3 maggio 2023

IL TIRANNO
E LA PIANISTA

di VITTORIO TESTA




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Stalin, il tiranno sanguinario, piegato e ferito da un'intrepida e coraggiosa donna pianista, Marija Judina. Un personaggio di straordinario fascino, questa artista russa protagonista di un episodio fatale in una delle notti che segnano il clima di tenebre e di terrore della Russia staliniana. Giuseppina Manin, giornalista e scrittrice, storica firma di cultura e spettacoli del 'Corriere della sera', ha raccontato nel suo libro "Complice la notte", con ritmo ansiogeno, la vita precaria e di quotidiana paura di scrittori e musicisti. Achmatova, Mandel'stam, Prokof'ev e Sostakovic, Pasternak e Evtusenko, Pavel Florenskij; l'élite culturale russa sempre sull’orlo del baratro. "È stupefacente", dice la Manin della Judina, "come sia riuscita ad avere rapporti intensi con le avanguardie musicali degli anni Sessanta, Stockhausen, Nono, Berio". "Complice la notte" evoca un'atmosfera carica di inquietudini e si apre con le due notti nelle quali, a distanza di nove anni una dall'altra, si consuma la vendetta punitiva della grande pianista, ribelle al regime, cristiana di fede profonda e quindi classificata "nemica del popolo".


(Marija Judina)


"Kuncevo, notte tra il 28 febbraio e il 1°marzo 1953…". Siamo nella dacia di Stalin che colpito da ictus crolla a terra agonizzante, stringe qualcosa in una mano. Il silenzio è incrinato dal fruscìo della puntina che solca un disco nero. "Un 78 giri, Mozart, concerto per pianoforte e orchestra K 488, Edizioni Melodija" annota con scrupolo di cronista la Manin. Da giorni Iosif Vissarionovic Dzugasvili è allo stremo, rinchiuso nella dacia. Nove anni prima, una sera di marzo del 1944, era rimasto folgorato da quel concerto trasmesso in diretta da Radio Mosca e in particolar modo dall’Adagio, "da quelle sonorità inedite, misteriose" scrive l’autrice", che gli affondano dentro, lo inondano di malinconia e dolcezza, passione e sofferenza". Chi era al pianoforte? Marija Judina, la pericolosa ribelle cristiana dedita all’arte e alla filantropia.

La sera stessa Stalin ordina che gli si porti il disco di quell’esecuzione. Ma il concerto non è stato registrato. Dunque? Lo si rifaccia subito. È quel che accade la stessa notte. "Ma adesso Marija Judina sa che Stalin l’ascolterà", racconta la Manin, "e trasforma l’Adagio in una straziante marcia funebre. Su you tube si può ascoltare un’esecuzione della Judina: tempi lentissimi, staccati, evocazione di indicibili sofferenze, arresti, fucilazioni, morte". Al termine, Stalin ha gli occhi lucidi, forse la profondità di quel Mozart ha riesumato la parte sensibile rimasta nel suo animo? Il tiranno decide di premiare la pianista con un biglietto di elogio e 20 mila rubli, una cifra enorme.



La Judina è tentata di rifiutare ma poi sceglie la strada più coraggiosa: la sfida. Lo ringrazia, assicura che pregherà il Signore di perdonargli i grandi peccati commessi contro il popolo e il Paese. Il danaro? "L’ho dato alla chiesa che frequento", conclude sprezzante la pianista, che insieme al biglietto aveva messo nella busta una piccola croce di legno. Quella che nove anni dopo troveranno stretta nel pugno del tiranno morto.











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