04 maggio 2022

GOLF PER TUTTI:
LA VALTELLINA

di MARCO DAL FIOR .
(immagine da pixabay)

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Cominciamo con qualche numero, giusto per capire di cosa stiamo parlando. Il golf, che in Italia è ancora considerato un passatempo per pochi ricchi sfaccendati, è invece uno degli sport più praticati al mondo. Sono più di 70 milioni i giocatori che rincorrono una pallina sui quasi 40.000 campi che punteggiano il mappamondo (in 209 nazioni su 249), anche se si concentrano maggiormente nei 10 Paesi dove il golf è di casa: Stati Uniti, Giappone, Canada, Inghilterra, Australia, Germania, Francia, Corea del Sud, Svezia e Scozia.

L’Italia, stando ai numeri, è terzo mondo golfistico: i giocatori non arrivano a 100.000, i campi sono in tutto 400, comprendendo nel conteggio non solo i percorsi da campionato ma anche i campi pratica, impianti spartani dove con pochi euro è possibile muovere i passi iniziali e imparare i primi rudimenti dello swing. Proprio l’offerta variegata consente oggi di avvicinarsi a questo sport senza grandi esborsi. L’abbonamento a un campo pratica o a un campo promozionale costa meno di quello a una palestra, i green fee (ossia l’abbonamento giornaliero che i non soci devono pagare per giocare su un qualunque percorso) partono da 30 euro, molto meno di quanto si paga alle casse degli impianti di risalita per una giornata di sci.

E se fino a qualche anno fa giocare a golf significava iscriversi a un club, frequentare lo stesso circolo, mettere radici su un percorso, da qualche tempo nel panorama del golf italiano si è affacciato un nuovo ceppo di giocatori, quelli con la sacca nel bagagliaio, alla ricerca di nuovi campi, di nuovi panorami, di nuove esperienze. A loro ci rivolgiamo con questi appunti, segnalando possibili mete, curiosità, spunti e suggerimenti pratici nel loro girovagare tra una buca e l’altra.

La prima meta del nostro viaggio sacca in spalla è la Valtellina. Appena sciolta la neve, la provincia di Sondrio mette gli sci in cantina e riprende ferri e bastoni da golf.
La Valtellina è una valle bizzarra. Intanto perché, al contrario della maggior parte delle vallate alpine, non corre dalle cime verso la pianura, cioè in direzione Nord-Sud, ma parallelamente alle catene montuose, in direzione Ovest-Est. Questa curiosità orografica fa sì che i due versanti della valle siano assolutamente differenti: esposto al sole quello che sale verso le Alpi Retiche e che divide dai Grigioni svizzeri, in ombra per buona parte dell’anno quello adagiato sulle Orobie, confine naturale con le province di Lecco, Bergamo e Brescia. Ma sole e ombra giocano subito a rimpiattino non appena si lascia il fondovalle e si sale di quota, verso le località turistiche, gli alpeggi, i rifugi e le vette.

Altra caratteristica della valle è l’ostinazione della sua gente, abituata a misurarsi con una montagna che non regala niente e con una terra che va conquistata metro a metro. I terrazzamenti sui quali da secoli, con amore e sudore, si coltivano i vini che hanno reso famose queste zone, sono il miglior esempio della caparbietà degli abitanti. Ogni area di terrazzamento ha una sua specificità, così che l’unico vitigno, il “nebbiolo” o “chiavennasca”, si moltiplica in mille sfumature e caratteristiche dando origine a Sassella, Inferno e Grumello.

