In chi, come me, ha da molti decenni eletto a proprio luogo dell’anima il piccolissimo borgo di Casere, alla testata della valle Aurina, che con le sue poche case è il luogo “abitato” più a nord d’Italia, Barcaggio, il luogo più a nord della Corsica, che di abitanti stanziali ne ha meno di trenta, non poteva che rappresentare una sorta di naturale calamita alla quale ritornare ogni volta, per non dire quasi tutti gli anni. Abbiamo deciso, con mia moglie, di passare una parte delle nostre vacanze nell’isola che un tempo fu chiamata la montagna verde in mezzo al mare.
Non si tratta neppure di un paese, ma di una frazione del Comune di Ersa che, come tutti i centri abitati di Capo Corso e, in generale, di gran parte della Corsica, è arroccato, con i suoi 154 abitanti distribuiti in numerose e piccolissime frazioni affogate nella fitta macchia che ricopre il capo dalla vetta fino al mare sulla montagna, a diverse centinaia di metri sul livello del mare. Da Ersa, che è il più settentrionale comune della Corsica, parte una strada in notevole pendenza e al limite della percorribilità, che, dopo qualche chilometro ed un numero infinito di curve, raggiunge un piccolissimo porticciolo intorno al quale si dispongono le poche case di Barcaggio.

Se, discendendo verso il paese, avevamo già potuto ammirare lo sconfinato panorama marino che da Capo Corso si estende fino alla costa del Levante ligure, appena giunti sulla minuscola piazza di Barcaggio è una e una sola l’immagine che calamita lo sguardo del viaggiatore: si tratta della mole rocciosa dell’isola della Giraglia e del suo faro bianco, che ricorda a chiunque vada per mare il pericolo che il capo Corso, con le sue scogliere, rappresenta.
Un solo piccolissimo albergo, il Petra Cinta, con il suo ristorante – ambedue davvero eccellenti- è l’unico possibile luogo di sosta e di pernottamento. Ma tornerò a parlarne più tardi... Le alternative, e solo in stagione: l’Arenacciu, una paillotte sulla piazzetta - gestita quest’anno, per la prima volta, da Giuseppe, un parmigiano, che vuole rilanciarla seducendo i viaggiatori con i succulenti “pinoli di Bobbio”, gli spinaci al gorgonzola e parmigiano della sua Val Trebbia - e le Tamaris - un’altra paillotte che sorge dove l’Acqua Tignese, il torrente che scende dalle altitudini del Capo, si getta nel mare segnando, con il suo corso, il confine con Rogliano.

Se è sconosciuto alla gran parte dei turisti stagionali che privilegiano le più famose e più “vitaiole” località della Corsica, Barcaggio è invece un nome ben noto ai velisti di tutto il Mediterraneo: la sua isola della Giraglia è infatti la “boa” naturale intorno alla quale si corre la Loro Piana Giraglia offshore race, una regata storica che da Saint Tropez porta le barche concorrenti fino a contornare l’isola ed a dirigersi a Genova per tagliare il traguardo dopo una navigazione di oltre 241 miglia marine.
La vera meraviglia di Barcaggio - per chi il mare non lo guardi come un campo di gioco ad alto tasso di emozioni e tecnologia - la si scopre, in genere, solo al mattino dopo l’arrivo. Riprese le forze con una buona dormita che ci ripaga delle mille curve fatte per giungervi, ed una colazione nel giardino ombroso del piccolo hotel, si raggiunge, in pochi minuti, una lunga e meravigliosa spiaggia, le cui acque – e fidatevi di mia moglie, che quelle thailandesi le conosce bene – non hanno nulla da invidiare alla trasparenza del mare delle più celebri mete turistiche della Terra del Sorriso. Acque trasparenti che si infrangono dolcemente sulla spiaggia, o infrangendosi su punte rocciose, conducono il viaggiatore, attraverso il comodo Sentiero dei Doganieri (ogni paese di mare che si rispetti, deve averne uno….) fino alla genovese Torre dell’Agnello e di lì, dominando dall’alto di scogliere a picco che si aprono verso il mare in piccole e dirupate nicchie segrete, si potrà percorrere il Sentiero fino a doppiare il fronte nord del Capo ed a scendere, attraverso la Cala Genovese e la Torre di Santa Maria de la Chapelle, raggiungendo infine Macinaggio, la frazione marina del paese di Rogliano, l’altro insediamento abbarbicato sulla sommità di Capo Corso, ricco di storia, di chiese e di antichi conventi.

Rogliano possiede una rilevante parte della costa terminale del Capo e, con le decine di ristoranti, boutiques, supermercati di Macinaggio, nel cui porto stazionano, a decine, dai piccoli motoscafi alle grandi barche a vela costruite per sfidare tutti i mari del mondo, si affaccia sul mar Tirreno. Barcaggio è invece, solo il silenzio del Capo, la quiete totale, gli infiniti orizzonti marini. Un piccolo gioiello da preservare e da proteggere; un'unica barca da pesca, quanto basta ad assicurare che il ristorante del Pietra Cinta possa presentare, ai pochi clienti che lo hanno scoperto e scelto, la prelibatezza del pescato quotidiano, tra cui le famose langoustes dei profondi fondali intorno alla Giraglia.
Un altro aneddoto ne descrive l’incanto: due anni or sono, con mia moglie, abbiamo avuto il privilegio di dividere la stanza del Pietra Cinta con una famiglia di rondini che aveva scelto di fare il nido nell’incavo della nostra finestra e che non si è minimamente scomposta di fronte all’invasione del “suo” territorio da parte di due “cittadini” che delle rondini, ormai, ricordano quasi soltanto le poesie studiate alle elementari. In realtà, il nostro non è stato un privilegio eccezionale: è il cielo intorno al porticciolo, che, a qualsiasi ora del giorno, risuona del garrire di decine e decine di rondini e dei loro voli alla ricerca di insetti da riportare nei nidi, che caratterizzano tutte le poche case del borgo, ai pulcini in famelica e mai sazia attesa.

