da assaggiare?

Purtroppo non la mangio molto spesso, però la cassoeula…a pari merito con la cotoletta.

Sfatiamo una leggenda? Milàn l’è un gran Milàn?

Di testa sì, ma anche di fatto. Il problema è che bisogna togliersi di dosso questa fama di grandeur, essere più concreti, per “fare” e non solo “pensare”.

In una parola sola: Milano è…?

Sperimentazione.





Lionello Cerri
Milanese, Lionello Cerri proviene da un’esperienza di organizzatore di eventi culturali. La sua eclettica formazione cinematografica ha inizio nel 1979, anno in cui comincia a lavorare nell'esercizio, fondando insieme ad altri soci il cinema Anteo che in tutti questi anni di attività ha ideato, cresciuto e continua a dirigere. L’idea di sala cinematografica che ha preso vita con Anteo, poi diventato Anteo spazioCinema, era quella di uno spazio polivalente nel quale far vivere momenti di cinema, ma anche concerti, cultura, proposte di qualità che non trovavano attenzione altrove, tenute in scarsa considerazione dai normali circuiti. Per questo sempre di più, nella sua concezione polifunzionale, oggi Anteo spazioCinema accanto alla “classica” proiezione dedica numerosi spazi alla cultura, con la volontà di avvicinare la cittadinanza al cinema, anche attraverso vie meno convenzionali, come incontri con i registi, rassegne, proiezioni in lingua originale, con lo scopo di valorizzare la sala come luogo di incontro, di scambio e condivisione. Anteo Palazzo Del Cinema nel 2017 riceve il premio per Migliore imprenditore dell’anno da Europa Cinemas, rete europea di più di 3000 schermi. Oggi, oltre alle sedi di Milano di Palazzo del Cinema, City Life e Ariosto, è presente a Monza, Cremona e Treviglio e porta avanti l’attività nel settore da oltre 40 anni. Nel 1994 fonda, assieme ad alcuni soci dell’Anteo, Lumière&Co., casa di produzione cinematografica e società di servizi per lo spettacolo, che ha dato avvio alla produzione di numerosi film e documentari, ricevendo premi e riconoscimenti tanto nel contesto italiano quanto in quello europeo.



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