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LE MONTAGNE
MALEDETTE
E LE GOLE
DI RUGOVA

Il massiccio, al confine tra Kosovo, Montenegro e Albania, chiude a sud le Alpi Dinariche. Passeggiare in quest'area pare fosse proibito fino al 2002, quando un gruppo di escursionisti intraprese una spedizione per raggiungere la cima. Da allora hanno cominciato ad attrarre alpinisti da tutto il mondo.

di GABRIELLA DI LELLIO

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Fine maggio in Kosovo, primo viaggio dopo la pandemia. Non c’ero mai stata, un ottimo motivo per andare. Il paese, che ha una superficie paragonabile a quella dell’Abruzzo, è compreso in un grande altopiano al centro e ad est, ma la parte ovest è completamente montuosa. Le Montagne Maledette (Bjeshkët e Nemuna in albanese, Prokletije in serbo), nella regione occidentale di Rugova, si trovano al confine con il Montenegro e l’Albania e chiudono a sud la catena delle Alpi Dinariche.

(L'inizio della valle di Rugova)

Gjeravika (2656 mt) è la vetta più alta del Kosovo e la seconda delle Dinariche. Passeggiare in quest'area pare fosse proibito fino al 2002, quando un gruppo di escursionisti provenienti dal Montenegro intraprese una spedizione per raggiungere la cima. Da allora le Montagne Maledette hanno cominciato ad attrarre alpinisti da tutto il mondo. Il massiccio di Hajla, parecchie montagne che superano i 2000 mt, forma parte dei 25 km delle Gryka e Rugovës, o Gole di Rugova, a 70 km da Pristina, la capitale del Kosovo.

Le Montagne Maledette sono chiamate così per la loro asprezza sulla base di alcune leggende e del folklore. Dominano la città che in Albanese si chiama Peja e in serbo Peć. La natura è vergine perché le vallate sono ancora poco note ai viaggiatori. È ricca di grotte, cascate, laghi glaciali e vette, e ha una fauna di linci, orsi, camosci, caprioli e volpi.

(Hajla Piks, sulla destra del canyon di Rugova)

Sono stata nelle Gole di Rugova accompagnata da Dardan Luta, un grafico di professione originario del luogo, ex rocciatore e appassionato di montagna, e con suo padre Zejnullah Luta, detto Zena, ingegnere in pensione ed attuale presidente del club della montagna kosovara. Dalle Gole, create dall'erosione dell'acqua e dal ritiro del ghiacciaio di Peja, si accede alle montagne che dividono il Kosovo dal Montenegro. Le Gole hanno una lunghezza di 25 km e una profondità fino a 1.000 metri. Nel 1985 sono state dichiarate monumento protetto del patrimonio naturale per il loro valore geologico, idrologico, speleologico e botanico e per il paesaggio spettacolare.

(Dardan Luta)

Le gole iniziano a restringersi a circa 3 chilometri da Peja e per i successivi 6 chilometri, formando una valle ripida: da un lato il fiume, dall’altro la parete rocciosa. All’imboccatura si trova il luogo più sacro della Chiesa Ortodossa Serba: il Patriarcato di Peć.

A mano a mano che si va avanti si scopre un meraviglioso susseguirsi di cascatelle e il fiume Lumbardhi affianca la strada stretta da percorrere per salire, a malapena un varco tra le pareti di roccia di un calcare grigio scuro; in cima, sul lato est e sul lato ovest delle gole, piccoli villaggi di pietra e legno abitati durante i mesi estivi. Ogni punto è un bel vedere. La strada è lunga e tanta, ma ne vale la pena. Ci sono diversi itinerari da percorrere, vie ferrate per arrampicare e punti in cui si può fare un bagno nel fiume o una sosta nei prati. È semplicemente stupendo.

(Il fiume Lumbardhi)

(Cascate nelle Gole di Rugova)

Durante il conflitto del 1999 le Gole di Rugova e l’area montuosa nei dintorni della città di Peja/ Peć davano rifugio ai guerriglieri dell'UÇK (Esercito di Liberazione del Kosovo). Lungo la parte centrale delle Montagne Maledette c'era un confine militare con il Montenegro. Per questo motivo erano montagne proibite e solo i soldati che proteggevano i confini potevano ammirarne le vette.

(Un ponte sulle Gole)

Una volta, chi si avventurava in questa valle aveva sempre un fucile a tracolla, perché essendo zona di confine erano molti i contrabbandieri e i banditi. È terra di highlanders (montanari), che secondo tradizione indossavano un turbante bianco che veniva aperto e usato, in caso di morte per conflitto a fuoco, come lenzuolo per coprire il cadavere del proprietario.

(La Valle vista da Ligeni-Rugove)

Le Montagne Maledette sono una delle ultime aree d'Europa non ancora esplorate a fondo. La segnalazione dei sentieri con la vernice bianca e rossa è recente. In realtà per l’escursionista di oggi il pericolo più grande è il colpo di calore nelle ore assolate: l’estate kosovara, calda e secca, ha temperature che superano spesso i 35 gradi. Il Kosovo non ha un Ministero per il Turismo, le cui responsabilità sono assegnate al Ministero della Cultura, dei Giovani e dello Sport. Ospita due soli parchi nazionali ai quali non è stato assegnato personale, entrambi istituiti nel 2012, ai confini dello stato, nei pressi delle città di Peja, Gjakova e Prizren.

(Il Patriarcato ortodosso di Peje)

Rugova è una regione adatta per l'escursionismo, lo sci, l'alpinismo e il parapendio. È stata classificata come il quarto centro più importante per gli sport invernali dalla Federazione Internazionale di Sci (ISF). Nell'aprile 2013, Peja ha vinto il premio “Tourism for Tomorrow” per il progetto “Peaks of the Balkans”.






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