Nel porticciolo, in stagione, attracca, a metà mattinata, una piccola imbarcazione che porta i turisti che non se la sentano di percorrere il Sentiero dei Doganieri da Macinaggio a Centuri Port – un’altra delle belle località del Capo di cui avremo occasione di parlare più avanti. Se invece si scelga di percorrere il Sentiero dei doganieri, e stavolta verso occidente, esso si snoderà su una costa prevalentemente rocciosa che, dopo un percorso di una mezz’ora, approderà dapprima alla spiaggia e poi al piccolissimo borgo gemello di Tollare. Le pochissime case di quello che fu anch’esso un minuscolo borgo di pescatori, in cui il porto è sostituito da un semplice scivolo a mare protetto tra le case e l’ennesima Torre che i Genovesi hanno eretto su tutta la costa della Corsica, a vedetta e protezione contro le scorrerie dei pirati saraceni, sono state ristrutturate ad uso turistico con un’operazione di risanamento conservativo durata qualche anno, con il massimo rispetto dell’esistente e tale da rappresentare una garanzia contro ogni possibile speculazione futura.
Semmai, il dispiacere è che le poche abitazioni abbiano già da tempo trovato i propri occupanti e che per qualche stanza che dovesse eventualmente risultare affittabile, la lista d’attesa si rivela di una lunghezza micidiale. Un appunto, invece, al restauro della Torre. Beninteso, sono le Belle Arti ad aver detto la loro ed ad imporre l’uso dell’intonaco e del colore ocra chiaro, dell’epoca in cui la torre fu costruita; ma, a parer nostro, che abbiamo avuto modo di seguirne le fasi, l’esito finale ha dato alla torre un aspetto sin troppo “nuovo”, tanto che, scherzosamente, ci è scappato di dire a qualche fortunato abitante del posto, ottenendone peraltro sdegnate rimostranze, che ora il cilindro, cui si accede attraverso una scala di sicurezza esterna in ferro, appare più simile ad un moderno serbatorio di acqua potabile che a una torre genovese con più di 500 anni…

Anche a Tollare vi sono due possibili luoghi in cui rifocillarsi: una è la storica paillotte di Marlène, sulla spiaggia, dove, oltre ai classici della gastronomia corsa, si possono passare delle belle ore ascoltando spettacolini di chitarra o, per i più coraggiosi, improvvisando qualche passo di walzer musette o di polka. L’altro è U Spuntinu, una piccola costruzione in riva al mare, all’ombra di una grande tamerice e a due passi dalla Torre, in cui il menu, oltre alle classiche olive nere e tartine alla crema di carciofi, si lascia andare a qualche gustosa improvvisazione, come les aubergines confites à l’anchoïade.
A Tollare si arriva in cinque minuti, da Barcaggio, anche con la nuova strada carrozzabile che, con meno curve della vecchia, permette di risalire fino al centro di Ersa ed alla sua imponente chiesa parrocchiale. Se lo splendido litorale che Barcaggio divide con il comune di Rogliano ne è davvero il punto di massima espressione, tutto il capo Corso, da Bastia a Saint Florent è spettacolare. Non a caso la Francia e l’amministrazione della Regione hanno costituito intorno ad esso il Parco regionale marino di Capo Corso e delle Agriates - Parcu naturale marinu di u Capicorsu è di l'Agriate – un Parco che oltre al Capo Corso si estende alla costa del selvaggio ed arso Desert des Agriates (terra peraltro di eccellenti vini rossi e rosati) - facendoci incontrare la splendida lunghissima spiaggia bianca di Saleccia, su cui furono girate le scene più impegnative del film “il giorno più lungo”, che rievoca lo sbarco alleato in Normandia, per arrivare infine alla baia de l’Ostriconi ed al Comune di Belgodere – Belgudè – in Balagna, comprendendo alcune delle aree costiere più belle e selvagge di un’Isola, che, pure, di zone splendide e selvagge, ne ha davvero tantissime.

L’obiettivo del Parco, che con i suoi 6.830 km quadrati è il più grande parco marino della Francia metropolitana, è proteggere tra l’altro una delle più vaste praterie di posidonia, che si estende per oltre 100 km quadrati e che dà nutrimento e protezione a innumerevoli forme di vita di questi ambienti marini incontaminati. Per questo, a Barcaggio e Rogliano, la pesca è rigidamente limitata, come, fino a vietarla del tutto, da aprile e fino a novembre, la raccolta dei ricci marini violetti; tanto squisiti da degustare, e che proprio per questo, sono oggetto di una pesca, spesso depredatrice e senza rispetto per il delicato fondale, che i ricci colonizzano.
Un’ultima cartolina da Barcaggio? Beh, non stupitevi se vi troverete a dividere la spiaggia con mucche che, semibrade, pascolano nella macchia e si recano in riva al mare per rinfrescarsi, né se a “dividere” la vostra cena sceglierà di partecipare una delegazione della folta colonia felina che abita il Paese. Ma neppure stupitevi se, annusato quanto avrete scelto dal menu del Pietra Cinta, vi lascerà per un altro tavolo, dove magari, a differenza di voi, si banchetta a langouste….