“NI UNA MÁS”
SU NETFLIX UN RACCONTO FEMMINISTA
LA FRASE – “Deve scorrere il sangue perché ci ascoltino?”
Alma ha gli occhi azzurri e la grinta di Nicole Wallace. Ha diciassette anni. Appartiene cioè alla Generazione Z, con tutto quel che vuol dire: ribelle e anticonformista, problemi con genitori che non la capiscono, problemi con la scuola che la annoia, problemi con i suoi coetanei rispetto ai quali è parecchio avanti, per sensibilità e interessi. Ha due amiche del cuore, Greta e Nata, con cui si confida e con le quali condivide tutto, ansie, dubbi sul proprio futuro, avventure e disavventure d’amore. La si vede, fin dalle prime scene, arrivare ai cancelli del proprio liceo e appendervi uno striscione-denuncia: “Attenti, qui dentro si nasconde uno stupratore”. Ed è subito scandalo.
La storia raccontata da questa serie spagnola su Netflix, in otto episodi, è tratta dal romanzo omonimo dello scrittore e giornalista Miguel Sáez Carral. Ma allunga le proprie radici nelle vicende vissute da Daisy Coleman e Chanel Miller, ambedue vittime di violenza sessuale. La Coleman è stata portavoce delle donne che hanno subito uno stupro. Il titolo è una citazione della frase di Susana Chavez, poetessa e attivista contro i femminicidi a Ciudad Juarez, Messico: “Ni una mujer menos, ni una muerta más” (Né una donna in meno, né una morta in più).
Detta così, gli elementi per scoraggiarne la visione potrebbero essere molti. E invece questa è davvero una serie televisiva da non perdere. Potente e onesta, al punto che il racconto è tenuto su un piano di credibilità assoluta, senza fronzoli o concessioni a inutili manierismi. Sensibilità e realismo sono le caratteristiche più evidenti della regia, insieme alla bravura degli interpreti, in maggioranza adolescenti dalle facce più che normali.
Alma passa attraverso esperienze molto dure, tra cui una violenza post sbronza, che aumenta il suo carico di dolore senza tuttavia farle perdere la sensibilità ai drammi altrui. Primo fra tutti quello di una sua lontana amica che le rivelerà di essere stata stuprata proprio nel liceo che ambedue frequentano. Sarà Alma a farsi carico della denuncia, pur consapevole che la propria decisione la potrà allontanare da tutti: dai compagni, dalla famiglia, dai professori.
Tra i tanti temi affrontati con realismo da “Ni una más” c’è quello, drammatico, diffuso a ogni latitudine: la donna che viene stuprata, il più delle volte preferirà tacere piuttosto che subire l’incredulità e l’insensibilità altrui.
La prospettiva di un riscatto per sé e per quelle come lei è ciò che guida Alma e tiene alta la tensione per tutte otto le puntate. “Ho fatto un casino. Un casino bello grosso”, dirà la ragazza al culmine del suo percorso di crescita e di consapevolezza. Sarà il punto di svolta verso una decisione da persona più matura dei suoi 17, che le consentirà di recuperare quella solidarietà collettiva che le pareva di aver perso. Una lezione per tutti. Che può essere apprezzata anche grazie a una serie ben diretta come questa.