PROCIDA
SENTIMENTAL

Anche se è agosto inoltrato, dai muri di tufo ancora spuntano i glicini maturi di sole, di un viola carico e prossimo ad appassire.
Lungo le strade, ai cancelli delle case e alle finestre, sventolano ormai sbiadite le bandierine rosa che festeggiarono l’inaugurazione della capitale della cultura, il 9 aprile scorso.
A Procida, dopo tre mesi di overbooking, a luglio è tornata la calma. Se ne rammarica il tassista e non se ne fa una ragione: gli stranieri e i forestieri sono diminuiti, non tutti i villeggianti napoletani abituali sono tornati e sull’isola sbarcano soprattutto comitive da escursione giornaliera.
Anche noi, che veniamo sull’isola da sempre, e ininterrottamente da dodici estati, ci abbiamo pensato a lungo prima di confermare la casa, consapevoli che l’isoletta nostra non sarebbe stata la stessa in quest’anno particolare.
Ma poi ci è sembrato un tradimento non venire e un peccato non partecipare almeno per qualche settimana agli eventi, al clima, alle novità di cui avevamo a distanza seguito lo svolgersi dai media, dai social e dai racconti degli amici, in un crescendo di visibilità e notorietà che l’isola di Arturo non aveva mai conosciuto prima.
Così, nonostante il caldo, siamo andati alla ricerca degli appuntamenti di Procida Capitale: una mostra del fotografo Antonio Biasucci alla ribattezzata Casa della Cultura.
un evento di data sonification dall’evocativo titolo “Il suono del tempo” sul magico belvedere dei cannoni, l’inaugurazione della mostra Watersurface al molo della Chiaiolella.
Mancano, ad agosto, eventi di piazza e di grande richiamo, e anche la tradizionale Sagra del Mare, con l’elezione della Graziella, quest’anno è stata anticipata all’ultima settimana di luglio. Ci saremmo aspettati di più e soprattutto una migliore comunicazione del calendario degli eventi e ci è parso a volte di cogliere negli occhi dei turisti che girano le strade dell’isola con la mappa o il cellulare in mano alla ricerca delle spiagge, del centro storico o dei prodotti tipici un muto interrogativo e più spesso un’esplicita domanda: cosa c’è da vedere?
E anche se bisognerebbe rispondere che Procida è un’isola di atmosfere e di
prospettive, di percorsi e sensazioni da gustare con lentezza, ecco un piccolo
baedeker dei posti da non perdere per cominciare a fare le presentazioni ufficiali
durante il tempo un fine settimana.
Terra Murata
Il nucleo antico dell’isola, l’insediamento posto nella parte più alta al riparo delle incursioni saracene, con la ricca Abbazia di San Michele Arcangelo
l’ex Conservatorio delle Orfane che ospita il Museo etno-antropologico La casa di Graziella
e naturalmente Palazzo D’Avalos, carcere borbonico e poi statale che ancora custodisce le suppellettili di quando fino al 1988 è stato adibito a penitenziario.
È da qui che bisogna cominciare la conoscenza dell’isola, e in tutti e tre i casi è fortemente consigliata la visita guidata perchè solo attraverso il racconto di questi luoghi il visitatore entra nella storia di Procida e comincia a capire il carattere, la storia e le tradizioni degli isolani.
Marina Grande
Dalla lunga spiaggia di Silurenza a quella piccola della Lingua, la Marina è la porta di accesso all’isola, il luogo più vivace e movimentato, con lo stazionamento degli autobus, gli imbarchi dei traghetti e degli aliscafi, l’offerta sempre più varia di ristoranti, bar e negozi, la Chiesa di Sancho Cattolico che domina gialla la cortina colorata degli edifici fronte mare e il lungo molo per passeggiate pomeridiane di vento e di tramonti.
Da un’estremità all’altra, è un percorso di un chilometro intriso di odore di mare, di pescherecci e barche, coi circoli dei naviganti sempre presidiati e la facciata principale dell’Istituto Nautico, di antica fondazione e tradizione.
Chiaiolella
Dal lato opposto dell’isola, il borgo della Chiaiolella è d’inverno tranquillo e sonnolento e d’estate affollato di turisti e bagnanti, avendo la spiaggia più lunga e facilmente accessibile, con fondale basso, pochi lidi e un’ampia parte libera.
A metà della spiaggia, i due faraglioni sono diventati un’attrazione e non c’è ora della giornata che non facciano da sfondo per selfie e foto di gruppo. Il vicino isolotto di Vivara è da anni inaccessibile, ma una passeggiata sul ponte che lo unisce a Procida è ricca di suggestione. Sul lungomare, dalle piccole terrazze dei lidi o dal muretto basso che separa dalla spiaggia, si ammira il tramonto più bello dell’isola.
Corricella
L’antico borgo dei pescatori è stato fino a pochi anni fa un posto magico e fuori dal mondo. Nonostante sia accessibile solo tramite scale o via mare, ha cambiato la sua atmosfera a causa dell’invasione di ristoranti e localini da movida serale e notturna.
La cartolina del presepe di casette colorate ha fatto il giro del mondo conquistando le copertine delle riviste internazionali, ma una passeggiata sul lungo molo è ormai una gimcana tra tavoli, ombrelloni e sedie. Meglio tornarci in un’altra stagione, allora, coi ristoranti chiusi e i pescatori che riparano le reti, oppure ammirarla al tramonto dal mare.
Giro dell'isola in barca
Un’isola è un’isola, e una sua pur approssimativa conoscenza non può escludere un giro in barca. Per ammirare i cangianti colori dell’acqua, le scabre scogliere su cui riposano i gabbiani, o le alte pareti di roccia punteggiate di fichi d’india, agavi e unghie di janara. Per riconoscere da lontano le strade, le cupole e i tetti e riscostruire dal mare i percorsi terrestri, per fare un bagno alla Chiaia, al Carbonchio o sotto gli scogli di Vivara e misurare quanto è vicina Ischia.
Poi, perché c’è sempre un poi quando il turista ha la possibilità - intesa come tempo e curiosità - di andare oltre la lista delle cose da vedere, il consiglio è di camminare alla ricerca delle zone meno frequentate e turistiche. La lunga e mutevole via Solchiaro che in un suo tratto affaccia su Vivara e Ischia, la vicina via De Gasperi, detta Panoramica, via Pizzaco con un belvedere bellissimo sulla Chiaia dedicato a Elsa Morante, e la stessa via Faro, che nasconde case tranquille e termina con una scalinata che scende al faro, agli scogli e a mare cristallino.
Ci sono poi percorsi nascosti di viottoli senza nome tra gli orti e le parule, belvederi inattesi come quello della stradina accanto all’hotel Sol Levante e sorprese architettoniche come il Casale Vascello.
È una regola che funziona ovunque e a Procida di più (anche oltre il suo ruolo di capitale della cultura 2022 e degli eventi appositamente organizzati) quella di andare ed esplorare, cercando di cogliere lo spirito dei luoghi e di metterlo in relazione con noi stessi, p er affinità o contrasto. Perché poi, quando saranno spenti i riflettori accesi dal titolo di capitale, meglio che siano un po’ cambiati i visitatori grazie all’incontro con l’isola, piuttosto che l’isola a causa dell’incontro coi visitatori. Tanto più che il rosa delle bandierine sarà sempre assicurato da un tramonto alla Marina.
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