IL CLAN-
DESTINO

di Fabio Zanchi |


SU RAI1


LA FRASE – “A volte siamo così concentrati su ciò che ci divide, che ci dimentichiamo ciò che ci unisce”



Passare da una serie come Ripley (su Netflix) a una di produzione italiana comporta un salto piuttosto ardito. Non solo perché il bianco e nero di Ripley è difficilmente replicabile. È una questione legata al linguaggio usato per narrare una vicenda. La scuola italiana ha caratteristiche proprie. Che si tratti di “Bianca”, oppure di “Mare fuori” o di “Un professore”, il linguaggio usato pare obbedire a canoni precisi. Lo conferma anche l’ultima nata in casa Rai, dal titolo “Il Clandestino”, sei puntate che hanno preso il via dall’inizio di aprile e vengono proposte fino a metà maggio, a due episodi per volta.



Il canone della scuola italiana, quale che sia la storia che si racconta, prevede un combinato tra lunghe inquadrature “turistiche”; primi piani silenti, che vorrebbero esprimere le emozioni più forti e i pensieri più profondi; uso e talvolta abuso della musica, a commento delle situazioni e persino delle battute sussurrate dai protagonisti, che inevitabilmente finiscono per non essere decifrabili. A compensare il tutto, talvolta accade che la scelta di alcuni personaggi sia particolarmente indovinata. Non si spiegherebbe altrimenti il successo che queste serie ottengano.



E dunque. “Il clandestino” racconta la storia di un ex ispettore capo dell’antiterrorismo caduto in disgrazia dopo che Kadija, la ragazza di cui si era innamorato, è morta in seguito a un attentato da lei stessa organizzato. Trasferitosi da Roma a Milano, Luca Travaglia (questo il suo nome) fa una vita assai precaria: lavora da buttafuori e sopravvive, dilaniato dai rimorsi, in uno stanzone ricavato nel retro di un’autofficina gestita da un cingalese. Insieme a lui, per caso e piuttosto controvoglia, darà vita a un’agenzia investigativa molto irregolare. Tanto clandestina da prenderne il nome. Ma molto efficace, sia per lo spirito imprenditoriale del titolare dell’autofficina, sia per la professionalità di Travaglia. Ogni caso viene affrontato e risolto nel corso della puntata. Il filo rosso che lega tutti gli appuntamenti è il suo ricordo del rapporto con la fidanzata-terrorista, girato naturalmente in un bianco e nero un po’ sfumato, come si addice ai flash back nostrani. Le vicende che Travaglia e il suo socio affrontano di volta in volta permettono un giro turistico in una Milano molto suggestiva, che va dal cuore della città (zona Duomo, quartiere Garibaldi, Darsena e Navigli) ai quartieri più periferici (via Padova e viale Monza già gentrificate in No-Lo, il Corvetto, un campo rom, la Barona).



Il protagonista è interpretato da Edoardo Leo. Molto credibile nella veste di duro dal cuore tenero, anche grazie al fatto che riesce a mantenere la stessa espressione, serissima, per tutti e sedici gli episodi. Rari i suoi sorrisi, ma è pur sempre un ex dell’antiterrorismo. Gli fa da spalla Hassan Shapi, il suo socio. Un mostro di simpatia. Ma c’è una ragione: l’attore, keniano, è lo stesso che interpretò il Maestro Jedi nel primo episodio di Star Wars. Mica paglia. Nel cast anche Alice Arcuri (già in Doc e Blanca) e Fausto Maria Sciarappa (già in Mare fuori).



Il regista è Rolando Ravello, attore, regista, sceneggiatore e conduttore televisivo molto conosciuto grazie a film come Diaz, Ultimo, e serie tv come Don Matteo. Il suo tentativo di far digerire al grande pubblico un personaggio spigoloso e tormentato come Luca Travaglia è stato premiato da ascolti che si aggirano dai tre milioni ai tre milioni e mezzo di spettatori. Più del Grande fratello.



Il Clandestino, oltre che su Rai1, si può vedere anche su Raiplay.





LA SERIE



6 puntate, 12 episodi da 50 minuti



PERSONAGGI e INTERPRETI



EDOARDO LEO è Luca Travaglia

ALICE ARCURI è Carolina Vernoni

LAVINIA LONGHI è Khadij

HASSANI SHAPI è Palitha

FAUSTO MARIA SCIARAPPA è Claudio Maganza

ISABELLA MOTTINELLI è Bianca, figlia di Carolina