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MIELE, VERSO PRIMITIVO

di Fausto Delegà

Inizierò, con le righe di oggi , a trattare un nuovo aspetto del nostro rapporto con gli esseri vegetali viventi.
Fino a poche settimane fa, quando i prati e le radure collinari o montane erano verdeggianti, abbiamo camminato la terra insieme, come diceva il grande Gino Veronelli, per raccogliere foglie, radici o frutti edibili praticando la nostra amata alimurgia. Pratica nobile che guida idealmente la rubrica dell’Erbaiolo di FoglieViaggi.

Ma ora sono le nevi e i ghiacci a dominare. Il generale inverno, come viene definito in terra russa, si é disteso sui campi e di vegetali edibili da raccogliere a scopo alimentare si riparlerá il prossimo anno, in primavera.

Esiste però un’altra e diversa modalità per godere di un sano e bel rapporto con gli esseri vegetali viventi che ci circondano in natura anche quando questi siano nel periodo del sonno invernale. In nostro aiuto arriva, per far questo, un essere vivente straordinario. Essere da tutti amato che collabora con noi da millenni.

Questo essere vivente si chiama ape mellifera e la sua creazione più nota e amata da milioni di esseri umani si chiama miele. Il vostro Erbaiolo essendo anche apicoltore qui a Vienna vi chiede perciò di seguirlo, da queste righe in poi, in alcuni articoli che tratteranno di api — che non verranno chiamate cosi, bensì Super Organismi Sciame, e tratteranno di miele — che non verrà chiamato così, ma solo con il proprio plurale: mieli. Per la stessa ragione che ci fa parlare di vini parlando di uve, e di oli parlando di ulivi.



Sarà un interessante modo per spostare vecchi punti di vista per capire qual è il legame stretto e vitale che lega piante, fiori, foglie e radici ai Super Organismi Sciame cercando di conoscere meglio il loro modus vivendi e il loro modus operandi. Sarà un modo alternativo e diverso per cibarsi indirettamente, attraverso i mieli, delle piante che in molti casi amiamo raccogliere e mangiare nella buona stagione.

La prima domanda che viene spontaneo porsi parlando di mieli è la seguente, in genere la più banale: di cosa son fatti i mieli e come operano i Super Organismi Sciame per donarli a noi attraverso la conduzione degli alveari da parte degli apicoltori?



Per fare un albero ci vuole un fiore, recitava il testo di una vecchia canzone. Vero. Per fare invece i mieli, o meglio la più grande famiglia di essi, i mieli di nettare, servono proprio i fiori e il nettare che le piante instillano, micro goccia dopo micro goccia, nei calici dei loro fiori. Apriamo perciò le nostre considerazioni sulla nascita di questa prima grande famiglia dei mieli di cui vorrei parlarvi oggi.



MIELI DI NETTARE



Questi mieli sono creati dalle api partendo dalla raccolta, chiamata in gergo tecnico bottinatura, che le stesse fanno dei nettari che i grandi alberi o piccole piante accumulano nei loro fiori, nelle varie stagioni di fioritura. Per essere chiari e capirci, mi sto riferendo a mieli che molti di voi certamente conoscono o apprezzano. Ne elencherò alcuni: miele di acacia, di rosmarino, di cipolla, di melo, di lampone, di cardo, di tarassaco, di castagno, di tiglio, di ippocastano, di fico d’india, di carrubo, di asfodelo, di corbezzolo, di eucalipto, di erica, di arancio, di nespolo e via elencando piante nettarifere.

Le api sanno trasporre nei mieli il racconto vegetale proposto dai grandi alberi o da piccole piante e dai loro fiori. Questo è un racconto strettamente legato al tipo di luogo in cui questi alberi o piccole piante hanno vissuto e vivono. Sono racconti originali che descrivono chimicamente e aromaticamente quello che i francesi hanno chiamato e chiamano in campo vinicolo Terroir. Racconti dolci fatti di profumi, aromi, colori e consistenze, ed elaborati a partire dai ragionamenti vegetali delle radici che sono in contatto con i miliardi di microorganismi e funghi del sottosuolo — Humus — che hanno misurato la luce solare di quella zona, le piogge cadute, i venti del luogo, le temperature l’umidità, facendone i parametri essenziali per produrre nettari aromatici e dolci.



Le api producono questi nettari, sapendo da cento milioni di anni che in questo modo possono far prigioniera l’energia del sole, energia che le foglie dei vegetali hanno catturato lavorando come migliaia di piccoli pannelli solari. Fanno questo, concentrando nello stesso tempo anche aromi e sapori tipici e originali per i diversi tipi di fiori. Lo fanno molto delicatamente e con grande cura, concentrando i nettari che divengono con lentezza grandi mieli profumati.

Questa elaborazione straordinaria, fatta dalle api, si chiama “trofallassi” — e ve ne parlerò presto in altre righe che risponderanno alla domanda sul come e cosa fanno le api per creare i mieli. Di certo, sono il sole e la sua energia a venir tramutati in mieli. Energia che le api accumulano nei favi di cera sotto forma di mieli, per poi trasformarla all’occorrenza in calore ed energia, che servirà alle loro larve e anche al loro riscaldamento invernale. Questo, anche se fuori dall’arnia il termometro segnasse meno 20. Un sole che torna a splendere dentro di loro, scaldando larve e regina quando ne abbiano bisogno.

Gli alberi con i loro fiori ricolmi di nettare dialogano da milioni di anni con le api. Lo fanno coinvolgendo le api nelle loro relazioni amorose. Le api sono lo strumento (insetto impollinatore) con il quale attraverso i fiori ricchi di nettare, ma anche di pollini, gli alberi si abbracciano, si baciano, fanno l'amore per interposta… ape.



Federico García Lorca, «Il Canto del Miele»

Il miele è la poesia lontana
del pastore,
la zampogna e l'olivo,
fratello del latte e delle ghiande, regine supreme del secolo d'oro.
Il miele è come il sole del mattino, ha tutta la grazia dell'estate
e l'antica frescura dell'autunno.
È la foglia appassita ed è il frumento.
O divino liquore dell'umiltà,
sereno come un verso primitivo!


L'Erbaiolo