Come il vino, anche il golf in Valtellina ha i suoi “cru”, con caratteristiche peculiari e diverse le une dalle altre. Il Golf Club Livigno, ad esempio, rispecchia esattamente l’inventiva dei livignaschi che nei secoli hanno sempre dovuto escogitare qualcosa che non li tenesse lontani dall’Italia e dalla Svizzera, visto che iI “Piccolo Tibet”, come lo chiamano gli habitué, è sì territorio italiano, ma al di là dello spartiacque. Il torrente che lo attraversa, l’Aqua Granda, finisce nell’Inn e poi nel Danubio. Per convincere i turisti italiani e svizzeri a salire ai 1.800 metri di quota del paesino, gli abitanti da sempre si inventano qualcosa di nuovo. A parte la zona franca (benzina e gasolio a 1,4 euro al litro; liquori, profumi, tabacchi ed elettronica a prezzi depurati dalle tasse e dall’Iva), Livigno è sempre stata all’avanguardia nelle proposte di vacanze sportive. Lo sci, il fondo, la mountain bike, le escursioni a cavallo qui sono di casa. Il golf, dopo l’apparizione di un campo pratica, si era un po’ arenato.

Ci hanno pensato gli entusiasti animatori del locale golf club a rianimarlo utilizzando, come al solito, la fantasia. Su uno dei prati che costeggiano l’abitato è stata realizzata la “Training Area” con un maestro, Jorge Daniel Tudino, a dispensare consigli e lezioni, bunker e green di pratica per approcci e putt, un percorso “bonsai” con tre green sintetici, ognuno con tre partenze diverse per distanza e inclinazione del colpo. Morale: nove buche par 3 – il par è il numero ideale di colpi per chiudere una buca - per un totale di 600 metri che a prima vista sembrano una sciocchezzuola, ma che mettono a dura prova precisione e colpo d’occhio. I green poi, sono impressionanti per velocità e pendenze. Chi imbuca qui, sul gioco corto è a posto per la vita.

A Bormio il golf di montagna si svela nella sua forma più smagliante. Per lo scenario, con le vette e le piste di Coppa del Mondo a fare da contorno al verde curatissimo del percorso. Una manutenzione impeccabile per le nove buche del tracciato (sei par 4 e tre par 3) disegnato dall’architetto Mario Verderi di St. Moritz. La conformazione del terreno costringe spesso a fare i conti con fairways in contropendenza, a ragionare sulla tattica, a misurare ogni colpo. I green, perfetti, nascondono pendenze insidiose che occorre leggere con attenzione prima di avventurarsi in putt maldestri. La chicca è poi rappresentata dal Ristorante Buca 19 (tel. 0342 661045), uno chalet realizzato una quindicina di anni fa accanto alla club house, dove lo chef Pierino Canclini riesce a far dimenticare con i suoi piatti anche fuori limite devastanti e rattoni ingloriosi.

Nel fondovalle, dove i grappoli di nebbiolo maturano al sole, il Valtellina Golf Club fa da raccordo perfetto tra i campi di montagna e quelli di pianura. Dei primi ha l’aria fresca che arriva dalle vette e dal lago, dei secondi la dolcezza delle pendenze e gli spazi. Siamo alle porte di Sondrio, nella piana che costeggia l’aeroclub. Una posizione baricentrica rispetto a tutti i centri turistici della valle e quindi raggiungibile con facilità. Il panorama rischia di far scaricare le batterie del cellulare a furia di foto: da una parte il Disgrazia, dall’altra l’Adamello. E in mezzo i boschi dei due versanti della valle che ogni giorno svelano nuove tonalità di verde. Le 18 buche lambite dall’Adda sono un gioiellino di 6.171 metri par 71 (quattro par 5, nove par 4 e 5 par 3), disegnate da Fulvio Bani e Fernando Grattirola che hanno ampliato il precedente percorso a 9 buche rendendolo armonico e interessante. Tutte le buche richiedono una buona precisione, alcune anche una discreta lunghezza per conquistare il par. Nessuna è banale e ognuna è diversa dalle altre. Un campo completo, insomma, con fairways curati e green all’altezza dei migliori campi di pianura.

E per festeggiare un buon risultato o per dimenticarne uno pessimo, cosa c’è di meglio di un buon piatto di pizzoccheri? Alla “Corna da Pola” di San Giacomo di Teglio (tel: 0342 786105) ne potete gustare di sopraffini, alle “Case dei Baff”, agriturismo di Ardenno (tel: 0342 661045) provate anche “sciatt” e “tarozz” e poi fateci sapere.









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