24 giugno 2023

BUSSETO E VERDI
RICORDI D'EPOCA
"QUEL MAESTRO DISTANTE
BURBERO E GENEROSO"

di VITTORIO TESTA




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“Mio nonno Riccardo Azzolini, chiamato ‘Cadén’, nato nel 1861....” Riccardo Napolitano è figlio del preside Almerindo - una figura storica, e autore di un libro sulla Busseto d’antan. Riccardo è stato per anni uno dei bussetani più attivi nel culto del grande Roncolese, partecipe nell’organizzare il Concorso Voci Verdiane, il Verdi d’Oro, e presidente degli “Amici di Verdi”.

Sono in molti a sollecitarlo a scrivere un libro che raccolga le sue vaste ricerche sui luoghi e i personaggi. Ma, bussetano al duecento per cento, cocciuto bastian contrarissimo, punta i piedi. “Un libro? Ma no, a chi vuoi che interessino i miei ricordi?!”. Già, detto così sembra che gli si chieda un testamento… Incrociamo le dita e muniti di strumenti estorsivi lo cingiamo d’assedio.


Suo nonno materno, Riccardo Azzolini, classe 1860, detto ‘Cadén’, era impiegato al Comune di Busseto come “Portiere Municipale” con tanto di divisa e berretto recante la sigla PM, conobbe bene Verdi…


“Sì, in qualità del suo ufficio, era la prima persona che si incontrava all’ingresso del Municipio e che dava indicazioni a chi e come rivolgersi. E aveva anche l’incarico di consegnare a domicilio i telegrammi, a quei tempi unico strumento veloce, non essendo ancora in funzione il telefono. Sicché andava spesso a Sant’Agata, a Villa Verdi, a consegnare i telegrammi destinati al Maestro”.


Da Busseto alla Villa sono cinque chilometri, usava la carrozza?


“Macché… Usava il mezzo di trasporto allora più utilizzato, cioè un’esortazione, “gambe in spalla” e camminare. Per questo servizio aveva diritto a 5 centesimi di ricompensa. Una volta, Verdi gli dà 10 centesimi. Il nonno: “Maestro, non ho il resto da darle”. Verdi, con fare bonario: “Vai vai, baloss, non preoccuparti”. Passano due settimane e c’è nuova consegna. Verdi riceve il telegramma, sorride al giovane Cadén, che si aspetta i soliti 5 centesimi. Ma Verdi gli elargisce soltanto un sorriso e lo saluta rapidamente: “Va bene, baloss, grazie, ciao. Ti ricordi, no?, che la volta scorsa ti ho dato 10 centesimi? Dunque siamo a posto”.




Cinque centesimi della lira del 1870 valevano quanto 80 centesimi di nostri euro. Il pane costava mediamente 1 lira e trenta. Non proprio generosissimo il Genio Roncolese… Alt! Scatta la difesa d’ufficio…


“Diciamo che era burbero, d’altra parte ricordiamoci che Verdi da ragazzino andava e veniva da Busseto alle Roncole a piedi, e scalzo per non consumare le scarpe. Oltre al testamento, che è una ‘summa’ della sua prodigalità, ci sono molti episodi che testimoniano la sua generosità. Uno tra i tanti mi venne raccontato da un vecchio amico, che era anche lontano parente di mia madre, Bruno Tosi, morto più che novantenne una ventina di anni fa, per lunghi anni tesoriere della Associazione “Amici di Verdi”. Raccontava che suo nonno, contadino alle dipendenze di Verdi, aveva poi ottenuto da lui un appezzamento di terreno in affitto, probabilmente a mezzadria.


Al termine dell’anno agrario, fissato nel giorno di S. Martino, 11 novembre, si dovevano regolare i conti dell’annata e quindi il mezzadro doveva versare al proprietario il prezzo concordato nel contratto. Ma la stagione quell’anno era stata pessima: siccità, grandinate, intemperie avevano rovinato i raccolti e il risultato economico era stato disastroso. Il mezzadro comunque si presentò correttamente a Verdi per spiegare i motivi per cui non era in grado di far fronte all’impegno assunto, ma trovò dall’altra parte la inflessibilità del Maestro nel chiedere il rispetto del contratto e quindi il versamento di quanto dovutogli, intimando al mezzadro di fare quanto necessario a breve termine.

Il poveruomo fu quindi costretto a ricorrere a prestiti o altro per poter raccogliere il denaro necessario, con grande fatica e impegno, e infine tornò da Verdi per regolare il suo debito. Raccontò quanto aveva dovuto faticare per mettere insieme il denaro, ma il Maestro non sembrò essere interessato al racconto e chiese al mezzadro di mettere sul tavolo quanto aveva raccolto. A questo punto Verdi si rivolse al poveretto dicendo: “Bravo, tu hai fatto il tuo dovere pagando il tuo debito, pur con tanta fatica. Ma io so che tu quel danaro non l’hai guadagnato in quest’anno, e allora io faccio a mia volta il mio dovere: tu ti riprendi i tuoi soldi e torni a casa; ma io e te siamo a posto, abbiamo fatto entrambi quello che era giusto fare”.




Ma con i bussetani è sempre stato tremendo……


“Un giorno, Cadén viene mandato con la carrozza ufficiale a due cavalli del Comune, l’auto blu dell’epoca, ad accogliere Verdi in arrivo alla stazione di Fidenza. Essendo in missione ufficiale, indossa la divisa del Comune, con tanto di berretto sul quale spicca la scritta PM, indice della sua qualifica di Portiere Municipale del Comune. Sappiamo che Verdi, schivo e solitario com’era per carattere, non amava le cerimonie. Per di più c’era il problema dei rapporti difficili con il paese che aveva avuto un atteggiamento offensivo nei confronti della Strepponi, non appena la coppia si era insediata nel palazzo di via Roma, acquistato da Verdi diventato una celebrità mondiale. Vista la pomposità dell’accoglienza e la divisa di Cadén da ufficiale pubblico, Verdi escogitò il modo di evitare le premurosità bussetane uscendosene con una battuta zeppa di sarcasmo. Notate le iniziali PM sul berretto di mio nonno esclamò ridendo “PM? Porta Morti? Per carità, alla larga dalla carrozza dei bussetani che sperano di vedermi già passato a miglior vita!”. E con la sua carrozza, che pure l’attendeva, se ne tornò a Sant’Agata per altre strade, evitando accuratamente di passare per Busseto”.











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