VINO BIANCO
E BOLLICINE
LA GEN Z
BEVE INSIEME

di ILARIA GUIDANTONI

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I giovani italiani della Generazione Z si avvicinano al mondo del vino sempre più come esploratori di esperienze. Bevono vino con curiosità e, in generale, senza eccessi. Lo scelgono per condividere momenti con amici e famiglia, più che per ostentare uno status; e sono attratti da elementi come la certificazione d’origine, la provenienza, la qualità e la sostenibilità. È questo il ritratto che emerge dalla ricerca “Il vino e i giovani italiani: abitudini, acquisti e percezioni”, presentata durante la celebrazione annuale degli alunni eccellenti IULM, IULM Alumni Day, promossa dal Centro di Ricerche di Neuromarketing IULM, diretto da Vincenzo Russo, Professore di Psicologia dei Consumi e Neuromarketing.

La ricerca ha coinvolto un campione di 800 giovani italiani, e è parte di un osservatorio permanente dedicato a comprendere i comportamenti di consumo delle nuove generazioni che ha insieme un obiettivo scientifico e divulgativo, nonché di supporto per le imprese che vogliono intercettare questi target in evoluzione. La Generazione Z - dice ancora la ricerca - mostra curiosità per nuovi gusti e un forte interesse per le esperienze in cantina, dove degustazioni e format immersivi trasformano il consumo in un momento di socialità e scoperta. Gli under 25 rivelano inoltre grande attenzione al packaging sostenibile. Ma soprattutto vogliono bere qualcosa che racconti una storia perché il vino rappresenta più un’esperienza da vivere che un prodotto.


(foto Max Dormann da Pixabay)


I risultati offrono naturalmente indicazioni concrete per il mondo del vino: il modo in cui la Gen Z sceglie, acquista e vive il prodotto può orientare strategie di comunicazione, packaging, enoturismo e offerta esperienziale. I giovani - è ancora la tesi dei ricercatori - cercano autenticità, sostenibilità e occasioni di scoperta, secondo un racconto coerente con i propri valori e stili di vita. Nello specifico, in un mercato del vino in crisi il linguaggio e la comunicazione diventano leve per risvegliare i consumi e rappresentano pertanto un’indicazione importante per le aziende. La contrazione dei consumi tra i giovani dovuta anche all’innalzamento dei prezzi e l’esigenza di rinnovare l’immagine sono fattori che contraddistinguono ad esempio anche il mercato francese, che è già corso ai ripari.

Un problema può diventare un’opportunità: i giovani infatti non si stanno allontanando dal vino ma lo reinterpretano in modo meno rituale e più conviviale, emozionale. In questa cornice l’Università IULM ha lanciato anche ufficialmente il progetto “IULM Alumni Ambassador”, iniziativa ideata per valorizzare, connettere e dare visibilità ai percorsi professionali dei suoi ex studenti. Un vero e proprio network di Alumni protagonisti nel mondo del lavoro, che diventano ambasciatori dei valori e della qualità formativa dell’Ateneo. La prima edizione del progetto raccoglie oltre 200 profili di successo, scelti dal Comitato Direttivo dell’Associazione IULM Alumni in base a criteri di merito e impatto professionale, con l’obiettivo di raccontare il legame concreto tra formazione accademica e carriera. In questa cornice si terrà lo Champagne|Forum, il primo evento educational sullo champagne. Il programma convegnistico dell’evento, articolato in due panel – “Champagne: da terroir a brand” e “Champagne: Road to 2050” – esplora l’evoluzione dello Champagne da prodotto iconico a brand culturale e sostenibile, affrontando temi come la responsabilità sociale, il turismo esperienziale, la digitalizzazione e l'intelligenza artificiale.



Tornando al vino e la Generazione Z emerge che i giovani sono curiosi ma (ancora) poco esperti. I consumatori abituali sono scesi al 41%, mentre quelli occasionali sono aumentati del 30% e si beve in generale meno e meglio. Parallelamente cresce l’interesse per aperitivi e vini acquistati online, con l’e-shopping in costante evoluzione. In questo scenario, la Generazione Z emerge come il segmento più dinamico, attratto dalla scoperta di nuovi gusti e da esperienze di consumo più sociali e partecipative. I più giovani si dimostrano interessati alla scoperta di nuovi gusti, ma non ancora esperti. Il livello di conoscenza dichiarato si attesta infatti, secondo lo studio, su un valore di 3 su 6. La cantina viene percepita come luogo ideale di apprendimento e coinvolgimento, rendendo le degustazioni guidate e gli eventi in presenza un driver decisivo per intercettare questo target.

I vini più amati dai giovani sono i bianchi e le bollicine, scelta che riflette un consumo più leggero, informale e conviviale, coerente con lo stile di vita della Gen Z. Per i giovani under 25, il vino è soprattutto un’esperienza sociale: il 67,7% dichiara di consumarlo in compagnia di altre persone, il 45,3% fuori casa (tra ristoranti e locali) e il 34,4% durante i pasti. Il vino diventa così un simbolo di relazionalità e condivisione, più che uno status symbol. Fattori premianti sono la sostenibilità, il packaging e l’autenticità. La sostenibilità in particolare è un tema centrale per la Gen Z: il 59% dichiara un grado ‘buono’ di interesse, l’8% un ‘elevato’ interesse; e per oltre il 75% queste tematiche influenzano in modo rilevante le scelte di acquisto. Anche la confezione gioca un ruolo fondamentale: ‘importante’ dal 46% e ‘molto importante’ dal 49% degli intervistati.


(Un momento dello Champagne forum)


Guidano i comportamenti di acquisto esperienze dirette e degustazioni (49%), contatto personale con il produttore (27%), comunicazione e intrattenimento efficace (14%). Il digitale è stato analizzato in relazione al canale di acquisto: l’e-shopping del vino è in crescita e si conferma una modalità sempre più diffusa anche tra i giovanissimi. In parallelo, l’esperienza digitale prepara e completa quella fisica, con l’interesse per eventi, degustazioni e visite in cantina che si rafforzano come momenti di scoperta e socialità. In conclusione “la Generazione Z non cerca il vino come status, ma come esperienza autentica.” – afferma il Prof. Massimiliano Bruni, responsabile dello IULM Wine Institute. “Per questi giovani, il consumo è un atto identitario, guidato da valori come sostenibilità, verità e inclusività. Il vino diventa rilevante quando riesce a raccontare una storia, a connettersi con il territorio e a offrire momenti di scoperta. Le aziende devono ripensare il modo in cui comunicano: non basta più il prodotto, serve un ecosistema narrativo che integri digitale, esperienziale e sociale.”





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