VELENI E BUONA SORTE
A COCULLO
LA FESTA DEI SERPARI

Ogni anno a Cocullo, un paesino appena fuori dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, si celebra l’evento folcloristico più pagano fra i riti cristiani: la festa di San Domenico Abate e la processione dei serpari; uno spettacolo del tutto inusuale che attira migliaia di visitatori più o meno coraggiosi. L’appuntamento è a maggio e aveva luogo il primo giovedì del mese. Dal 2012 è stata reintrodotta la data originale del 1° maggio. I festeggiamenti iniziano dal 30 aprile, con una messa pomeridiana; per l’evento clou si deve attendere il giorno successivo.
Le celebrazioni si aprono con una serie di messe, sin dalla mattina presto, e è usanza tirare con i denti la campanella posta all’interno della Chiesa di San Domenico per proteggersi dalle malattie della bocca. Il Santo, patrono di Cocullo e della vicina Villalago, è protettore dal mal di denti, dai morsi dei rettili e dalla rabbia. Al termine della messa i fedeli sfilano lentamente dietro la nicchia di Domenico per raccogliere una manciata di terra benedetta che, sciolta nell’acqua e bevuta, protegge dalla febbre.
Alle 12,00, sul sagrato, si attendono i serpari che già prima dell’inizio della processione mostrano e fanno toccare i serpenti ai pellegrini; un modo per esorcizzare la paura per questi animali. La statua del Santo viene posta al centro della piazza, ricoperta quasi interamente dai rettili e portata a spalla nelle vie del paese. Durante la processione i serpenti disposti sulla statua trovano una loro collocazione. Se si attorcigliano intorno al collo sarà un anno buono e propizio. Non devono coprire il volto della statua, né cadere. Se malgrado le accortezze il viso del santo ne viene ricoperto o cadono a terra durante il trasporto, sarà un segno infausto. La statua è accompagnata da donne, uomini e bambini in antichi abiti cocullesi con i famosi Ciambellati, i pani sacri custoditi nelle ceste adornate per l’occasione.
Fino a pochi anni fa, a fine cerimonia, era usanza uccidere i serpenti in piazza. Ora vengono riportati nelle campagne da cui sono stati sottratti. I rettili scelti appartengono a quattro specie, ovviamente non velenose: il biacco, la biscia dal collare, il cervone e il saettone. Vengono catturati a fine marzo nei boschi della zona, posti in cesti di vimini e poi nutriti per 15-20 giorni con uova sode e topi morti fino al giorno della festa. Questa pratica ha suscitato le proteste da parte delle associazioni animaliste in quanto specie protette in Abruzzo (L. 50 del 7/09/93). Il ministero dell’Ambiente ha però concesso una deroga per la Festa dei Serpari, in ragione del suo valore culturale. Per questo nel 2007 è nato un progetto di conservazione che vede uniti erpetologi e serpari in uno scambio reciproco di informazioni che prevede la verifica annuale dello stato di salute degli animali catturati e utilizzati per la festa.
Il culto di San Domenico e il collegamento con i serpenti si sovrappone a due importanti elementi culturali che già esistevano in questa zona: il tradizionale culto della dea Angizia - figlia di Eeta e sorella di Circe e di Medea - e l’importanza dei gruppi dei serpari che popolavano la zona. Angizia era una divinità italica adorata dai Marsi, dai Peligni e da altri popoli osco-umbri, protettrice dai veleni, soprattutto quelli dei serpenti. Il Lucus Angitiae, il sito archeologico riconosciuto come monumento nazionale, si trova vicino all’attuale cittadina di Luco dei Marsi in provincia dell'Aquila.

Solo intorno all’anno mille il culto pagano venne rivisitato in chiave cristiana. Secondo la tradizione religiosa San Domenico, monaco benedettino di Foligno, attraversò il Lazio e l’Abruzzo praticando una vita da eremita. Si fermò a Cocullo per sette anni, liberando gli abitanti del paese dai morsi dei serpenti velenosi e facendo uscire dallo stomaco delle persone i serpenti che vi erano penetrati. Ai cocullesi lasciò, oltre ai miracoli, un dente e un ferro di cavallo della sua mula, oggi entrambi reliquie. Nel paese erano frequenti i casi di persone morse da serpenti e da vipere di cui la zona era piena, com'è piena tutt'ora. Nei pressi di Villalago (AQ), dove l’abate si ritirava in preghiera, oggi si trovano un santuario e un lago artificiale che portano il suo nome, e l’eremo alle spalle della chiesa. Minacciato di morte dagli eretici, San Domenico fuggì da Villalago per raggiungere Cocullo, frapponendo tra sé e i suoi aggressori un orso a guardia della strada. (Un luogo amato dagli orsi marsicani e da mamma Amarena che un paio di anni fa portò proprio lì suoi cuccioli a fare il bagno.)
La Festa dei Serpari, che l’anno scorso ha riempito il piccolo paese della Valle del Sagittario con diecimila persone, è stata candidata per essere riconosciuta come patrimonio culturale immateriale dall'UNESCO. Per facilitare la mobilità, quest’anno Trenitalia, di concerto con il Comune di Cocullo e la Regione Abruzzo, potenzierà il servizio con fermate straordinarie e treni speciali per la stazione di Cocullo.
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