24 MAGGIO 2023


VITA DA RIFUGIO
MAZZOLENI: "UN FILM
PER FAR CAPIRE
LA BELLEZZA
E LA FATICA"



di GABRIELLA DI LELLIO



(Luca Mazzoleni con la bandiera del rifugio Franchetti)

“Chi apre serra, 40 anni nei rifugi del Gran Sasso” è il titolo di un film di Andrea Frenguelli (produzione RRTrek e Luca Mazzoleni, Ita/2023/32’) che ci porta dritti al Rifugio Franchetti (2433 m) sul Gran Sasso, tra Corno Grande e Corno Piccolo. Un racconto intimo di Luca Mazzoleni che ha dedicato tutto se stesso alla montagna e che da oltre 40 anni lavora come rifugista; i primi sei anni al Duca degli Abruzzi, gli altri sul Franchetti.

Un rifugio, per quanto ci dia da mangiare e da dormire, non è un albergo. La sua posizione remota, la sua peculiarità, rende gli approvvigionamenti difficili, la struttura spartana e talvolta può esserci un problema di acqua (sia per bere che per i servizi igienici). Anche lo smaltimento dei rifiuti è un problema, perché il trasporto a valle di lattine, bottiglie e cartacce costa fatica e denaro. Il fatto che ci sia una struttura accogliente in mezzo alla montagna è una garanzia in caso di maltempo, fatica, incidenti, mancanza di cibo/acqua. La presenza di un rifugio aperto e di un gestore rendono i problemi più facilmente risolvibili.



“Chi apre serra”, non è solo il titolo del film, ma una regola di civiltà. Significa lasciare il luogo nelle stesse condizioni in cui lo si è trovato.

Luca Mazzoleni è un’istituzione tra i rifugisti del centro Italia. Da quando aveva 18 anni ha fatto questa scelta di vita per l’immensa passione per la montagna e non ha intenzione di mollare, anche se un po' di stanchezza c’è, sia fisica che mentale. Lo incontro in un momento di pausa dal lavoro per conoscere la quotidianità, le sfide e il futuro del suo mestiere; uno dei più affascinanti che si possono intraprendere sulle nostre montagne.



“È il mio lavoro, è quello che so fare, non c’è scadenza” dice Mazzoleni “e mi piace ancora”.


Il film tratta della vita di rifugista, della tua esperienza personale, e la gente che frequenta la montagna probabilmente sa di cosa parli. Quale testimonianza vuoi trasmettere con il film?

Secondo me molti non sanno cosa vuol dire gestire un rifugio di alta quota. Vedo che i più attenti e presenti lo intuiscono, ma la maggior parte delle persone che vengono su al rifugio non si rende conto del lavoro che c'è dietro, dell’entusiasmo e della fatica. Quando mi chiedono, ad esempio, 'come portate gli approvvigionamenti?' e rispondo: 'Con l’elicottero', non hanno idea di quanto sia faticoso l’uso di questo mezzo. Sicuramente meglio che portare tutto a spalla, ma 10 tonnellate di materiale vanno comunque comprate, imballate, caricate sul camion, scaricate e agganciate all’elicottero; comunque faticoso. Come l’apertura invernale del rifugio. Prevede un’ascensione alpinistica e, quando si arriva alla meta, bisogna iniziare a lavorare. Per me è normale; è quello che ho sempre fatto come tanti altri colleghi dell’Appennino e delle Alpi. Ci vuole, però, una passione particolare per impegnarsi a lungo. Ho anche cercato di comunicare l’etica del gestore del rifugio; può essere anche scorbutico, ma sicuramente in caso di bisogno ti aiuta.




Stai alludendo alla mancanza di cultura della montagna da parte di chi ne usufruisce? O alla confusione dell’idea di rifugio a causa della diffusione di ristori raggiungibili con la macchina trasformati in ristoranti?

La parola rifugio include tutto, dal ristorante stellato alla baracca sugli impianti da sci attrezzata a ristorante. Questo non aiuta la gente a capire. Tutti si chiamano rifugi di montagna, che può non voler dir nulla dato che sono previsti dagli 800 mt in su. C’è troppa confusione. Rifugio è una parola troppo usata e con troppe suggestioni. Molto spesso mi è capitato in inverno di sconsigliare le persone che chiedono di trascorrere il Capodanno al Franchetti. Non hanno idea di dove si trovi il Rifugio Franchetti; sono guidate solamente dalla superficialità di trovare sul web i luoghi più suggestivi. Per questo è difficoltoso comunicare. Già dai primi caldi, in aprile, ho dovuto spiegare alle persone che mi hanno contattato che occorrono 3-4 ore di piccozza e ramponi per raggiungere il Franchetti per farli desistere. Anche oggi, a oltre metà maggio, sono costretto a rifiutare prenotazioni perché non sanno quanta neve ci sia ancora; in questi giorni di pioggia, in quota nevica. Non sarà questo film a insegnare cos’è un rifugio di alta quota ma sicuramente farà capire le difficoltà che implica la gestione: dall’apertura invernale al trasporto in elicottero; e che essere gestore non vuol dire essere albergatore, alpinista di punta o una guida alpina, se mancano capacità professionali, organizzative e empatiche.




