di Fausto Delegà
(foto da Pixabay)
Cari amici lettori di Foglieviaggi.com, dopo un periodo di silenzio dovuto a varie ragioni che mi hanno tenuto, obtorto collo, lontano dalla tastiera del pc e dalla scrittura dei vari aspetti della passione alimurgica, eccomi nuovamente a voi come vostro “erbaiolo di fiducia” per iniziare a raccontare un punto di vista completamente nuovo rispetto alle raccolte fatte, cestini alla mano, che vi ho proposto sino ad oggi.

Vorrei proporre a voi tutte e tutti nuovi aspetti nel raccogliere e conoscere gli esseri vegetali viventi commestibili che possiamo trovare tra radure, boschi e ambienti naturali di ogni tipo. Un nuovo punto di vista, un nuovo agire rispetto a ciò che ho proposto sino agli ultimi articoli apparsi in questa rubrica. A condurci in questo nuovo approccio per far entrare i vegetali tra i nostri cibi sarà in primis il mio essere api-cultore - l’uso della vocale u é voluto ed ha un senso preciso che prima o poi vi spiegherò - e in secondo luogo un alimento che da millenni é strettamente collegato agli esseri vegetali viventi, alle loro linfe, ai loro nettari. Un alimento che accompagna il genere Homo dai primi homo habilis di più di 2 milioni di anni fa e arriva sino a noi sapiens apparsi sul pianeta circa 300.000 anni fa. Sto parlando dei mieli.
Il miele é un alimento che le api ci permettono di avere a disposizione, avendo cura di allevare questi straordinari insetti che sono capaci di dialogare con modi unici e straordinari con gli esseri vegetali viventi per arrivare ai loro pensieri profondi. Pensieri vegetali scritti nei mieli e che ci permettono di raccoglierne l’essenza. Cercherò di raccontarvi qualcosa su api, mieli, pollini, cera e propoli che credo potrá affinare la vostra conoscenza sul cosa possano regalare le api a noi umani con i loro mieli. Per far questo iniziamo dalla terra, il pianeta vivente.
Credo che la terra, il nostro pianeta azzurro, sia il luogo, o uno dei luoghi dell'universo, nei quali la vita si pensa divenendo a propria volta luogo pensato dalla vita. La vita é pensiero che organizza la materia e questa terra, che ci ospita come alfieri della vita pensante e cosciente, é culla della vita al lavoro. Esiste un modo per collegare i nostri pensieri ai pensieri della terra e dare vita così ad un dialogo vitale e benefico per noi? Io credo di sì, sono convinto che questo modo esista.

Da millenni noi ascoltiamo i pensieri della terra. Oggi, anche alla luce dei più recenti e profondi studi epigenetici e quantistici, la parte della fisica oggi credo più interessante, iniziamo a dare nuova valenza e chiare spiegazioni a dialoghi che da migliaia di anni abbiamo aperto, spesso a nostra insaputa, come esseri umani con i "traduttori dei pensieri della terra". Ma chi é questo qualcuno che da sempre dialoga strettamente con la terra e che cerca di anche di dialogare con noi sin dalla nostra comparsa sul pianeta? La loro voce é sottile, delicata. Profondamente legata alla evoluzione della vita sul pianeta. Sto parlando degli esseri viventi vegetali. Sì,roprio esseri viventi, particolarità di cui spesso ci dimentichiamo quando abbiamo a che fare con fiori, alberi e piante in genere. Questi esseri viventi vegetali dialogano da sempre direttamente con la terra. Lo fanno con le radici, sede del loro pensiero vegetale. Inoltre questi esseri viventi, che abitano il pianeta da molto tempo più di noi, da quando hanno recepito la nostra presenza sulla crosta del pianeta ci studiano e probabilmente ci amano e in parte ci usano benevolmente. Nel corso dei millenni questi esseri senza movimento ci hanno permesso larga parte di quella evoluzione che ci ha portato ad essere quello che siamo oggi: umanità. Gli esseri vegetali viventi sembra abbiamo assunto su di loro la responsabilità della perpetrazione della vita anche cosciente qui e ora; vita che forse non a caso, e su questo molti scienziati stanno indagando da tempo, pare probabile abiti altre parti dell'universo.
Da questa premessa prendo spunto per parlare di quelli che insieme a noi sono, a mio avviso, gli attori protagonisti in questo "teatro del dialogo della vita". Dal mio punto di vista nel nostro dialogo umani-vegetali-pianeta entra in gioco da millenni anche un piccolo insetto che era già presente sulla terra da milioni di anni prima di noi. Questi insetti sono le api.

Le api, riunite in forma di super organismi sciame, sapevano già milioni di anni prima della nostra apparizione come dialogare perfettamente con fiori e piante. Noi, solo da qualche millennio abbiamo capito come poter entrare a far parte di questo dialogo terra-api -alberi-fiori. É stata la nascita della apicoltura il primo passo sulla strada del dialogo, seguita poi dalla grande intuizione alimentare che é stata la scoperta del vino, questo affiancato a sua volta dall'altro alimento sacro di derivazione strettamente vegetale che é l'olio da olive.
Ma é sui mieli che voglio focalizzare il mio pensiero.

Da quando noi esseri umani abbiamo intuito che i mieli potevano essere fonte di energia, benessere, longevità e di buono, abbiamo anche iniziato a sentire con la bocca e con il naso i racconti e i pensieri della terra. I mieli sono ancora oggi, quando fatti dalle api lasciate ragionare in libertà, la perfetta trasposizione dei pensieri della terra che arrivano a noi tramite il nettare e le linfe di fiori e grandi alberi che le api trasmutano in mieli. Questa é la prima cosa che si deve sapere. Questo é ciò che fa dei mieli alimenti sacri. Ma ve ne parlerò in prossime righe.

Sacro è un termine storico religioso, fenomenologico religioso e antropologico che indica una categoria di attributi e realtà che si aggiungono o significano ulteriormente il reale ordinariamente percepito e indicato come profano. L'esperienza del "sacro" è nel cuore di tutti gli esseri umani.
"Il sacro è un elemento della struttura della coscienza e non un momento della storia della coscienza. L'esperienza del sacro è indissolubilmente legata allo sforzo compiuto dall'uomo per costruire un mondo che abbia un significato. Le ierofanie e i simboli religiosi costituiscono un linguaggio preriflessivo. Trattandosi di un linguaggio specifico, sui generis, esso necessita di un'ermeneutica propria" (Mircea Eliade, Boston - giugno 1968).