ROALD
DAHL
LA FRASE – «Persone come Henry Sugar si incontrano un po’ ovunque nel mondo, come alghe alla deriva: non sono particolarmente malvagie, ma non sono neanche brava gente. Fanno semplicemente parte dell’arredo».
Gran colpo di Netflix, che ha acquisito la Roald Dahl Story Company (RDSC). Così una bella sera, mentre stai spolliciando sul telecomando alla ricerca di qualcosa di potabile,
scopri il nome del campione del politicamente scorretto. Roald Dahl, proprio quello degli Sporcelli, che avevi letto ai tuoi bambini quand’erano piccoli, facendoli spanciare
ogni due righe, perché ogni due righe c’era una parolaccia, quella da non dire a scuola. Lui, quello di Matilda, la bambina con una mente straordinaria e piena di immaginazione,
che si ribella a tutto e a tutti, alla ricerca di un destino su misura per lei. Lui, quello di GGG e della Fabbrica di cioccolato, uscito sotto forma di film con Johnny Depp
diretto da Tim Burton, altro genio del politicamente scorretto.
Possibile?
Eccome se è possibile. Il pacchetto che annuncia una nuova, felice stagione di Netflix tutta da seguire consta di un mediometraggio, 39 minuti, dal titolo “La meravigliosa storia di Henry Sugar”; tre corti da 17 minuti l’uno, “Il cigno”, “Il derattizzatore” e “Veleno”. Una sequenza da rimanere incollati al divano, da bersi tutta d’un fiato, come fosse una serie televisiva concentrata. Roba da cinefili, dice qualcuno. Roba buona per tutti, invece. Buonissima, anzi, per una serie di motivi che vien facile elencare.
Primo: tutte le storie sono tratte da racconti di Roald Dahl, come si è detto. Già così è garanzia di ottima qualità.
Secondo: il regista è Wes Anderson. Sì proprio quello di “Asteroid city”, che ha lasciato a bocca aperta il pubblico del Festival di Venezia. Ma anche quello dei Tenenbaum o di Grand Budapest hotel.
Terzo: il cast è affollato di bei nomi, da Sir Ben Kingsley (mica paglia) a Benedict Cumberbatch, Ralph Fiennes (che interpreta Roald Dahl, in pantofole su una vecchia poltrona), Asa Jennings, Dev Patel, Richard Ayoade e Rupert Friend.
E poi la trama, che rende un gioiello ogni racconto di questa particolarissima serie.
“La meravigliosa storia di Henry Sugar” narra di un uomo molto ricco che ama il gioco d’azzardo. Scopre l’esistenza di un guru indiano capace di vedere, nonostante gli occhi cuciti. Henry cerca di imparare per barare a carte.
“Il cigno” è la storia di un geniale ragazzino, che cerca di sottrarsi alla persecuzione di due grossi bulli.
“Il derattizzatore” racconta di un cacciatore di topi professionista, che spiega a un giornalista e a un meccanico la sua tecnica.
“Veleno”: un uomo steso a letto scopre di avere un serpente velenosissimo sul suo corpo, sotto le lenzuola. Arriverà un medico (Ben Kinsley) che cercherà di liberarlo dalla pericolosissima presenza. Ma si scoprirà che il veleno potentissimo non è quello del rettile, bensì quello diffuso tra gli uomini: il razzismo.
La costante presente nei quattro brevi film è l’inclinazione al macabro. Per certi versi, soprattutto in “Veleno”, ai più attempati tornerà alla mente la mitica serie televisiva “Ai confini della realtà”. In effetti, in questi racconti l’accoppiata Anderson-Dahl mette in scena piccoli capolavori di perfidia mista a cinismo, che con la realtà hanno punti di contatto solo formali. Le stesse scene sono movimentate come quelle del palcoscenico di un teatro.
Godibilissimo. Vien voglia di vedere i prossimi. La curiosità è tanta.
PS: chi abbia subìto la polemica sullo spot di Esselunga, o ne sia stato rapito, vada a vedersi “James e la pesca gigante”, film basato sul libro omonimo di Roald Dahl. E’ la storia di un ragazzino di 7 anni, costretto a vivere con due zie prepotenti, di nome Stecco e Spugna, dopo essere rimasto orfano. Il film è prodotto da Tim Burton. Perché i geni si parlano.