Vuole essere un messaggio culturale?

Sì, vuole essere un messaggio sulla complessità e della bellezza di questo tipo di lavoro.


Questa scelta di lavoro ha sacrificato la tua vita privata?

No, è un lavoro che impegna molto in estate ma che lascia molto tempo libero in inverno. Anche la mia compagna ha un rifugio e conosciamo i tempi del nostro lavoro.


Il rifugio è una struttura che deve essere sempre aperta in caso di necessità?

Dovrebbero avere un locale di emergenza, una stanza sempre a disposizione, con la pala fuori per entrare se c’è neve. In genere i rifugi CAI ce l’hanno. Al Franchetti e al Duca degli Abruzzi è stato fatto e sono state evitate possibili tragedie; il bivacco Andrea Bafile è sempre aperto, ma non tutti i rifugi sono attrezzati. Al rifugio Del Monte, ad esempio, sotto il monte Corvo, non c’è un locale dedicato. Il motivo è che costa creare dei locali invernali e non ci sono risorse.



(foto di Silvio Ippoliti)


Esiste una normativa che riguarda i rifugi e stabilisce le regole di comportamento?

C’è una legge regionale in Abruzzo, e ogni regione si regola autonomamente. La normativa nazionale è carente. Abbiamo fondato da qualche anno il Coordinamento Nazionale Rifugi con le associazioni regionali alpine e del centro Italia, che ci aiuta a portare qualche istanza al CAI; una sorta di federazione nazionale rifugisti per la risoluzione dei problemi.




Quale ritorno economico potrebbe derivare dal funzionamento di un rifugio?

Il rifugio è una piccola attività che produce lavoro e radicamento sul territorio, a patto che ci sia una politica giusta. In Italia, a parte alcune regioni del nord come la Valle d’Aosta, il Piemonte e il Trentino Alto Adige, non esiste una politica della montagna né un piano d’azione sui rifugi. C’è bisogno di norme più agili e di investimenti. Il rifugio inteso come meta, non solo come base d’appoggio per scalare. Purtroppo si parla spesso della ripopolazione delle zone interne, ma senza investimenti la montagna non cresce e non porta voti. L’ultimo finanziamento ricevuto è stato di 2 milioni di euro di fondi europei, assegnati dal vice presidente della regione Abruzzo, appassionato frequentatore e cultore della montagna, poi più nulla.





L’attività di rifugista è impegnativa e si può svolgere solo se accompagnati da una grande passione. Il Rifugio Franchetti è aperto da inizio giugno a fine settembre e da ottobre a maggio (solo su richiesta con prenotazione e nei fine settimana e giorni festivi).


Dotazioni del rifugio Franchetti


●       Servizio di ristoro e cucina
●       Acqua corrente proveniente dal ghiacciaio del Calderone
●       Telefono con ponte radio Telecom, energia elettrica fornita 
da impianto fotovoltaico Enel
●       Riscaldamento a termoconvettori a gas
●       Radio vhf per emergenze e soccorso
●       Telefono di emergenza attivo anche nel periodo di chiusura
●       23 posti su letti a castello in due camerate comuni
●       Bagno all'interno del rifugio con acqua corrente fredda 
(non sono disponibili né acqua calda né docce)
 
 
(Per serate e conferenze si può contattare direttamente Luca Mazzoleni
con una mail a lucamazzoleni@rifugiofranchetti.it)

.






ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI FOGLIEVIAGGI


© Tutti i diritti riservati




ritorna
Foglieviaggi è un blog aperto che viene aggiornato senza alcuna periodicità e non rappresenta una testata giornalistica. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Le immagini presenti sul sito www.foglieviaggi.cloud provengono da internet, da concessioni private o da utilizzo con licenza Creative Commons.
Le immagini possono essere eliminate se gli autori o i soggetti raffigurati sono contrari alla pubblicazione: inviare la richiesta tramite e-mail a postmaster@foglieviaggi.cloud.
© foglieviaggi ™ — tutti i diritti riservati «all rights reserved»