ULIANO LUCAS
CONTRASTO
E ESSENZA

Cedegolo, Val Camonica
fino al 25 settembre

di ROBERTO ORLANDO

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Rappresentare un contrasto senza modificare il contrasto. Lo so, a parole è difficile da spiegare. In fotografia invece se ti chiami Uliano Lucas ti viene quasi naturale. Come dire il lavoro è sempre il lavoro, gli operai sono sempre operai, ma il tempo è passato, la fabbrica è cambiata e con lei è cambiato anche il modo di lavorare. Però puoi raccontare la trasformazione con lo stesso linguaggio in bianco e nero, senza toccare il contrasto, senza impoverire le sfumature. E così Uliano manda in scena il cambiamento secondo lui con la mostra “Dentro il lavoro”, allestita in un luogo perfetto per lo scopo: la centrale idroelettrica di Cedegolo sul fiume Oglio (in Val Camonica, provincia di Brescia) trasformata in museo già dal 2008.

"La fotografia è muta", dice il grande Uliano che di parole di solito è avaro, almeno quanto è prolifico di fotografie che invece parlano chiaro a chi sa ascoltare. Perché sì, la fotografia sarà anche muta, ma - aggiunge subito dopo il fotoreporter delle svolte epocali e dei cambiamenti sociali - "per guardare una fotografia bisogna essere colti".

E però ci sono fotografie che parlano proprio a tutti, anche a chi magari proprio attraverso le foto di Uliano trova la chiave e lo stimolo per cercare di "leggere" meglio ciò che guarda.

(Il museo di Cedegolo)

A me per esempio capita spesso con le sue foto, le quali hanno attraversato le epoche con una univocità di linguaggio sbalorditiva, grazie a un metodo di ripresa e di produzione che mi lascia incantato per la sua chiarezza, per la sua esplicita volontà di raccontare non quello che sembra ma quello che è, pur permettendo sempre una prospettiva di miglioramento possibile. Operazione che in fotografia sembrerebbe invece impossibile, proprio per definizione: la fotografia non è mai futuro. E invece a volte basta un gesto, a volte un'espressione, a volte un sorriso. E spesso un contrasto, appunto, per sfondare in avanti la barriera del tempo.

Lucas a Cedegolo affianca le sue immagini riprese nel 1980 all'Italsider di Taranto a quelle realizzate nel 2019, credo con passione identica e con finalità analoghe, nello stabilimento di serrature Iseo di Pisogne, in provincia di Brescia. Due mondi davvero lontani tra loro, nello spazio ma anche nel tempo, che in comune hanno l'acciaio e il lavoro. L'acciaio che nasce a Taranto, l'acciaio che a Pisogne si trasforma in un prodotto di alta tecnologia. Il lavoro che sfianca e consuma fisicamente nell'acciaieria, il lavoro che pretende concentrazione e precisione ma restituisce specializzazione, sapere, senso di responsabilità.

Tanti attimi di storie in una storia comune, attimi che segnalano sempre con successo una parte per il tutto e che nella lunga carriera di Uliano, classe 1942, si susseguono senza soluzione di continuità. Mi viene in mente, tanto per fare qualche esempio, l'immigrato con la valigia in mano e un enorme scatolone in spalla che cammina con il suo carico di speranza e preoccupazione proprio davanti al Pirellone di Milano; oppure l'uomo in canottiera che si affaccia al balcone di un elegante palazzo inizio Novecento di Genova Cornigliano sovrastato, soffocato dai giganteschi gangli metallici delle acciaierie che scorrono a una decina di metri di distanza da quella scena di tranquilla quotidianità domestica. Sono fotografie-simbolo di epoche che hanno segnato la storia del nostro Paese e del resto del mondo, con un sotteso ma evidente spazio aperto al cambiamento, quasi come se fosse non solo una speranza, ma una necessità. È quando la fotografia non è solo narrativa e diventa impegno sociale ma anche politico. Come a dire: le cose stanno così, ma devono cambiare. È chiaro nello sforzo di un operaio vicino alla pensione che sposta un grosso bidone davanti alla bocca fumante di un altoforno, come nel volto di una guerrigliera bambina della Guinea Bissau che sorride appoggiata a un albero con il mitra a tracolla.

