25 aprile 2023

ABBADO, MUTI
E LA SCALA
ANDATE
E RITORNI

di VITTORIO TESTA


(La Scala - foto di Jean-Christophe Benoist da wikipedia)


Condividi su:

Che cosa avranno di così importante da dirsi il maestro Claudio Abbado e il sindaco Letizia Moratti, che in un giorno di primavera del 2009 passeggiano lenti nel centro di Milano? Tra i due è poi tutto un confabulare, indicare, annuire e sorridere. E in effetti hanno in serbo una bella notizia: Claudio Abbado tornerà a Milano per dirigere un concerto con l’orchestra della Scala dopo ben 23 anni di assenza. Di esilio, secondo i suoi seguaci. Occhio alla data: 2009. Da quattro anni Muti non è più direttore musicale della Scala. Via libera dunque, senza il rivale d'intorno. Ennesimo capitolo di quello che potrebbe essere il romanzo dal titolo "Dove sei tu io non ci sarò", sottotitolo "i piaceri di una concorde inimicizia",di Claudio Abbado e Riccardo Muti. Best seller edito dalla Scala, scritto a quattro mani, due delle quali però tenute sempre a reciproca debita distanza.



Il giorno prima, Donna Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti, già castellana in Carimate, era rimasta senza parole, estasiata dall’asserzione imperativa del fascinoso maestro, dall’incipit che ricordava la volontà di potenza di una famosa discesa in campo: “Milano è la città che amo… È la mia città troppo inquinata, ha troppo poco verde. Torno a dirigere alla Scala se il Comune si impegna ad acquistare 90mila alberi, pioppi cipressini e magnolie, da piantare in centro. Sarà questo il mio unico compenso". Forse contagiata dall’entusiasmo ecologico di Abbado, a sua volta la Moratti rilanciava forte, prospettando il rapido varo di un vero e proprio piano di forestazione urbana: 500mila nuove piante che sommate a quelle abbadiane e alle altre 180mila già esistenti avrebbero trasformato Milano in una Manaus padana, con il Duomo e la Scala seminascosti da un amazzonico intrico di verde lussureggiante.

La notizia del ritorno di Abbado, per di più contenente questa chicca di eccentrica teatralità melobotanica, aveva fatto il giro del mondo. Per riflesso istintivo, pavloviano, molti appassionati d’opera estimatori del cosiddetto rivale, ponevano una domanda. Bentornato Abbado, d’accordo. E Muti? Anche il direttore napoletano, come il suo predecessore dieci anni prima, era stato ghigliottinato dall’orchestra e dai dipendenti scaligeri nel 2005. Perché dunque non invitare anche lui? La tentazione all’ironia era troppo forte per non produrre una serie di facezie. Domanda: se Abbado ha preteso novantamila pioppi che cosa mai potrebbe chiedere Muti? Di trasformare la collinetta di San Siro in un similvesuvio? O che le scuole milanesi istituiscano corsi di lingua napoletana, di tale dolce musicalità da sgrezzare i 'lumbard' e mitigarne i suoni gutturali emessi con dura, barbarica cadenza. La battuta migliore era stata proprio quella dell’algida Moratti: "Anche per riavere  Riccardo siamo disposti a tutto: purché non ci chieda di segare i pioppi del rivale". No, non occorreranno accette per far finire in nulla la proposta di Abbado sospinta dalla Moratti.Cadrà da sola per l’impossibilità oggettiva di attuarla. Basti solo pensare al disastroso effetto su strade e marciapiedi, provocato dall'espansione delle radici.



Sicché questo autogol di Donna Letizia è accolto con doppia letizia dal centrodestra al governo di Palazzo Marino, da sempre ostile ad Abbado prodigo di critiche alla Lega e a Forza Italia, antico sobillatore di estrema sinistra, sostenitore di Fidel Castro. Non a caso Abbado ritornerà nel 2012 accolto con tutti gli onori dal sindaco, Giuliano Pisapia, eletto nel 2011 nelle liste di centrosinistra. Sessantottino, militante del Movimento studentesco, poi parlamentare di Democrazia proletaria e deputato europeo, avvocato con scrivania nel prestigioso studio del padre, giurista di grande fama e adeguate parcelle, Pisapia è la quintessenza della sinistra milanese. È un uomo stremato dalla malattia ma di una forza d’animo ammirevole, l'Abbado che il 30 ottobre dirige la Sesta Sinfonia di Mahler in una Scala pervasa da un clima febbrile, dai brividi suscitati dal misterioso rapporto tra il pubblico e il compositore, misteriosamente ri-creato dal carisma del direttore, un uomo di piccole fattezze che scatena grandi emozioni. E il 'suo' pubblico applaude, piange e prega per lui, ormai destinato a una sofferenza definitiva ma sublimata da una trascendente, immortale mahleriana spiritualità.



