22 giugno 2022


GASSMAN
MILLE FACCE
DA MATTATORE

testo e foto di ROBERTO ORLANDO

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Una volta durante un’intervista in Tv gli hanno chiesto: "Vittorio Gassman, lei come è diventato attore?". Lui ha spiegato che il merito era tutto di sua madre che lo aveva fatto iscrivere alla neonata Accademia di arte drammatica di Roma perché riuscisse a vincere la sua sconfinata timidezza.

E fu così che nacque Il Mattatore. Ed è per questo che nel centenario della sua nascita a Genova nel Sottoporticato di Palazzo Ducale, va in scena - è il caso di dire - la mostra antologica a lui dedicata che ripercorre le (numerose) tappe più importanti della sua carriera di artista del teatro e del cinema italiano ma non solo.

Qui a Genova, parlandone da vivo, lo chiamavamo "Maestro" anche se lo incontravamo al bar, di solito quello accanto al Teatro Duse, a 100 metri da piazza Corvetto.



Qui a Genova sarà soprattutto difficile dimenticare il suo "Ulisse" in Moby Dick, capolavoro di teatro creato nel tentativo di far navigare l'Ulisse dantesco nel mare trascendente della caccia alla mitica balena bianca inventata da Melville. Una commistione azzardata - ma solo per gli sbalzi temporali - sottolineata dal palcoscenico ideato dall'architetto Renzo Piano per mandare in scena Gassman e compagnia nel Porto Antico di Genova, nel pieno delle celebrazioni per il cinquecentesimo anniversario della scoperta dell'America.

"Fatti non foste a viver come bruti...", declamava il grande Vittorio da bordo di un vascello che era nave ma anche scheletro di balena, come vedrai in una delle foto che compare qui accanto nel sito. Personalmente ricordo una pausa dopo quel "Fatti" che ancora adesso mi dà i brividi perché suona come preludio ma anche come attimo in cui trattenere il respiro in attesa dell'inimmaginabile... "ma per seguir virtute e canoscenza". Uccidere la balena bianca oppure oltrepassare le Colonne d'Ercole. Due metafore per lo stesso scopo: sfidare l'ignoto, l'insondabile, placare la sete di sapere.



Per tornare a quote a me più consone, non mi resta che ricordare al lettore paziente che la mostra arriva a Genova dopo l'inaugurazione e la lunga permanenza all'Auditorium Parco della Musica di Roma, pure questo progettato guarda caso da Renzo Piano. Perché Genova è presto detto: Vittorio nacque qui per un capriccio del destino nel 1922 appunto, ma anche se vi rimase appena cinque anni con il capoluogo ligure mantenne sempre un legame forte, probabilmente rinsaldato dal lungo sodalizio non solo professionale con Paolo Villaggio: "Il mio amico più grande", diceva sempre il "ragionier Fantozzi".



Nella mostra, a cura di Alessandro Nicosia, Diletta d'Andrea Gassmann e Alessandro Gassmann, con uno schema narrativo costituito di sezioni ripetute molto simili tra loro e per questo rassicuranti, scorrono come in un film tutte le imprese di uno dei più grandi e popolari attori italiani di sempre, comprese quelle sportive che fanno da preludio a quelle dello spettacolo.



Vittorio era arrivato a un soffio dalla nazionale di pallacanestro (lo fermò solo l'inizio della seconda guerra mondiale), ma aveva praticato tanti altri sport, soprattutto il calcio e il tennis. Diceva che soprattutto agli albori della sua carriera di attore lo sport aveva contato moltissimo: "I primi piccoli successi sono stati legati a ruoli in cui contava una certa baldanza fisica...". Per arrivare a successi ben più altisonanti come quello de "I soliti ignoti" in cui Gassman impersona un pugile suonato molto propenso a finire ko dopo pochi scambi di colpi.



La mostra segue un ordine cronologico ed è ricca di oggetti personali, costumi e fotografie di scena, lettere e documenti inediti, tra i quali colpisce subito quello della domanda in carta bollata e autografata per iscriversi all'Accademia degli attori, magari usufruendo anche della borsa di studio.



E poi avanti: prima il teatro con i personaggi di Shakespeare - l'Otello, l'Amleto - con il Teatro Popolare Italiano, una sorta di teatro-circo itinerante da lui inventato che ebbe alterne fortune dopo il successo straordinario dell'esordio nel 1960 con l'Adelchi a Roma.

Quindi il cinema: da Riso Amaro con Silvana Mangano a Brancaleone alle Crociate: "La cosa principale per un attore cinematografico - diceva Gassman - è saper diventare un oggetto vivente. Ciò che bisogna fare davanti alla cinepresa è 'esserci'". E così questo oggetto vivente chiamato Gassman passa con naturalezza dal galeotto-soldato della Grande Guerra di Monicelli, al fianco di Alberto Sordi, all'esuberante Bruno Cortona de Il Sorpasso di Dino Risi. L'inconfondibile suono del clacson della Lancia Aurelia B24 convertibile, di cui si può vedere uno spezzone, fa quasi da colonna sonora dell'intera mostra perché riecheggia a intervalli regolari in tutti gli ambienti del percorso espositivo.



Infine la tv, dove nasce appunto Gassman il Mattatore. La mostra ricorda i duetti con Mina a Studio Uno, la recitazione a Tunnel dell'elenco del telefono come se fosse la Divina Commedia e via di questo fantastico passo.

Di lui, nei diversi video che completano la mostra, parlano i figli (Paola, Vittoria, Alessandro, Jacopo), l'ultima delle tre mogli Diletta d'Andrea, i grandi registi che lo hanno diretto (Salce, Monicelli, Risi, Scola...) e tanti altri artisti che hanno lavorato con lui.



A chiudere il sipario sulla mostra è il documentario di Fabrizio Corallo che ripercorre con testimonianze, documenti e filmati d'epoca la storia artistica di Gassman: è divertente, a tratti drammatico, sempre onesto nel rievocare la figura dell'attore e anche quella a volte controversa dell'uomo, dei suoi amori, dei suoi punti di forza e anche delle sue debolezze.



La mostra resta al Ducale di Genova fino al 18 settembre. Poi probabilmente si trasferirà nelle città di tanti altri suoi successi: a New York, Buenos Aires, Parigi e chissà dove ancora...


(info: www.palazzoducale.genova.it - www.visitgenoa.it)








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