Dalle contestazioni del '68 all'immigrazione, dalla condizione della classe operaia alle guerre in Africa o nei Balcani, dall'industrializzazione selvaggia alla vita in carcere o nei manicomi, lo sguardo di Lucas esplora il mondo nelle sue profondità, non si ferma mai nella superficialità dell'apparenza: le sue foto non sono soltanto "colte" e ben documentate, ma sono il frutto di relazioni personali con chi quei mondi da svelare conosce a fondo e può pertanto condurre il fotoreporter alla vera essenza del problema.

Nella centrale elettrica di Cedegolo si vede bene questo modo di intendere la fotografia secondo Lucas, figlio della Milano proletaria (suo padre Giorgio era operaio alla Breda di Sesto San Giovanni, partigiano, comunista militante), cresciuto nei locali della bohème di via Brera frequentati da artisti, intellettuali, giornalisti, fotografi e diventato uno dei più importanti fotografi indipendenti italiani collaboratore di testate prestigiose, dall'Espresso al Tempo, dal Giorno alla Stampa, dal Manifesto a Vie Nuove...

Ecco l'operaio dell'Ilva di Taranto che doma la colata accecante che sgorga fumando dalla bocca dell'altoforno ed ecco il suo collega dell'Iseo che quasi 40 anni dopo al computer addomestica un software per mettere a punto una serratura. Qui c'è l'uomo dell'acciaieria che sbuca sfinito in tuta chiara e caschetto da una nuvola di fumo e là l'operaia che seleziona con le mani guantate i nottolini lucenti da assemblare con attenzione. Qui due uomini sorridono divertiti all'obiettivo del fotografo mentre trasportano a mano un pesante blocco di metallo sotto le volte altissime dell'acciaieria di Taranto e là una ragazza della fabbrica bresciana sorride pure lei verso il grandangolo di Lucas mentre si prepara a stringere bulloncini e montare cornicette a una serratura. Il lavoro come fatica antica, il lavoro moderno che è anche responsabilità e sapere. Il lavoro che nuoce alla salute e quello che rende uomini e donne protagonisti dell'impresa.

Sulla locandina, nella zona riservata a sponsor e patrocinanti compaiono l'uno accanto agli altri i simboli di Confindustria Brescia e dei sindacati Cgil, Cisl e Uil e un motivo ci sarà. Del resto il mondo del lavoro è cambiato anche nelle modalità di accesso per chi volesse raccontarlo: quarant'anni fa in fabbrica Lucas magari entrava di soppiatto grazie a qualche amico che rischiava grosso, alla Iseo invece è entrato invitato dall'azienda per celebrare con il suo reportage il cinquantesimo anniversario della fondazione.

(Uliano Lucas)

Dopo aver visto la mostra, ma soltanto dopo mi raccomando, vai a dare un’occhiata anche sul sito web della Iseo al backstage del servizio ( www.iseo.com/it/it/uliano-lucas). Ti sorprenderà vedere Lucas all'opera: con quanto entusiasmo, con quanta passione, con quanta curiosità. E capirai perché dalla sua Leica sbucano certe immagini, nel linguaggio e nei contrasti del bianco e nero, capaci di rappresentare l'essenza di un'epoca.

Se ti capita, dovresti venire anche a Genova per andare a vedere quel balcone del bel palazzo liberty che verso la fine degli anni Ottanta Uliano Lucas aveva scelto come simbolo dell'industrializzazione predona del contesto urbano, del contrasto apparentemente insanabile tra sviluppo e qualità della vita, tra lavoro e ambiente. Vedrai che ha ragione lui: tutto può cambiare, in meglio...

La mostra “Dentro il lavoro” nel Museo di Cedegolo è organizzata da Fondazione ISEC Sesto San Giovanni e Musil Brescia nell’ambito del progetto “Matrice Lavoro Lombardia” e resterà aperta fino al 25 settembre (orari: sabato e domenica dalle 14 alle 19; a luglio e agosto tutti i giorni dalle 14 alle 19).
Info: www.fondazioneisec.it/news/dentro-il-lavoro-la-mostra-di-uliano-lucas-a-cedegolo 





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