ITALIA CINQUANTA
MODA E DESIGN
ALLE RADICI DEL BOOM

Dalle elezioni del 18 aprile del 1948 alle Olimpiadi di Roma del 1960. Poco più di un decennio in cui l’Italia, uscita malconcia dalla guerra, si impegnò a non adagiarsi nello sconforto ma, al contrario, a premere sull’acceleratore della rinascita. E ci riuscì. Il Paese cominciò a correre nonostante le macerie grazie alla capacità di sacrificio e alla forza dell’ottimismo, della ragione, della creatività di un popolo rimasto fantasioso, solido e originale, che senza esitazioni si rimboccò le maniche. La quotidianità del lavoro fisico, culturale assieme alle intelligenze artistiche e creative in ogni campo. Si arrivò così a quello che si può identificare come il periodo fondamentale della nascita dell’Italian Style, che diede vita al miracolo italiano della ripresa. L’origine del boom.
A quel periodo è dedicata la mostra “Italia cinquanta. Moda e design. Nascita di uno stile” allestita fino al 27 agosto 2023 nel sontuoso Palazzo Attems Petzenstein a Gorizia, la città che sarà, con la slovena Nova Gorica, Capitale europea della cultura nel 2025. Quella in corso si può considerare già come una grande anteprima di "Go!2025", curata da Carla Cerutti, Enrico Minio Capucci e Raffaella Sgubin, affiancati nel lavoro da un gruppo di importanti specialisti dei singoli settori.
Arte, design, moda, oggetti e anche citazioni cinematografiche, lungo il percorso della mostra, riportano alla memoria, senza alcuna sbavatura nostalgica, un passato complesso e creativo, autorizzando la consapevole rivendicazione dell’importanza del lavoro di quanti, in quel particolare periodo, presero per mano un Paese provato e ne dimostrarono tutte le capacità. Un amarcord senza malinconia che, a ripercorrerlo, fornisce spunti di riflessione e aiuta a guardare in avanti, oggi come allora. Specialmente in anni come questi che l’umanità sta ora vivendo. Chissà quando comincerà il periodo che porrà fine a questi nuovi anni di crisi: la pandemia, la crisi economica, la guerra, l’inevitabile cambio di prospettive davanti alle innovazioni scientifiche e artistiche. Chissà. Auguriamoci presto.
Intanto c’è da godersi a Palazzo Attems una mostra che ti accoglie, nell’atrio, con una Lancia Aurelia B20 disegnata da Pininfarina nel 1957, perfettamente restaurata, tant’è che all’esposizione c’è arrivata sulle sue ruote. E al primo piano un altro mito su ruote, questa volta due, la Vespa Piaggio, il mezzo per tutti, accompagnata dalla gigantografia della scena clou del film "Vacanze romane", quella in cui Gregory Peck porta a spasso per le strade della capitale Audrey Hepburn, giovane principessa alla ricerca di una normalità che non poteva avere (per quella interpretazione vinse l’Oscar).
Nella mostra ci sono molti oggetti di uso anche comune per chiunque in quegli anni fosse già nato, tanto geniali e funzionali da rimanere attuali fino ai nostri giorni. E oltre. La Olivetti Lettera22 del 1950, macchina simbolo delle macchine per scrivere e la macchina da cucire Necchi Mirella del 1957, entrambe disegnate da Marcello Nizzoli e premiate con il Compasso d’Oro, il più autorevole premio mondiale di design. C’è il televisore orientabile Phonola 17/18 del 1956 e l’orologio meccanico Cifra 5 di Solari. Ci sono lampade, sedie, poltrone, tavoli, portaombrelli. Anche una macchina da caffè per bar della San Marco. E poi vetri, smalti, stoffe per arredamento, metalli, tappeti e arazzi.
La mostra propone un viaggio in settori ben definiti. Specchio e testimonianza dei tempi. Lo sguardo lungo oltre il confine di casa, con una ritrovata internazionalità. Design e arti applicate sono la mappa da seguire avendo come tappe i più di centocinquanta pezzi esposti, provenienti da collezioni pubbliche e private. Spunti di riflessione alimentati da oggetti e colori, manifestazioni di genio. Ci sono opere di grandi firme, da Gio Ponti a Ettore Sottsass, i fratelli Castiglione, Vico Magistretti, Angelo Lelli, Lucio Fontana e i vetri di Venini, i bozzetti di Fornasetti giusto per dirne qualcuno e facendo torto a tutti gli altri eclettici protagonisti.
Inevitabile la presenza del cinema, data l’epoca presa in considerazione: un’arte che riprendeva vita dopo lo stop della guerra e che contribuì alla diffusione dell’ Italian Style. E nella mostra di Gorizia non poteva mancare la moda, che dall’inizio degli anni ’50 avrà uno sviluppo importante per fascino e produzione commerciale e artistica in Italia e nel mondo. La moda fece il grande salto con l’iniziativa che si svolse nella sala Bianca di Palazzo Pitti, scenografia d’eccezione per le sfilate, su iniziativa di Giovanni Battista Giorgini, che nel 1951 segnò la nascita ufficiale di una grande industria italiana. Genialità, fantasia, stile che affascinò le dive dell’epoca. Ava Gardner, Marilyn Monroe, Elisabeth Taylor, Esther Williams vestivano italiano alla pari delle fascinose attrici nostrane, Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Elsa Martinelli. Indossare un abito di Roberto Capucci, Emilio Schuberth, Emilio Pucci, Gucci, Ferragamo e poi Valentino era il segnale che il successo, duraturo e concreto, era stato raggiunto magari partendo dal nulla. O anche meno. Un po’ come stava accadendo al Paese in una sintonia straordinaria che ha dato frutti abbondanti e duraturi.
(Italia Cinquanta moda e design. Nascita di uno
stile
A cura di Carlo Cerutti, Enrico Minio
Capucci, Raffaella Sgubin
Palazzo Attems
Petzenstein
Piazza Edmondo de Amicis, 2 Gorizia
Fino al 27 agosto da martedì a domenica)
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI FOGLIEVIAGGI
© Tutti i diritti riservati