Quando da bambina trascorrevo i mesi estivi in casa degli zii a Villetta Barrea, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, il problema della fauna selvatica in strada non esisteva. Sembrava che ogni cosa fosse al suo posto. La natura era intatta e gli animali più schivi. Negli anni successivi tutto è cambiato, anche nelle zone del Parco. La pandemia ha fatto il resto.
Negli anni Settanta nel territorio di Civitella Alfedena, a un paio di chilometri di distanza da Villetta Barrea, furono reintrodotti i cervi. Si erano estinti a causa del bracconaggio. Se per il Parco il cervo è un importante rappresentante della fauna selvatica, per i cacciatori è selvaggina.
Oggi a Villetta Barrea è facile imbattersi in cervi e cerbiatti senza doversi spingere a quote alte. I primi anni si potevano vedere nel campeggio Natura di Villetta Barrea, al di là del fiume Sangro, dove le femmine partorivano a primavera avanzata (fuori stagione per il campeggio) riuscendo a nascondere i cuccioli nell’erba alta per poi allontanarsi per nutrirsi. Poiché i lupi continuavano ad avvicinarsi, i cervi superarono il fiume e le femmine iniziarono a partorire negli orti e nei giardini del paese.
Di solito il parto è di un solo cerbiatto e la loro vita in natura si aggira intorno ai 15 anni. I cervi, di norma, sono diffidenti nei confronti degli umani e non si fanno avvicinare, anzi, appena ne avvertono la presenza si allontanano a grandi balzi. Questo è ciò che fanno tutti tranne Oreste, il primo maschio confidente, ormai scomparso. Oggi girano in paese i suoi discendenti.
Sophie Colantoni, francese di origine, è una accompagnatrice di media montagna, una delle guide del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. È tornata a Villetta Barrea nel 1984: era il paese di origine del padre, e ancora non esisteva questo stretto contatto tra il cervo e l'uomo.>
"Vicino al paese", racconta, "sulle rive del lago, vive un piccolo insediamento di cervi. Il pioniere fu Oreste, chiamato così dagli abitanti del luogo perché nacque nel giardino di Don Oreste. Un cervo un po’ sfrontato che, nonostante l’età, ha continuato a vivere intorno alla Villa Comunale. Era l’inizio del 2000 e con lui c’erano altri due maschi, Nandino e Don Giustino. Ora non ci sono più (i nomi dei cervi si riferiscono ai notabili del paese proprietari dei giardini in cui sono nati). Sono state tante le imprese che si ricordano di Oreste. Una volta rimase incastrato con il palco nelle luci dell’albero di Natale della piazza del paese, come una renna di Babbo Natale; in altre occasioni è stato trovato fuori dall’ufficio postale, al mercato in pieno giorno o a mangiare le mele raccolte e riposte nelle ceste di case private". Anche se la storia può far sorridere, ha rappresentato un problema per l’animale e per le persone.
Nel 2012 Oreste fu catturato e condotto nel Centro di recupero animali selvatici di Pescasseroli. La vicenda suscitò la protesta dei bambini di Villetta che scrissero una lettera alla direzione del Parco grazie alla quale l'animale fu rimesso in libertà nella zona selvaggia della Cicerana, a nord di Pescasseroli.
Come tutti gli animali confidenti, rimase poco in montagna e tornò a Opi dove, dopo poco, fu nuovamente catturato. Al nuovo rilascio in natura, preferendo di gran lunga brucare l’erba lungo il fiume Sangro, tornò direttamente a Villetta Barrea, dove fu accolto come cittadino onorario fino alla sua morte per cause naturali.
Oggi in paese passeggia la prole di Oreste e degli altri pionieri. "La maggior parte dei cervi", spiega Sophie, "vive nelle zone limitrofe. Ma ci sono una decina di femmine che cercano un posto nei giardini dove partorire. I villettesi hanno dovuto recintare gli orti e le aiuole perché i cervi sono erbivori e mangiano tutto ciò che è erba, comprese le gemme, i fiori e i tulipani, più zuccherini, e saltano su quello che viene piantato negli orti. Da 50 cervi reintrodotti oggi ce ne sono migliaia in tutto il territorio e all’ingresso di Villetta Barrea si è reso necessario introdurre una cartellonistica di riduzione della velocità per l’attraversamento degli animali."
"Ci sono tante persone che si spostano in massa per vederli", prosegue Sophie, "ma questi animali non sono abituati a grandi affollamenti. In estate si fermano anche 30 o 40 macchine insieme per scattare foto da molto vicino o per dare da mangiare quello che non si dovrebbe, come crackers o pane. In questa situazione i guardiaparco sono chiamati spesso ad intervenire; si tratta sempre di fauna selvatica e le reazioni potrebbero essere imprevedibili. Bisogna tenere a mente di non offrire cibo e di tenersi a distanza. Sicuramente”, conclude Sophie, "sarebbe stata utile un’azione di dissuasione verso le femmine di cervo che iniziarono a partorire nei giardini, visto che oggi, in paese, ci sono più cervi che bambini."
Ma non sono i cervi gli unici animali che si possono incontrare. Qualche giorno fa, sempre a Villetta Barrea, è capitato un incontro inconsueto per la zona ma frequente nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Si tratta di un orso con un atteggiamento curioso che si è affacciato da un muro di contenimento. Alle sue spalle una folta boscaglia che probabilmente fornisce all’animale un ambiente migliore per vivere. E anche nei suoi confronti sono raccomandate prudenza e discrezione.