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I MIELI DEL BOSCO

di Fausto Delegà

Riprendo per le mie righe come “Erbaiolo" di Foglieviaggi un tema a me caro: i mieli. Argomento di cui ho scritto anche poche settimane fa parlando dei mieli di nettare e anticipando che avrei trattato altri aspetti molto interessanti di questo alimento. Come ho giá scritto, lo ritengo un argomento collegato molto strettamente alla vita degli esseri vegetali viventi di cui tratto sempre nei miei articoli, e perciò eccomi in questo primo scritto dell’anno 2024 a trattare ancora una volta di mieli.

miele di bosco
Miele di bosco?

In primo luogo una domanda sorge spontanea. Specie tra chi legge la frase “Mieli di bosco” su un vasetto di miele visto tra i tanti nello scaffale mieli di qualche bel negozio di specialità alimentari. Ma esattamente cosa si intende per Mieli di bosco?
In genere il bosco, specie quando questo sia fitto e formato da latifoglie o conifere, non ha molti fiori evidenti e in buon numero ai quali le api possano attingere nettare per produrre mieli. E allora da dove arriva la materia prima, zuccheri vegetali, per arrivare ai futuri mieli “di bosco”? Ma inizierei con ordine per arrivare piano piano a rispondere alla domanda iniziale. E mi pongo un altra domanda prima di rispondere a quest’ultima.

Come fanno le api a creare - produrre- i mieli?


ape bottinatrice
Ape bottinatrice ricoperta di polline

Le api solo nell'ultima fase della loro breve vita assumono il ruolo più importante che viene loro assegnato da madre natura all’interno degli alveari, cioé divengono api bottinatrici, api che escono dall’alveare e volano a distanze da esso che possono variate da poche centinaia di metri a qualche chilometro, se necessario anche a 5-6 km o più, per cercare nettari seguendo le indicazioni che altre api esploratrici danno loro, rientrando nell’alveare dopo avere perlustrato gli areali intorno all’apiario in cerca di fioriture nettarifere.

Ma vediamo anche un altro aspetto della vita delle api.

L’ape mellifera, da quando nasce a quando muore, ricopre diverse mansioni nella organizzazione della propria comunitá ronzante.


apis mellifera
Apis mellifera

Un'ape vive in media dai 40 ai 150 giorni, a seconda delle stagioni dell’anno. Questo è un numero molto limitato di giorni rispetto ai 3-5 anni di vita di un'ape regina, ad esempio. La nostra ape inizia appena nata con mansioni più semplici tutte interne all’alveare. Solo alla fine della sua vita, nelle ultime due settimane, l’ape oramai adulta, forte e allenata, esce dall’alveare per bottinare nettare e raccogliere anche polline.

La raccolta di un certo nettare, in gergo apistico, viene chiamata bottinatura.

Inizia sempre su indicazione delle api più vecchie, le api esploratrici come ho scritto poco sopra, le quali “danzando” indicano alle altre api più giovani che sono dentro l’alveare in che direzione andare e a che distanza si possono trovare i preziosi zuccheri indispensabili per arrivare a produrre il miele, che é uno degli alimenti fondamentali che serve alle api per svilupparsi e vivere.

La spiegazione su questa splendida danza delle api la potete trovare nel video qui sotto:


La danza delle api

Ecco perciò che l’ape volando raggiunge la zona di bottinatura e a quel punto riempie le sue sacche melarie di nettare e le sacche sulle zampe posteriori, chiamate corbiculae, di polline che poi porterà in volo sino all’interno dell’arnia.

Arrivata in volo sul predellino dell’arnia, l’ape viene riconosciuta come membro della famiglia e fatta entrare.

Una volta dentro, nel buio dell’alveare, la bottinatrice incontra una prima sorella ronzante che ha l’incarico di fare da ricevitrice del nettare e passa a quest’ultima la sua micro goccia di nettare, usando la sua lunga ed efficiente lingua, chiamata in questo caso ligula.


ligula
Ligula

Le due ligule si mettono in contatto fisico, come per darsi un vero e proprio bacio “alla francese”, formando — ligula contro ligula — un canalino piccolissimo con fondo a v, dove il nettare scorrere in forma di micro goccia da un’ape all’altra.

Con decine di passaggi come questo tra ape ed ape, un fenomeno che ha come nome quello di trofallassi, avviene la concentrazione per perdita di umidità del nettare che diviene miele, passaggio dopo passaggio, asciugandosi sino ad arrivare a circa il 18% di umidità che viene misurata dall’ultima ape, la magazziniera, prima che questa vada a depositarla nella celletta del favo.


trofallassi
La trofallassi

Quando il favo risulta ricolmo di miele, avviene un’ultima misurazione della umiditá da parte dell’ape opercolatrice , che chiuderá definitivamente la celletta con un opercolo di pura cera.

Questo il processo che porta le api a produrre mieli dal nettare dei fiori.

Ma ora torniamo alla domanda iniziale: se nel bosco il nettare dai fiori non c’é che cosa raccolgono le api?


melata

Raccolgono una sostanza dolcissima e ricchissima in sali minerali che si chiama melata. Una sostanza che si deposita in piccolissime microgocce sulle foglie dei cespugli di vario genere, che vivono sotto le chiome dei grandi alberi e in parte sulle stesse foglie di questi alberi.

Avete presente in piena estate, con la temperatura che supera i trenta gradi, quando vi ritrovate l’auto che avete parcheggiato all’ombra, ricoperta da un velo di sostanza collosa che imbratta vetri e carrozzeria? Quella doccia dolce che vi obbliga al lavaggio dell’auto é la melata.

Questa melata darà origine, con lo stesso processo che ho descritto prima operato dalle api mellifere, ai mieli di melata o mieli di bosco.

I più sontuosi per ricchezza in sali minerali, i più complessi.

Ed ecco risposto alla prima domanda. I mieli si dividono in due grandi famiglie: i mieli da nettare di fiori — mieli di tiglio, castagno, tarassaco, acacia, lavanda, rosmrino ecc. — e i mieli da melata — mieli di bosco, mieli di quercia, mieli di abete, ecc.

Ma da dove arriva questa melata e come fa a cadere sulle foglie per poi essere raccolta dalle api?

Ecco, con questa domanda vi rimando alle mie prossime righe qui su Foglieviaggi dove…. ne scoprirete delle belle.


sottobosco
Sottobosco


L'Erbaiolo