E il rivale? Resterà colpito davanti ai patimenti e al coraggio di un uomo che affronta la consapevole discesa verso la fine con stoica dignità. È un argomento, questo del passo estremo, molto sentito da Muti, cresciuto tra le colorite superstizioni scacciajella napoletane e il tentativo filosofico-letterario illuminista di smuovere tutti noi cattolici italiani, terroni d’Europa, oppressi dal senso tragico dell’esistenza. Difficile per noi cattolici, e ancor più se scomunicati, trovare conforto nel famoso aforisma di Epicuro sulla morte "che non è nulla per noi, perché quando c’è la morte non c’è vita e quando c’è vita non c’è la morte". Balle. Difficile se sulla facciata del Seminario vescovile di Molfetta, sotto l’orologio che segna la precarietà dell’ignoto tempo che ti sarà concesso,puoi leggere ogni giorno la scritta "mortales vos esse docet quae labitur hora": "Mortali, quest’ora che passa vi dice che dovrete morire.

"Quando ero ragazzo", ricordava Muti, "in paese esistevano ancora le 'prefiche', cioè le donne che quando qualcuno finiva all’altro mondo si recavano nella sua casa e recitavano, a pagamento, una specie di altisonante e lamentevole 'laudatio funebris'. La più famosa, forse l’ultima, fu una certa Giustina 'de Camposanto'. L’ho ancora davanti agli occhi, tutta vestita di nero, che peraltro era il colore  d’obbligo per le donne". Nella 'Messa da Requiem' verdiana diretta da Muti emerge nitida e potente la disperata protesta dell’uomo contro la morte; e con un empito quasi irrispettoso, nel "Libera me Domine de morte aeterna" l’uomo supplica ma soprattutto grida a Dio il diritto di essere sottratto alla dannazione eterna. Tutto un altro mondo, quello laico e razionale nel quale si forma Claudio Abbado, rampollo di una famiglia di musicisti da generazioni, arrivati in Europa, come direbbe Gianni Brera, "aggirando felicemente la battaglia di Poitiers". Abbado viene infatti dall’etnia principesca degli Abbasidi, regnanti per due secoli dell’Andalusia. Muti, di otto anni più giovane, mentre Abbado è ad approfondire gli studi a Vienna e Berlino, sbarca a Milano in quel freddo 2 novembre, e rivela subito eccezionali doti direttoriali. Vince il 'Cantelli', prestigioso concorso per giovani direttori e tre anni dopo diventa il dominus musicale del Maggio fiorentino. Nel 1971, ecco il primo contatto tra i due fuoriclasse.



E peggiore inizio non poteva esserci, tra un Muti poco più che ragazzino, ma già di carattere infiammabile, ospite alla Scala, gestita da un giovane Abbado taciturno e riservato, per allestire un’edizione de 'I Puritani', capolavoro di Bellini. E qui accade qualcosa di sgradevole. Sull’episodio, Muti è muto e Abbado sordo alla domanda. Chi c’era racconta dell’esasperazione di Riccardo, il quale alle prese con grossi problemi tecnici e artistici non riesce nemmeno a ottenere udienza di un minuto da uno sfuggente e gelido Abbado. Finisce male: dopo la prova generale, Muti fa le valigie e se ne torna a Firenze. Un disastro irreparabile dagli effetti nefasti che andremo a ripercorrere nei momenti più significativi, a partire dalla contestazione a Muti da parte dei 'pasdaran' abbadiani, nel 2001, durante le celebrazioni del Bicentenario verdiano.









ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI FOGLIEVIAGGI



© Tutti i diritti riservati

Condividi su:

Foglieviaggi è un blog aperto che viene aggiornato senza alcuna periodicità e non rappresenta una testata giornalistica. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Le immagini presenti sul sito www.foglieviaggi.cloud provengono da internet, da concessioni private o da utilizzo con licenza Creative Commons.
Le immagini possono essere eliminate se gli autori o i soggetti raffigurati sono contrari alla pubblicazione: inviare la richiesta tramite e-mail a postmaster@foglieviaggi.cloud.
© foglieviaggi ™ — tutti i diritti riservati «all rights reserved»